Gli agenti della Squadra di Polizia giudiziaria del Commissariato di Catanzaro Lido, a fronte di una denuncia presentata l’8 agosto di una donna vittime di maltrattamenti in famiglia, hanno arrestato un uomo di 48 anni, G.V., di professione avvocato.
La misura è stata eseguita appena all’indomani dell’entrata in vigore della legge 69/19 (c.d. “Codice Rosso”).
Nella denuncia presentata lo scorso 8 agosto, la vittima dei maltrattamenti ha raccontato gli ultimi anni di convivenza con il proprio coniuge, divenuti nel tempo sempre più difficili per il carattere violento del marito, aggravato anche dall’abuso di sostanze stupefacenti dell’uomo che, col passare del tempo, la moglie ha tristemente constatato. Avute le prove dell’uso della cocaina da parte del marito, per la donna è iniziato un inferno: insulti, gravissime minacce (anche con allarmanti allusioni ad amicizie dell’uomo nella criminalità organizzata), percosse, aggressione, si sono susseguite negli anni e, a parte una breve parentesi coincisa con la nascita di una figlia, sono andate sempre in crescendo, fino a culminare in una giornata del corrente mese di agosto, in cui un’ennesima lite è sfociata in vie di fatto, tanto da indurre la vittima a fuggire di casa.
Le indagini lampo eseguite dagli scrupolosi investigatori della squadra di polizia giudiziaria del Commissariato di Catanzaro Lido, nell’ambito delle direttive fornite dal pubblico ministero, Irene Crea, hanno consentito di circostanziare e comprovare quanto raccontato dalla donna, facendo emergere in maniera evidente i numerosi episodi di violenza, fisica e morale, cui la donna era da tempo vittima e la forte carica aggressiva e denigratoria dell’uomo che peraltro non si è mai posto scrupoli nel porre in essere la propria condotta anche davanti alla figlia, in tenera età.
La gravità dei fatti, la pericolosità del soggetto e la evidente recrudescenza dei comportamenti dell’indagato disvelati dalle indagini, hanno pertanto indotto il pm a richiedere al Gip la misura cautelare della custodia cautelare in carcere, considerato il rischio concreto di una reiterazione di atti violenti, sia nei confronti della moglie che dei familiari della stessa.
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