Corbelli (Diritti Civili): “La pandemia non faccia mai dimenticare l’immane tragedia dei migranti: Lesbo, lager libici"

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A Tarsia, al cantiere della grande opera
  10 settembre 2020 17:51

“L’emergenza pandemia non può cancellare l’immane tragedia dei poveri migranti, come le migliaia che vivono accampati, in condizioni disumane, nel campo di Moria, sull’isola greca di Lesbo, in queste ore devastato anche da un grande incendio, o come quegli invisibili rinchiusi e torturati nelle prigioni lager della Libia, e quelli, ancora più sfortunati, che perdono la vita in mare nei tragici naufragi o in altre disgrazie, come quella successa al largo di Crotone, dieci giorni fa, che è costata la vita a 4 migranti, per l’esplosione della barca, dove si trovavano.  E proprio pensando a questi ultimi, alle tante vittime dei viaggi della speranza, per dare dignità alla loro morte, che si sta realizzando a Tarsia il Cimitero internazionale dei Migranti, la più grande opera umanitaria legata alla tragedia dell’immigrazione, conosciuta e apprezzata in tutto il mondo”.

E’ quanto, afferma, in una nota, il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, promotore del Cimitero internazionale dei Migranti,  per la cui realizzazione lotta ininterrottamente da 7 anni, da subito dopo la tragedia di Lampedusa del 3 ottobre 2013.

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“Penso a quel povero popolo di disperati, ammassato come bestie sull’isola di Lesbo, nel campo di Moria, distrutto nelle ultime ore da un grande incendio che ha costretto alla fuga migliaia di persone(tante anche quelle positive al Covid), molti i bambini, e ai migranti rinchiusi, tra troci sofferenze, nei lager libici e mi chiedo, con grande indignazione, cosa ancora aspetta l’Europa per intervenire e cancellare queste disumanità e dare un aiuto concreto a quella povera gente. Il mio pensiero va naturalmente anche alle tante vittime dei naufragi, quasi tutti dei migranti senza nome, che vengono seppelliti e dispersi per sempre in tanti piccoli cimiteri. Chiedo a  questo proposito alle autorità preposte: le quattro vittime di Crotone in quale cimitero/i sono stati sepolti? Di qualcuno di loro si conosce il nome? C’è qualche familiare che ha chiesto notizie di loro? Mi auguro che si diano doverosamente, da parte di chi di competenza, delle risposte a queste legittime domande.  Sono proprio purtroppo queste continue tragedie di migranti che dimostrano quanto sia stata giusta, importante e doverosa la lunga, ininterrotta battaglia che ho iniziato sette anni, subito dopo la tragedia di Lampedusa del 3 ottobre 2013, per la realizzazione a Tarsia del Cimitero internazionale dei Migranti, proprio per dare dignità alla morte di queste povere persone. Le disgrazie come quella di Crotone ci dicono anche come sia assolutamente urgente ultimare il Cimitero dei Migranti".

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"Grazie alla nostra grande opera umanitaria (i cui lavori, fermi a causa della pandemia, speriamo molto presto di riprendere e ultimare in breve tempo), conosciuta e apprezzata a livello internazionale, si cancellerà infatti, per sempre, la disumanità di quei  poveri corpi, senza nome, seppelliti, con un semplice numero, in tanti piccoli cimiteri, per lo più siciliani e calabresi, che di fatto ne cancellano così per sempre ogni ricordo e riferimento per il loro familiari dei lontani Paesi del mondo che non sapranno mai dove andare un giorno a cercarli, per portare un fiore e dire una preghiera. Il Cimitero internazionale dei Migranti, finanziato, grazie all’ex Presidente Mario Oliverio, dalla Regione Calabria sorge in un luogo fortemente simbolico, su una collinetta di quasi 30mila mq, immersa tra gli ulivi secolari,(che resteranno intatti) e proprio di fronte al Lago e al vecchio camposanto comunale, vicino l’ex Campo di Concentramento fascista più grande d’Italia, quello di Ferramonti di Tarsia, che fu luogo di prigionia ma anche di grande umanità, dove, durante la seconda guerra mondiale, nessuno degli oltre tremila internati subì mai alcuna violenza, ma vennero tutti sempre aiutati dalla popolazione locale e dalla stessa Direzione del Campo. Per questo, d’accordo con il Presidente Oliverio e il sindaco di Tarsia Roberto Ameruso, abbiamo scelto questo luogo storico  e simbolico per realizzare la grande opera umanitaria, motivo di orgoglio nel mondo per la Calabria e l’intera Italia”.   

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