Coronavirus. "Faccio sciopero per tutti quelli che sono morti, non si lavora rischiando la vita". L'intervento di un operatore Cobas dei call-center

Share on Facebook
Share on Twitter
Share on whatsapp
images Coronavirus. "Faccio sciopero per tutti quelli che sono morti, non si lavora rischiando la vita". L'intervento di un operatore Cobas dei call-center

  25 marzo 2020 16:56

di Stefano Mancuso*

Oggi sciopero.

Banner

Non lo faccio per appartenenza o dissenso verso le organizzazioni sindacali che lo hanno indetto o verso quelle che non lo hanno fatto. Lo faccio semplicemente perché, da lavoratore, lo ritengo giusto e doveroso.

Banner

Oggi sciopero perché non è possibile che a pagare siano sempre gli stessi, e anche se in condizioni fuori dal normale, anche senza la possibilità di manifestare e incontrarsi, anche se sarà simbolico, qualcosa in più andava fatto!

Banner

Ritengo giusto e doveroso scioperare anche io assieme alle lavoratrici e ai lavoratori Abramo. Non è possibile che abbiano ritardi negli stipendi e futuro incerto dopo tutti i rischi a cui si devono sottoporre per andare al lavoro.

Non è possibile che l’azienda impieghi settimane e settimane per mandare tutti in smart working, l’unica modalità di lavoro sicura al momento, e nel mentre i lavoratori vengano esposti al rischio di contagio come nel caso della sede di Crotone.

Non è possibile che vengano dichiarate essenziali attività che in realtà non lo sono e che su questo le aziende ci marcino ritardando l’adozione delle misure anti contagio, ritardando l’adozione dello smart working, esponendo i lavoratori e l’intera popolazione a rischi inutili.

Ritengo giusto e doveroso scioperare non solo per i colleghi Abramo o per i call center dell’area urbana di Cosenza, ma anche per tutti i miei quasi centomila colleghi e colleghe in tutta Italia che provano a tutelarsi in ogni modo, tantissimi dei quali ancora al lavoro nelle sedi fisiche e alle prese con situazioni a dir poco drammatiche.

Per oggi le bollette, gli abbonamenti, le informazioni commerciali, i contratti più o meno vantaggiosi, per oggi tutte queste amenità possono aspettare.

Lo faccio per i due colleghi morti a Milano e Roma, per le migliaia di lavoratori infettati a causa della religione del profitto, del #lombardianonsiferma, della tracotanza e della cecità della Confindustria e di chi li accontenta in ogni occasione.

Lo faccio per chi fa lavori essenziali ma normalmente viene trattato malissimo. Per i lavoratori e le lavoratrici dei supermercati, della GDO, per quelli della logistica, che si fanno il mazzo e si ammalano. Per i lavoratori dell’agroalimentare, per i braccianti africani trattati come schiavi e ammazzati come cani (ricordate Soumaila Sacko?), che ci permettono, ieri come oggi, di avere frutta e verdura fresca sulle nostre tavole ma anche per tutti quelli che mi sto dimenticando.

Salari da fame, precarietà, disoccupazione, emigrazione, disastri ambientali e più di mille morti sul lavoro ogni anno già senza Covid19, ricordiamocelo!

Lo faccio perché questo sarà solo il primo di una lunga serie di scioperi e mobilitazioni che saranno necessarie per difendere le nostre condizioni di vita in quella che è già una lunga e fase di ristrutturazione sociale ed economica.

Lo faccio per rivendicare salario e diritti per i lavoratori, ma anche tutele e garanzie per tutta la popolazione. Garantire la moratoria di bollette, sfratti, affitti, mutui, riscossioni. Garantire una casa decente e un reddito di quarantena per tutti i lavoratori a nero, i precari, i migranti, per tutti quelli che non ce la fanno. Garantire assunzioni e investimenti seri in sanità e ricerca, screening, mascherine e materiale protettivo per il personale sanitario e per la popolazione più esposta (che sicuramente è più ampia di quella a cui si fornisce assistenza al momento).

Lo faccio perché resistere, adesso come non mai, è una necessità vitale e lo sciopero è uno degli strumenti che ci rimangono. E se a me lo sciopero di oggi e queste dichiarazioni costano “solo” una quarantina di euro è perché a tanti altri prima di me è costato il posto di lavoro o conseguenze peggiori.

Lo faccio per mandare un segnale e provare a immaginare un domani diverso e migliore per tutti noi che di futuro ne vedevamo poco o non ne vedevamo proprio già da prima di questa maledetta pandemia.

Noi siamo il 99% e le nostre vite valgono più dei loro profitti.

                                                                      *Operatore call center militante Cobas TLC Cosenza

 

Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner