"Coccodrillo". L'estorsione ai danni dei dipendenti del bar: "Entro domani ti devi licenziare o mi paghi 1500 euro"

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images "Coccodrillo". L'estorsione ai danni dei dipendenti del bar: "Entro domani ti devi licenziare o mi paghi 1500 euro"

  11 marzo 2021 15:40

di EDOARDO CORASANITI

“Ti devi licenziare! Entro oggi, massimo domani ti devi licenziare”. Per l’imprenditore Giuseppe Lobello la vicenda lavorativa di due dipendenti di un bar a lui riconducibile doveva finire. Senza un licenziamento formale da parte dell’azienda ma attraverso le dimissioni di due lavoratori. Perché nel primo caso, Lobello avrebbe dovuto pagare il "ticket di licenziamento” per far percepire al dipendente licenziato l'indennità di disoccupazione come previsto dalla riforma Fornero.

L’episodio è raccontato nelle pagine dell’ordinanza di custodia cautelare dell’operazione “Coccodrillo” che questa mattina ha portato all’emissione di dieci misure cautelari dalla Dda di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri. Nel mirino: gli interessi di alcuni imprenditori e i legami con la criminalità organizzata. 

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I magistrati della Procura del capoluogo racchiudono la vicenda attribuendogli l’etichetta di estorsione perché la persona offesa sarebbe stata messa di fronte alla seguente alternativa: o dimettersi "volontariamente" o venire licenziata corrispondendo 1500 euro al datore di lavoro. E infatti Lobello una via d’uscita per non dimettersi l’aveva proposta al lavoratore: versare 1500 euro così da evitare di versarli di tasca proprio. Indagati per il caso dell'estorsione Giuseppe Lobello,  Annarita Vigliarolo, Pasquale Torchia.  

 Il primo, secondo quanto rappresentato dall'accusa, appare univocamente quella di chi "persegue il conseguimento di un profitto mosso dal solo fine di compiere un atto che sa essere contra ius perché privo di giuridica legittimazione, per conseguire un profitto che sa non spettargli", mentre Vigliarolo è descritta come colei che "ha contribuito alla predisposizione delle pratiche necessarie a formalizzare il recesso". 

Il dipendente inizialmente nicchiava alla proposta e pretendeva di essere licenziato: voleva essere licenziato in modo da poter godere dei benefici che la legge gli riconosceva.

Poi il cambio di decisione: la ratifica delle dimissioni e l’automatica perdita dei diritti. Per la Procura, si tratta di estorsione perché non richiede necessariamente che la coartazione avvenga mediante la prospettazione di un male irreparabile alle persone o alle cose, tale da non lasciare al soggetto passivo una libertà di scelta”, ma basta “che sia consistente nell'impedimento a godere dell'indennità di disoccupazione, nonostante il sostanziale licenziamento involontari”.

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