Catanzaro, l'odissea di un positivo e della sua famiglia: "Senza tamponi e senza cure. All'Asp neanche rispondono"

Share on Facebook
Share on Twitter
Share on whatsapp
images Catanzaro, l'odissea di un positivo e della sua famiglia: "Senza tamponi e senza cure. All'Asp neanche rispondono"

  25 ottobre 2020 20:28

di STEFANIA PAPALEO

Tutto è iniziato con un banale raffreddore. Poi sempre meno banale. Quindi, violento. Il tutto in poche ore. "Ho capito subito che qualcosa non andava. Quei sintomi non erano di una normale influenza. Il pensiero è andato subito al covid. Ero convinto di averlo contratto". E il tampone rapido al quale si è sottoposto il giorno dopo ha confermato i suoi timori: esito positivo. E qui inizia l'odissea che stiamo per raccontare.

Banner

Un cinquantacinquenne è l'ennesima vittima di un'organizzazione sanitaria che a Catanzaro non c'è, a casa da cinque giorni, insieme alla moglie e due figli, con in mano solo una mail spedita al suo indirizzo dal laboratorio privato al quale si è rivolto per sottoporsi al tampone. Nient'altro. "Quando mercoledì sono stato molto male, ho contattato subito il mio medico, che mi ha appunto consigliato di eseguire il test per il Covid in un laboratorio privato. Il giorno dopo era già chiuso, quindi sono ritornato venerdì e dopo poche ore mi è arrivato il risultato via mail. A quel punto ho subito avvisato il mio superiore e, insieme alla mia famiglia, ci siamo chiusi in casa, comunicandolo all'Asp per l'avvio del protocollo", racconta l'uomo, al quale avevano detto che gli operatori sanitari li avrebbero raggiunti a casa per ripetere a lui il tampone ed eseguirlo anche agli altri tre componenti della famiglia, raccogliendo, al contempo, tutti i dati utili a tracciare i contatti suoi, della moglie e dei figli, per dare il via alle ordinanze di quarantena cautelativa.

Banner

Un protocollo perfetto, dunque, ha pensato l'uomo, che, in ogni caso, ha provveduto lui stesso ad avvisare colleghi di lavoro, amici e familiari, del virus contratto. "E per fortuna 'ho fatto di mia iniziativa, perchè, da quel giorno, non ho visto più nessuno. Mi hanno addirittura lasciato senza un protocollo terapeutico, nè mi hanno mai chiesto l'elenco delle persone incontrate", continua a raccontare l'uomo, tra rabbia e preoccupazione anche per i suoi figli, dal momento che potrebbe averlo contratto da uno di loro, in considerazione dell'asintomaticità diffusa tra i giovani.

Banner

Per non parlare delle cure. "Quando ho visto che nessuno veniva a casa mia, ho iniziato a telefonare a tutti i numeri dell'Asp, inutilmente, fino a quando, grazie al mio medico, ho rintracciato un  operatore gentilissimo che, pur senza averne il compito, mi ha consigliato come curarmi. Per il resto, il nulla. Non ho neanche un certificato ufficiale da presentare al datore di lavoro. Intanto, i miei colleghi che si sono sottoposti a tampone, sempre privatamente, sono risultati negativi. Ma se io o i miei familiari fossimo stati degli incoscienti? Magari saremmo usciti tranquillamente per la città a diffondere il virus", chiosa l'uomo, con un'ultima amara riflessione: "A Catanzaro sembra proprio che le disfunzioni uccidano più del Covid". 

LEGGI ANCHE QUI. Covid. Odissea di una mamma a Catanzaro: dopo oltre 10 giorni non sa se la sua bimba è positiva. E senza certificato la scuola non l'accetta

 

 

Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner