La deputata di Fratelli di Italia, Wanda Ferro, replica alle parole di Domenico Tallini, ex numero uno di Forza Italia a livello principale e uscito da pochi giorni dal partito di Berlusconi. Tallini, ex presidente del Consiglio regionale, ha detto che nella trattativa per le comunali Fratelli d’Italia ha “fatto una sceneggiata napoletana” (LEGGI QUI)
Queste le parole di Wanda Ferro:
“Replico a Mimmo Tallini solo per dovere di estrema chiarezza verso i cittadini, ai quali si tenta di dare un racconto distorto della realtà. Non ritengo infatti di potere accettare lezioni di coerenza e linearità politica, tantomeno da parte di chi nel centrosinistra ha scelto di militare con ruoli di primo piano, e contro il centrodestra in città si è persino schierato alle Comunali - prima contro Lacquaniti, poi contro Tassone - e alle Provinciali contro la seconda candidatura di Traversa. Meglio dei poeti di compagnia, è la storia a raccontare chi siamo, e la mia è sempre stata una storia di destra. La mia strada è sempre stata una, la stessa strada su cui è sempre stato Michele Traversa, e sulla quale non è certo la prima volta che Tallini corre contromano. Né posso consentire di attribuire a Fratelli d’Italia comportamenti che non siano quelli della chiarezza e della correttezza, oltre che della volontà di costruire un percorso unitario con gli altri partiti della coalizione. A differenza di Tallini evito di commentare quanto avviene in casa d’altri, ma se lui ha ritenuto, da segretario provinciale, di dover lasciare il suo partito, è di tutta evidenza che non c’è stata condivisione della sua linea. E’ fuorviante tentare di dare responsabilità a Fratelli d’Italia, la cui posizione al tavolo del centrodestra è sempre stata chiara: ha proposto nomi autorevoli, che non hanno avuto la condivisione di tutti, e non ha posto alcun veto sulle proposte degli altri, e non ha mai messo in discussione le qualità dei possibili candidati. Insomma, se davvero c’è una sceneggiata, non è certo Fratelli d’Italia a fare la parte d’o malamente! Tallini cita l’avvocato Zimatore, che lui stesso non ha mai convintamente portato al tavolo, e cita l’avvocato Talerico, sul cui nome era notoriamente diviso il suo partito, che era già sceso autonomamente in campo, sostenuto da Mastella e Calenda, e che in passato era stato candidato al fianco di Fiorita contro Abramo: al di là delle sua indiscusse qualità personali e professionali, non può - e credo neppure vorrebbe - essere ritenuto un alfiere del centrodestra. Ma fatico a comprendere perché questi nomi, notoriamente a lui vicini, avrebbe dovuto proporli Fratelli d’Italia, che, ribadisco, non ha posto alcun veto, e che invece ha portato al tavolo il nome di Saverio Loiero, per il quale Tallini non ha certo fatto le barricate. Se Tallini avesse tanto tenuto all’unità della coalizione, perché non ha piuttosto condiviso le candidature di Esposito e Polimeni? Se Tallini avesse tanto tenuto a valorizzare l’esperienza amministrativa di Abramo - che personalmente ho ritenuto di dover difendere pur non avendovi preso parte - perché ha continuato a chiedere discontinuità? Già da tempo ho avuto modo di spiegare che lo stillicidio di nomi bruciati al tavolo del centrodestra è stato purtroppo il prodotto di rapporti deteriorati tra i protagonisti dell’amministrazione uscente - di cui Fratelli d’Italia, ricordo, non ha fatto parte - oltre che dei calcoli di opportunità personale di qualcuno. Tallini sostiene che Fratelli d’Italia avrebbe dovuto rivendicare il candidato a sindaco, ma sa bene che, dopo la vicenda dell’elezione del presidente Mattarella, non si è più riunito un tavolo nazionale del centrodestra, e non ci sono postazioni assegnate, come emerge in tutte le città in cui si va al voto, da Palermo a Verona. Piuttosto fa sorridere come un politico dell’esperienza di Tallini possa sostenere, in sostanza, che Fratelli d’Italia avrebbe dovuto imporre alla coalizione il proprio candidato, anche senza una piena condivisione degli alleati, in una elezione che prevede il voto disgiunto. Le vicende di Reggio, Crotone e Cosenza, che lui porta ad esempio, dovrebbero indurre a qualche riflessione. Un politico della sua esperienza, che rivendica giustamente un peso determinante nelle dinamiche politiche cittadine degli ultimi decenni, dovrebbe interrogarsi piuttosto sulla qualità di parte della classe amministrativa che ha contribuito a far crescere, e con la quale prestigiose personalità della società catanzarese hanno preferito evitare di rapportarsi. Qualcuno ha detto che la maledizione dei potenti è quella di essere ciechi riguardo alle proprie colpe.
“Infine ritengo che non debbano essere le scelte di Fratelli d’Italia a turbare la serenità di Tallini. Noi saremo sempre alternativi al Pd e al Movimento Cinque Stelle, con cui invece governa quello che fino a pochi giorni fa era il suo partito. Anche su questo riteniamo di non poter ricevere lezioni di coerenza. Qualunque scelta assumerà Fratelli d’Italia, dopo il confronto al proprio interno, condividendola con i propri dirigenti dal livello cittadino a quello nazionale, questa sarà sempre rivolta all’interesse della città, e alla possibilità di realizzare un programma di governo coerente con i suoi valori. Probabilmente Tallini si è reso conto che, nei fatti, il centrodestra catanzarese, a partire da quello che era il suo partito, ha deciso di chiudere un’era. Anche quella delle polemiche politiche distanti anni luce dai reali problemi dei cittadini. A loro spetterà, come sempre, il giudizio finale”.
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