'Ndrangheta e appalti, operazione "Coccodrillo". Gratteri: "Imprenditori riuscivano a mimetizzarsi a seconda dell'interlocutore"

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images 'Ndrangheta e appalti, operazione "Coccodrillo". Gratteri: "Imprenditori riuscivano a mimetizzarsi a seconda dell'interlocutore"

  11 marzo 2021 10:40

"Riuscivano a mimetizzarsi, usando un vocabolario diverso a seconda dell'interlocutore". Sono le parole di Nicola Gratteri, procuratore capo della Repubblica di Catanzaro, durante la conferenza stampa dell'operazione "Coccodrillo", il blitz della Guardia di Finanza di questa mattina che ha portato all'esecuzione di 10 ordinanze cautelari e il sequestro preventivo di beni per un valore di oltre 50 milioni di euro nei confronti degli imprenditori catanzaresi e dei loro prestanome, individuati tra familiari e dipendenti dell'impresa di costruzione Lobello. In totale, sono 16 gli indagati.


"Questa indagine riguarda il mondo della economia e delle professioni. Un'indagine difficile perché entra dell'imprenditoria e della pubblica amministrazione. Ha riguardato la famiglia Lobello, che negli anni ha cercato di correre più veloce degli accertamenti delle  forze dell'ordine. La loro società è stata colpita da una interdittiva ma mutavano assetti sociali per partecipare ad appalti pubblici, alimentando legami con famiglie mafiose del Reggino e del Crotonese", ha specificato Gratteri.


'Ndrangheta e appalti. Arrestati gli imprenditori catanzaresi Lobello. Sequestrati 50 milioni di euro di beni (I NOMI)

'Ndrangheta. Lobello, il clan Arena e le mazzette versate dagli imprenditori del catanzarese (NOMI E RUOLI)

Dario Solumbrino, comandante provinciale di Catanzaro della Guardia di Finanza: "Stiamo operando in maniera capillare contro i reati nel mondo finanziario. Due sono gli elementi dell'indagine: le infiltrazioni nell'economia pulita e gli illeciti arricchimenti. L'ordinanza
comprende sequestro di beni e aziende pari a 50 milioni di euro. Oltre alle misure cautelari per una serie di soggetti". 

 "È uno spaccato chiarissimo di un gruppo imprenditoriale che ha scelto la collusione con la criminalità organizzata.  Si è avuto un dato chiaro sull'attività posta in essere grazie al sostegno e alla protezione dei gruppi criminali di Catanzaro e di Reggio Calabria. I rapporti del fondatore e l'attivismo del figlio Giuseppe dimostrano un legame con i vertici di alcune cosche", sottolinea il procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla.



"Vi è una relazione reciproca di sostegno con il gruppo di Mazzagatti di Gioia Tauto e gli Arena di Isola Capo Rizzuto, ciò garantiva la sicurezza dei cantieri. La collaborazione era anche in opere specifiche come la Statale 106 nel Catanzarese, con la fornitura di calcestruzzo. E poi tutte le iniziative in ambito edilizio in provincia di Catanzaro e Crotone di carattere pubblico e privato", continua Capomolla che mette in luce un episodio: "Vi era un rapporto paritario fra imprenditori e criminalità organizzata, rendendo così deboli i diritti dei dipendenti dell'azienda. Abbiamo registrato l'imposizione di un licenziamento".

Sempre dal lato della Guardia di Finanza, parola a Carmelo Virno, comandante del nucleo di polizia economica: "È un classico esempio di imprenditore colluso, con piena condivisione degli obiettivi. È un gruppo imprenditoriale importante,  con otto società e una serie di aziende parallele intestate a prestanome. Cinque società sono state sequestrate perché attraverso queste operavano nel mondo degli appalti pubblici. Con le aziende principali non potevano agire perché colpite da interdittive. Abbiamo sequestrato ruspe, gru, macchine, appartamenti". E ancora: "Giuseppe Lobello doveva riscuotere le estorsioni della cosca Arena, evitando così che esponenti della cosca si esponessero sul territorio. Gli appalti pubblici sono tanti, almeno 25. L'organizzazione era ben organizzata: c'erano i tre Lobello e poi i parenti, come i cognati, la moglie di uno dei soggetti era a capo di un'azienda, più una serie di professionisti come Vincenzo Pasquino, ai domiciliari, che gestiva i conti correnti del gruppo. Alcuni ragionieri e commercialisti si occupavano di fatture e assegni":

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Agli indagati sono contestati, a vario titolo, i reati di concorso esterno in associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio, autoriciclaggio, favoreggiamento reale ed estorsione.

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L’indagine (convenzionalmente denominata “Coccodrillo”), diretta dalla Procura Distrettuale di Catanzaro e condotta dai finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria/G.I.C.O. della Guardia di Finanza di Catanzaro, ha evidenziato un grave quadro indiziario a carico degli imprenditori catanzaresi Lobello Antonio, Lobello Giuseppe e Lobello Daniele, in ordine a plurimi reati di intestazione fittizia di beni,  realizzati attraverso un sistema di società, formalmente intestate a terzi, e tuttavia dagli stessi controllate e gestite, e ciò al fine di sottrarre il proprio patrimonio aziendale all’adozione di prevedibili misure di prevenzione antimafia.

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Gli imprenditori nutrivano il concreto timore circa l’adozione di prevedibili misure ablative di prevenzione che riguardassero le società del gruppo, essendo emersi, più volte, a livello giudiziario, i loro rapporti con cosche ‘ndranghetiste, tanto che talune loro società sono state attinte da interdittive antimafia emesse dalla Prefettura di Catanzaro (CAL.BI.IN. S.r.l., CANTIERI EDILI - INIZIATIVA 83 S.r.l. e STRADE SUD S.r.l.).

Con la medesima ordinanza cautelare è stato disposto, altresì, il sequestro preventivo delle società, di fatto riconducibili ai tre imprenditori, e oggetto di intestazioni fittizie, STRADE SUD S.r.l., TRIVELLAZIONI SPECIALI S.r.l., CONSORZIO STABILE ZEUS, CONSORZIO STABILE GENESI, tutte operanti nel comparto dell’edilizia pubblica e privata e aggiudicatarie di numerosi appalti pubblici, nonché della società MARINA CAFÉ S.r.l.s. operante nel settore della ristorazione.

Le investigazioni, che si sono avvalse anche delle plurime dichiarazioni dei collaboratori di giustizia e di esiti intercettivi, hanno evidenziato, oltre al legame mantenuto nel tempo dalla famiglia Lobello con il clan Mazzagatti di Oppido Mamertina, anche il rapporto con il clan Arena di Isola Capo Rizzuto e altre cosche del crotonese, tra cui quella riconducibile a Nicolino Grande Aracri.

In particolare a Lobello Giuseppe viene contestato di avere svolto, per la cosca Arena di Isola Capo Rizzuto, la funzione di collettore delle estorsioni imposte presso i cantieri edili del catanzarese.

Detta opera di intermediazione e lo stretto legame con gli esponenti della cosca Arena e con altre consorterie operanti sulla fascia ionica-catanzarese, ha garantito alle imprese del Gruppo Lobello una posizione dominante nell’esecuzione di lavori edili e forniture di calcestruzzo su Catanzaro e provincia, nonché la protezione da interferenze estorsive di altri gruppi criminali, quale imprenditore “intoccabile”.

A Giuseppe Lobello, nei cui confronti è stata disposta la custodia cautelare in carcere, è stato, per ciò, contestato anche il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, oltre ai reati contestati agli altri suoi congiunti.

Sono stati disposti, infatti, gli arresti domiciliari nei confronti di Lobello Antonio e del fratello Lobello Daniele, rispettivamente padre e fratello di Giuseppe, per i reati di trasferimento fraudolento di valori e autoriciclaggio, e la stessa misura cautelare è stata disposta nei confronti di quattro soggetti, tra dipendenti del Gruppo Lobello e intestatari fittizi delle società.

Dalle indagini è emerso, anche, un episodio di estorsione nei confronti di un lavoratore dipendente costretto ad auto licenziarsi contro la sua volontà da una società fittiziamente intestata a un prestanome, per incomprensioni sorte sul luogo di lavoro con i familiari di Giuseppe Lobello.

Sono state disposta, altresì, le misura interdittiva del divieto temporaneo di esercitare, per la durata di un anno, le attività di ragionieri, consulenti e commercialisti, nei confronti di tre ragionieri del Gruppo Lobello, per il reato di favoreggiamento.


I NOMI DEGLI INDAGATI

CAPELLUPO Antonio

FULCINITI Vitaliano

GARCEA Pietro

IIRITANO Francesco

LOBELLO Antonio

LOBELLO Daniele

LOBELLO Giuseppe

LOBELLO Marika

OLIVETI Gaetano

PASQUINO Vincenzo

ROTELLA Domenico

ROTELLA Giuseppe

ROTELLA Francesca

TORCHIA Pasquale

VESPERTINI Pasquale

VIGLIAROLO Anna Rita

Nello specifico, in  carcere è finito solo Giuseppe Lobello, ritenuto contiguo alla cosca arena di Isola Capo Rizzuto e intermediario tra il clan e gli imprenditori vittime di estorsione, mentre gli arresti domiciliari sono stati disposti per Antonio e Daniele Lobello, Francesco Iiritano, Domenico Rotella, Anna Rita Vigliarolo e Vincenzo Pasquino. Infine, il divieto temporaneo ad esercitare la professione di ragioniere/consulente/commercialista per la durata di 1 anno è stato notificato a Pasquale Torchia, Pasquale Vespertini, e Maria Vitaliano Fulciniti.

Nella difesa sono impegnati gli avvocati Enzo De Caro, Arcangelo De Caro, Davide De Caro, Piero Mancuso e Armodio Migali.

LE IMPRESE COINVOLTE

"Strade Sud srl" con sede a Simeri Crichi e intestata a Garcea Caterina

"Trivellazioni speciali srl a socio unico" con sede a Botricello intestata a Rotella Domenico

"Marina cafè srl" con sede a Catanzaro intestata a Vigliarolo Anna Rita

"Consorzio stabile Genesi" con sede a Catanzaro

"Consorzio stabile Zeus" con sede a Simeri Crichi

 

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