di GABRIELE RUBINO
Il Tavolo permanente del centrodestra ‘istituito’ due settimane fa è rimasto sulla carta. Per come si è aggrovigliata la situazione fra veti incrociati, disfide personali e spaccature profonde è sempre più diffuso il convincimento che la trattativa locale a Catanzaro per individuare il candidato a sindaco sia finita su un binario morto. Più di qualcuno sussurra: “Il centrodestra non è quello dei documenti”. Nel frattempo, Antonello Talerico ribadisce di essere pienamente in campo incassando l’endorsement di Carlo Calenda, che ha precisato di non voler vedere il simbolo di Azione affianco a quelli del M5S e dei neofascisti. Dunque, in astratto andrebbe bene se Talerico fosse scelto dal centrodestra, opzione impossibile almeno a livello locale per il noto veto di FI (Giuseppe Mangialavori) e per questo lo stesso presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati ha lasciato intendere che le scelte potrebbero trasferirsi a Roma; aggirare il muro vibonese eretto sul capoluogo attraverso un altro tavolo.
Del resto, tutte le strade portano alla Capitale. La stessa percorsa per sondare la fattibilità della ‘clamorosa suggestione’. Così avevamo definito (LEGGI QUI), l’ipotesi – tuttora sussurrata nei palazzi - di una convergenza di grossi pezzi del centrodestra alla proposta civica di Valerio Donato, ormai totalmente fuoriuscito dall’area del centrosinistra. Attenzione, non più la sola Udc (che aveva fatto il nome del prof. Umg alla prima riunione) o di singoli portatori di voti ma qualcosa di più. Già settimane fa i consiglieri comunali di Antonio Montuoro (incaricato di fare una lista civica nell’orbita di Fdi) avevano proposto al consigliere regionale di 'puntare sul cavallo' Donato, ma hanno subito una frenata. Tuttavia, la stessa cosa è avvenuta negli ultimi giorni nell’entourage di Filippo Mancuso. Ed è proprio questa componente che starebbe sondando le altre anime civiche (oltre alla lista di Montuoro e alla lista civica di Mancuso, l’altra più quotata in città è quella di Catanzaro da Vivere) per andare con Donato. Sarebbe un’operazione in cui si eclisserebbero i simboli dei partiti. Naturalmente prima di azionare un'operazione che sconvolgerebbe il centrodestra catanzarese (di fatto modificandolo geneticamente), serve il lasciapassare romano (Donato con una lunga storia nel Pd). Un primo tentativo sarebbe stato fatto in casa leghista, tuttavia senza aver ricevuto risposte definitive. Anzi, a dire la verità, visto che anche a Roma stanno cominciando a compulsare il dossier Catanzaro, nei dialoghi nella Capitale sarebbe rispuntato il nome di Baldo Esposito, indicato all’inizio dallo stesso Mancuso ma che poi ha ritirato la sua disponibilità. Decisione che è definitiva. Tornando nel Capoluogo, a conferma che degli abboccamenti ci sono stati proprio con 'il civismo del centrodestra', Donato avrebbe congelato la ‘campagna acquisti’ di singoli consiglieri del centrodestra, dati in avvicinamento da settimane, perché a quel punto dovrebbe farsi una scrematura.
Frullando per la testa questi pensieri è del tutto evidente come i nomi più o meno ventilati al Tavolo non riescano a spuntarla. Compreso quello di Valerio Zimatore, 'sposato' anche da Domenico Tallini nell'intervista a Catanzaro Capitale, non sembra avere un'inerzia diversa rispetto a tutti gli altri profili poi 'inceneriti' nelle riunioni del centrodestra. Proprio per questo, fra suggestioni e poche alternative non è improbabile che nelle prossime settimane il finto Tavolo permanente si trasferisca a Roma, riaprendo tutta la partita.
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