Come la ‘Ndrangheta conquistò l'Italia, presentata a Cosenza la relazione semestrale della Dia

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Da sinistra: il Cap Luigi Bisignano, il Primo Dirigente della PdS Dr. Fazio Beniamino e il M.C. Francesco Di Nuzzo
  02 luglio 2024 16:46

di LUIGI POLILLO

Presentata stamane presso la sede della Biblioteca “Tarantelli” dell’UNICAL di Arcavacata, la relazione semestrale della DIA di Catanzaro, relativa al primo semestre 2023, e più specificamente, la parte riguardante le provincie di Catanzaro, Crotone, Vibo Valentia e Cosenza.

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Il Capo Centro DIA di Catanzaro, primo dirigente, Dr. Fazio Beniamino, ha esposto ai presenti il contenuto della relazione che ha visto in esamine i punti salienti del loro certosino e magistrale operato suscitando vivo interesse nel pubblico partecipante.  

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Un excursus storico sul fenomeno della ndrangheta che parte dalla seconda metà del XIX Secolo, la cui forza e peso nelle dinamiche criminali è aumentata esponenzialmente dagli anni '90 con il declino di Cosa Nostra, a seguito delle Stragi del '92-'93.

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Negli anni sessanta la ‘Ndrangheta si evolve da un sistema orizzontale che era basato su legami di sangue che crescono in importanza con le tre 'ndrine o famiglie ossia: i Piromalli nella piana di Gioia Tauro, i Tripodo a Reggio Calabria e i Macrì nella Locride, in una struttura verticistica, si ricorda infatti l’evento cardine del 26 ottobre 1969 dove a Polsi praticamente venne istituita una ‘ndrangheta diversa pensata in maniera unitaria.

A metà circa degli anni settanta nacque “LA SANTA”, definendo un momento storico importante, difatti essa nasce con l’esigenza di inserirsi nell’ambito della “Massoneria deviata” non riconosciuta, definendo cosi due rami della struttura criminale ossia un “ndrangheta militare” quindi organizzata gerarchicamente e una definita “invisibile” che si pone all’interno di logge massoniche deviate proprio perchè può tessere rapporti con elementi delle Istituzioni pubbliche ed elementi delle forze dell’ordine, nominata anche dai vari collaboratori di giustizia “La Bastarda”, proprio perchè ha la possibilità di tradire elementi appartenenti alla ‘ndrangheta al fine di favorire l’organizzazione complessiva mondiale e gestire al meglio gli affari illeciti e avere accesso al potere, arrivando sempre più ai livelli alti del potere.

Succede parimenti anche in Sicilia, quando i vertici di “Cosa Nostra” in quegli anni entrano a far parte della massoneria deviata proprio per lo stesso motivo.  

La ‘ndrangheta degli anni ‘60 si presenta come un fenomeno criminale particolarmente insidioso e pericoloso, nel 1991 quando i Corleonesi, si riuniscono insieme a cosa nostra palermitana e catanese, dunque Benedetto Santapaola, Matteo Messina Denaro, Salvatore (Totò) Riina e gli agrigentini, ad Enna, e quando soprattutto, percepiscono che il “maxi processo” forse andrà male per loro, nonostante le rassicurazioni politiche, decidono di iniziare il piano stragista con le motivazione dell'uccisione di Salvo Lima, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e poi con le stragi continentali; ma quello che sfugge ai tanti e che cosa nostra quando fa questa riunione ad Enna chiede la ratifica del progetto ai calabresi, essi non possono fare nulla senza il loro appoggio.

Importante questo elemento perchè Totò Rina come affermavano diversi collaboratori di giustizia ad un certo punto, quando a Reggio Calabria c’era in atto la seconda guerra di mafia che aveva contato più di mille morti interviene per pacificare le cosche che in quel preciso momento erano in conflitto tra loro e quindi ottenne l’adesione della ndrangheta, dunque senza l’adesione di essa il progetto stragista elaborato dai mafiosi siciliani non avrebbe mai avuto seguito.

Nell’esposizione della relazione semestrale della DIA si sono altresì analizzati punti di interessi della ‘ndrangheta quali la loro presenza per ciò che concerne i fondi Pnrr e le Olimpiadi invernali, i giochi olimpici che si svolgeranno difatti nel 2026 a Milano, il Giubileo nel 2025 ed ancora i vari appalti pubblici, il progetto del ponte sullo stretto di Messina e nel servizio di traghettamento dell’isola e il suo dominio indiscusso nel traffico mondiale della droga.

La lotta alla criminalità non è solo un interesse di polizia e magistratura, ma riguarda ogni singolo cittadino, imprenditore, libero professionista che da nord a sud affronta questo fenomeno. Le parole e i concetti espressi dai presenti hanno trasmesso un’energia comunicativa, un impegno devozionale nutrito dalla speranza di rinascita culturale.

Questo è il messaggio comunicato dall’evento di oggi, ognuno di noi è protagonista e testimone e bisognerebbe partire dai giovani e dalla società civile del nostro territorio per un autentico riscatto morale e sociale.

 

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