di GIORGIA RIZZO
Una maggioranza di ginecologi obiettori di coscienza, mancanza di personale, carenza di attrezzature e pochi presidi sul territorio rispetto alla portata dei reali residenti sul territorio. Sono questi alcuni dei problemi che si riscontrano nei consultori cosentini, come emerge dal lavoro di inchiesta fatto dal collettivo FEM.In. - Cosentine in lotta. L'indagine, portata avanti dalle attiviste che operano sul territorio di Cosenza, è cominciata all'inizio dell'anno scorso ed è continuata anche nel periodo di emergenza sanitaria. Criticità poste da Fem. In. sul tavolo del commissario dell'Azienda Ospedaliera Provinciale di Cosenza, Giuseppe Zuccatelli, ottenuto lo scorso lunedì, dopo la protesta al consultorio di Via Popilia (LEGGI QUI).
Il collettivo ha evidenziato come nei consultori dell’area urbana di Cosenza-Rende su nove ginecologi quattro siano obiettori di coscienza. "Rileviamo inoltre che l’obiezione di coscienza viene applicata anche alle procedure e alle visite propedeutiche all’interruzione volontaria di gravidanza in maniera assolutamente illegittima - spiegano le attiviste - svuotando di senso l’esistenza del consultorio stesso". Inoltre l'attività di corsi di preparazione al parto risulta inesistente principalmente per la dimensione dei consultori, che soffrono di carenze come la mancanza di ecografi, l’assenza di un turnover di riassunzione delle figure che sono assenti per via dei pensionamenti, da cui ne consegue una carenza di personale. Per un totale di 25 consultori nella provincia vi sono solo 95 figure professionali.
Una situazione ancora più critica si è riscontrata nella fase di inizio dell'emergenza sanitaria, dove molte donne con esigenze di vario genere non sono state visitate perché le loro problematiche considerate non urgenti, a discrezione dei diversi consultori. Attualmente, nella fase 2, consultori e poliambulatori non hanno ripreso a offrire il servizio, nonostante sia stata emessa un'ordinanza di riapertura da parte della Regione Calabria, a causa della mancanza di dispositivi di sicurezza e chiare linee guida. Proprio al tavolo con il commissario Zuccatelli si è stabilito che la riapertura che a giugno riapriranno le porte di consultori e ambulatori. Una prima iniziale conquista per assicurare un servizio sul territorio e alle donne un diritto come quello alla salute.
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