Castrovillari. "Non ci fu alcuna estorsione": i giudici assolvono quattro persone

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Un'aula di tribunale
  06 febbraio 2021 15:17

Il Tribunale di Castrovillari ha assolto, "perché il fatto non sussiste", quattro persone dall'accusa di estorsione aggravata. Si tratta di Pina Pometti, di 50 anni, Salvatore Buonaguro (55), Francesco Manisco (38) e Natale Taib (38). I giudici hanno, così, accolte le tesi del collegio difensivo a fronte, invece, delle richieste dell'accusa di condanne variabili fra i 7 ed i 7 anni e mezzo.

I quattro furono arrestati dai Carabinieri nell'ottobre del 2017 per una vicenda risalente al 2009 quando un giovane aveva avuto in prestito da Pina Pometti, la somma di 93.000 euro per far partire una sua attività. Il giovane, nonostante l'aiuto dei genitori, non era riuscito a ridare indietro la somma. Secondo la tesi sostenuta dal giovane, nel 2015 fu sequestrato, privato del telefono e delle chiavi della sua auto e, minacciato con una pistola, costretto a convincere i genitori a firmare cambiali per più di 250.000 euro.  

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Gli imputati si dichiararono innocenti sin da subito sostenendo di essere stati vittime di un astuto e ben costruito raggiro del denunciante. Quest'ultimo si sarebbe spacciato come referente di una importante agenzia finanziaria e sottratto agli imputati ingenti somme di denaro rifiutandosi di restituirle. Il Tribunale, al termine del dibattimento, ha optato per l'innocenza dei quattro limitando ad uno solo di loro la residuale ipotesi di minaccia, nell'esercizio arbitrario delle proprie ragioni. "Confesso che nello studiare gli atti in vista dell'arringa conclusiva mi sovveniva spesso in mente il passo manzoniano in cui i galantuomini passavano per bricconi" afferma l'avv. Ettore Zagarese subito dopo il verdetto parlando anche a nome dei colleghi Giuliano Giuliani e Nicola Filardi, con cui ha condiviso la difesa. "Grande - aggiunge - è la nostra soddisfazione perché, grazie ad un accorto Tribunale, giustizia è stata finalmente fatta. Siamo orgogliosi nell'aver dimostrato la verità dei fatti e quindi l'innocenza dei nostri assistiti che erano vittime e non carnefici"

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