"La Cia-Agricoltori Italiani della Calabria da anni denuncia la crisi irreversibile dei Consorzi di bonifica calabresi, governati dissennatamente e inopinatamente, nonostante la situazione disastrosa richieda una seria riforma, da attuarsi con immediatezza. La Cia ha cercato in tutti i modi di realizzare un tavolo per la riforma consortile, ma le nostre richieste, i nostri inviti, sono inutilmente caduti nel vuoto, con la conseguenza di un immobilismo che nuoce pesantemente al territorio e agli agricoltori calabresi".
È quanto si legge in una nota della Confederazione. "I proprietari abusivi dei consorzi - prosegue la nota - hanno lanciano il patetico slogan 'Giù le mani dai consorzi', a cui rispondiamo con vigoria e disappunto: 'Giù le vostre mani dai consorzi'."
Per la Cia, "la presunta mobilitazione, ad oggi solo annunciata, di chi gestisce i consorzi si è conclusa con una serie di comunicati nei quali si farnetica una pseudo volontà riformatrice, che non attraversa però lo spirito di tutti i re del consorzio, visto che qualcuno che regna nello ionio catanzarese rigetta la tesi riformatrice, invitandoci ad improbabili ed infruttuosi confronti triangolari. E, tuttavia, qualcosa non ci torna: nel mentre i signori abusivi si arrogano primogeniture riformatrici, lanciando strali contro la Regione Calabria, nello stesso tempo, così come insegnano le tecniche di sopravvivenza del potere, si inventano di tutto per evitare a chiunque di competere democraticamente per il rinnovo degli organi consortili. I consorzi sono e devono restare cosa loro, anche a costo di inventarsi la figura del Notaio personale e la tecnica delle fasce elastiche di contribuenza. Quanto a spregiudicatezza ed inventiva: chapeau. Fermatevi o fermateli prima che sia troppo tardi. Si convochi un tavolo riformatore che preliminarmente riporti i consorzi di bonifica a riappropriarsi di quella rilevanza pubblica che porta alla sicurezza idraulica, alla difesa del suolo, alla manutenzione del territorio, alla tutela e valorizzazione delle attività agricole, del patrimonio idrico. I Consorzi calabresi hanno abdicato al complesso degli interventi finalizzati ad assicurare lo scolo delle acque, la salubrità e la difesa idraulica del territorio, la regimazione dei corsi d'acqua naturali, la provvista e la razionale utilizzazione delle risorse idriche a prevalenti usi agricoli in connessione con i piani di utilizzazione idropotabile ed industriale. Sono questi i consorzi che il mondo agricolo tutto reclama, pretende, al posto di carrozzoni pervasi da un regime clientelare e affaristico. Suvvia, ora basta".
In sostanza la Cia "è pronta al dialogo riformatore, inclusivo, con tutti i soggetti interessati al mondo dei consorzi, ma non è disposta a sedersi ad un tavolo-trattativa spartitorio. Sentiamo il dovere di assegnare in democrazia e trasparenza ai consorzi compiti e funzioni estremamente importanti, che per il quieto vivere negli anni sono stati 'scippati', per il governo armonico del territorio, con la diretta partecipazione dei consorziati, nell'assoluta e trasparente affermazione dell'autogoverno degli stessi: è questa la politica che ci interessa e che ci piace".
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