Confedilizia Calabria dice no all’aumento della cedolare secca per gli affitti abitativi calmierati

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Sandro Scoppa e Giorgio Spaziani Testa
  27 ottobre 2019 09:07

E’ una decisione che fa discutere quella assunta dal Governo che prevede di aumentare la cedolare secca per gli affitti abitativi calmierati, che passerebbe, dal 1° gennaio 2019, dall’attuale 10 per cento al 12,5. Si tratta di un aumento, pari al 25%, che non incontra il favore dei proprietari quanto degli inquilini. Una decisione contrastata da molti esponenti delle forze politiche e dai sindacati.

«La cedolare secca al 10 per cento ha rappresentato, e ancora oggi rappresenta, una misura sociale, ampiamente condivisa, anche dai sindacati degli inquilini, dagli operatori ed esperti del settore immobiliare, da molte forze politiche. La stessa, nel periodo (ben sei anni) di applicazione ha garantito un’offerta abitativa estesa e a vasti strati della popolazione, soprattutto alle persone più bisognose, ha favorito la mobilità di lavoratori e studenti sul territorio e, last but not least, ha determinato una riduzione senza precedenti dell’evasione fiscale nelle locazioni. In tal senso depone il “Rapporto sui risultati conseguiti in materia di misure di contrasto all’evasione fiscale e contributiva” allegato alla nota di aggiornamento del Def, che calcola il tax gap nei diversi tributi la nota di aggiornamento del Def, ove è riportato che per effetto dell’introduzione della cedolare secca, l’evasione tributaria negli affitti si è ridotta – dal 2012 al 2017 – del 50,45 per cento:  il che conferma l’efficacia di un regime di tassazione che si contraddistingue per equità e semplicità. Non è inutile sottolineare, infine, che in caso di aumento per la cedolare secca, oltre a scoraggiarsi l’utilizzo dell’affitto a canone calmierato, peraltro riservati essenzialmente agli inquilini meno abbienti, ci sarebbe pure il rischio di innescare una richiesta generalizzata di ricalcolo al rialzo dei canoni da parte dei proprietari, consentita da una norma che regola la materia. In conclusione, riprendendo ancora le argomentazioni sviluppate in questi giorni da Confedilizia a livello nazionale: la cedolare funziona, è una misura sociale, ha abbattuto l'evasione nelle locazioni, perché cambiarla?». 

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Lo ha affermato il presidente di Confedilizia Calabria e componente del direttivo nazionale, l’avvocato Sandro Scoppa (nella foto a sinistra con il presidente nazionale Giorgio Spaziani Testa) che ha iniziato una vera e propria mobilitazione su Facebook contro il provvedimento del Governo, aprendo una pagina all’indirizzo  www.facebook.com/noaumentocedolaresecca, nella quale esprime con chiarezza l'obiettivo: "NO all'aumento per la cedolare secca per gli affitti abitativi calmierati".

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«Per quanto riguarda il settore immobiliare e, in particolar modo, per  le locazioni abitative – ha aggiunto Sandro Scoppa -, la teoria dell’economista americano Arthur Laffer, dimostra come, ad una tassazione ridotta, come quella della cedolare secca al 10 per cento, abbiano fatto seguito un rilevante aumento numero dei contratti che, proprio facendo affidamento su tale imposta ridotta, sono stati stipulati, un aumento del gettito fiscale complessivo e, nel contempo, una notevole riduzione dell’evasione tributaria, come prima ho rilevato, e i cui dati sono stati persino giustamente enfatizzati dallo stesso Ministero delle Finanze. A ciò va anche aggiunto che l’incentivo all’utilizzazione della cedolare secca al 10%, è derivato pure dalla semplificazione degli adempimenti fiscali e burocratici, nonché dalla circostanza e dalla constatazione che essa è altresì sostitutiva dell’Irpef e delle addizionali (per la parte derivante dal reddito dell’immobile). In più, per i contratti sotto cedolare secca non si pagano l’imposta di registro e l’imposta di bollo, ordinariamente dovute per registrazioni, risoluzioni e proroghe dei contratti di locazione».

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La cedolare secca, introdotta a decorrere dal 1° gennaio 2019 anche per i locali commerciali, è una misura per la quale anche il Comune di Catanzaro, recependo le argomentazioni di Confedilizia Calabria, ha adottato una delibera per chiederne al Governo,la sua introduzione.

«Una situazione, quella degli immobili non abitativi, che rimane allarmante. Da alcuni anni, infatti, la loro redditività è quasi inesistente, tant’è che i proprietari cercano di disfarsene. La somma di ben 7 tributi (Irpef, addizionale comunale Irpef, addizionale regionale Irpef, Imu, Tasi, Registro, Bollo) porta a erodere tra il 60 e l’80 per cento del canone di locazione. Se si aggiungono le spese, si può arrivare al 100 per cento. E poi c’è il rischio morosità. Tutto ciò determina che nelle strade delle nostre città aumentano ogni giorno i locali vuoti e spesso abbandonati: se ne stimano 650mila, un terzo del totale. A tutto ciò va poi aggiunta una legislazione, quella che regolarmente gli affitti commerciali, oltremodo dirigista e pervasiva, ancorata alla ormai data legge del 1978 e i cui effetti dannosi si scontano ancora oggi.  Chiaramente, in aggiunta alla cedolare, da stabilizzare e da estendere, come detto, a tutti gli immobili non abitativi, è sempre auspicabile una profonda riforma di detta legge e la liberalizzazione dei contratti, che potrebbe favorire l’incontro tra domanda e offerta e assecondare in modo considerevole le dinamiche del mercato, favorendo la crescita degli affitti non abitativi e il rilancio dell’intero settore».

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