Catanzaro ancora "maglia nera" per le ingiuste detenzioni: 182 riparazioni nel 2018 per un totale di oltre 10 milioni di euro di risarcimento

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images Catanzaro ancora "maglia nera" per le ingiuste detenzioni: 182 riparazioni nel 2018 per un totale di oltre 10 milioni di euro di risarcimento
La Corte d' Appello di Catanzaro
  30 dicembre 2019 18:15

di EDOARDO CORASANITI

Dai numeri non si scappa: anche per il 2018 il distretto della Corte d’Appello di Catanzaro si conferma quello con il maggior numero di ingiuste detenzioni in Italia. Sono le persone ingiustamente finite in carcere o ai domiciliari prima della sentenza e che poi sono state assolte o condannate (in quest’ultimo caso però i giudici non hanno riconosciuto la necessità della misura cautelare). Persone che hanno sofferto, non per loro responsabilità, della privazione della libertà personale. A volte anche per lunghi giorni, e i giorni si trasformano in mesi, e i mesi in anni, dovendo scontare oltre che la carcerazione un’onta mediatica spesso difficile da cancellare. Come diceva il giurista Francesco Carnelutti, “il processo è esso stesso una pena”.

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Nell’anno che sta per tramontare, il capoluogo calabrese ha emesso 182 ordinanze di riparazione. Alcuni di questi casi si riferiscono ad indagini ed arresti eseguiti negli anni passati e che nel 2018 hanno trovato la loro riparazione attraversa l’ordinanza che ha stabilito il risarcimento.

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La classifica delle ingiuste detenzioni riferite al 2018

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Un dato allarmante soprattutto se letto rispetto a distretti più grandi come Napoli (113 ingiuste detenzioni), Roma (96), Bari (78), che si occupano di una popolazione maggiore.
Quello di Catanzaro comprende i tribunali di Castrovillari, Catanzaro, Cosenza, Crotone, Lamezia Terme, Paola e Vibo Valentia. Sempre nel capoluogo c’è la sede della Direzione distrettuale antimafia (Dda), guidata dal procuratore Nicola Gratteri.  Dal suo ufficio si danno vita alle indagini che si interessano di criminalità organizzata per i territori di Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia.

E il conto dei risarcimenti pagati dallo Stato per le misure cautelari del distretto di Catanzaro, per il 2018, tocca i 10 milioni e 378 mila euro sui 33 totali in Italia. In pratica, il 31% di quanto versato nel resto d’Italia. Al secondo posto c’è Roma (3.429.248 euro) e al terzo c’è Catania (2.767.954).

Per gli errori giudiziari (quando un innocente viene condannato in via definitiva e un processo di revisione ribalta la decisione) lo Stato ha pagato 14 milioni e 602 mila euro.  

I dati sono stati pubblicati da www.truenumbers.it, un giornale online che ha recepito i dati direttamente dal Ministero dell’Economia e delle Finanze.

LE POLEMICHE PER IL DATO DEL 2017

Il triste primato del capoluogo calabrese è in linea con quello degli ultimi sei anni. Numeri che non sfuggono al procuratore generale di Catanzaro, Otello Lupacchini. Nell’inaugurazione dell’anno giudiziario, il 26 gennaio scorso, il pg dedica una parte del suo intervento all’allarme che si legava ai dati del 2017: “Il numero delle vittime continua ad aumentare senza sosta, così come il denaro che viene versato nei loro confronti. E’ purtroppo noto, non fosse per il clamore mediatico da esso suscitato, che il distretto con il maggior numero di casi è quello della Corte d’appello di Catanzaro che per il sesto anno consecutivo si è confermata nei primi tre posti, con 158 persone che nel 2017 hanno subìto un’ingiusta detenzione; seguono i distretti di Roma con 137 e Napoli con 113”.

Ed è lo stesso Lupacchini che nei giorni scorsi è entrato in polemica con Gratteri. Il procuratore generale ha riferito di non essere stato messo a conoscenza dei dettagli dell’operazione anti ‘ndrangheta “Rinascita- Scott” che ha portato all’arresto di oltre 330 persone: “Per la distrettuale è più importante dialogare con la stampa”. E ancora: “La Procura generale può rispondere dell'evanescenza come ombra lunatica di molte inchieste della Procura distrettuale di Catanzaro”.

Parole che non sono piaciute all’Associazione nazionale magistrati (Anm), ad Area-Magistratura Democratica e Magistratura indipendente, che hanno stigmatizzato le parole di Lupacchini, definendole inopportune e inadeguate rispetto all’attuale ruolo ricoperto dal procuratore che in passato ha condotto operazioni dall’eco nazionale, come quelle sull’omicidio del giuslavorista D’Antona, del banchiere Calvi e di altri episodi con al centro le Brigate Rosse.

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