Coronavirus. Rita, studentessa calabrese a Parma, a Jole Santelli: "Noi abbiamo rispettato le regole, ma adesso non dovete abbandonarci"

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images Coronavirus. Rita, studentessa calabrese a Parma, a Jole Santelli: "Noi abbiamo rispettato le regole, ma adesso non dovete abbandonarci"
Rita Rossi
  23 aprile 2020 14:52

di GIORGIA RIZZO

Oltre 950 di chilometri da casa, dalla famiglia, dai volti che rassicurano. Perché per quanto puoi abituarti alle mura domestiche di un'altra abitazione, non c'è posto più sereno di casa propria. E' un'altra storia di distanziamento non solo sociale ma emotivo, non di un pochi metri ma di quasi mille chilometri. Un'infinita, soprattutto in periodo di Coronavirus

Rita Rossi
, 24 anni, originaria di Cosenza, sta trascorrendo la quarantena a Parma, città dichiarata zona rossa. In Emilia Romagna studia Neuroscienze e non può spostarsi a causa delle restrizioni di contenimento del Coronavirus. Da due mesi non vede i suoi cari. Sessanta giorni. La sua voce si unisce a quella di tante e tanti calabresi che fanno appello alla governatrice Jole Santelli perché intervenga in queste situazioni di difficoltà.

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“Ho deciso di rispettare le norme indicate dal governo, non ho ceduto al panico e sono rimasta qui nonostante in tanti mi consigliassero di tornare e mettermi a riparo. Non mi sento di giudicare chi lo ha fatto, non la considererei una furbata- dice Rita-. Non vorrei però che passasse l’idea che chi rispetta le regole per coscienza deve pagarne le conseguenze senza essere tutelato”.

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“Io sono in casa con la mia coinquilina. Anche uno dei miei fratelli vive a Parma ma in un’altra abitazione, così non possiamo vederci. Un altro fratello sta a Bologna e l’altro in Scozia. Il mio ragazzo, anche lui calabrese attualmente si trova in Spagna e stiamo vivendo questa situazione difficile a distanza, saperlo a sicuro a casa sua mi alleggerirebbe di un peso”. Allo stato di limitazione delle libertà che tutti gli italiani stanno attraversando si aggiunge quindi il peso di un’affettività che deve essere coltivata a distanza.

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A questo si unisce anche la rabbia verso l’incapacità di trovare una soluzione da parte delle istituzioni. “E’ brutto pensare che la governatrice Jole Santelli non si preoccupi di noi che pure siamo coloro che hanno rispettato le regole. Lei ha parlato di evitare le polemiche, noi chiediamo solo di poter trascorrere la quarantena in famiglia. Vogliamo fare le cose per bene, si tratta di aiutare chi ha avuto senso civico”. E una nota anche agli stessi calabresi: “vorrei ci fosse maggiore sensibilizzazione in termini di empatia e comprensione da parte dei nostri corregionali nei confronti di chi come noi sta vivendo una difficoltà”.

“Se proprio non vuole farci tornare a casa – spiega – almeno ci diano un sostegno economico. Che aiuti per prime le persone più bisognose. Pensiamo anche solo ai miei genitori che hanno quattro figli sparsi fra il nord Italia e la Scozia, cono costi molto alti”.

L’appello è quindi quello di non abbandonare i calabresi che stanno vivendo privazioni affettive e difficoltà economiche, permettergli di tornare nella propria terra e sostenere studenti e lavoratori che adesso sono in cassa integrazione o hanno perso il lavoro. Perché la solidarietà si senta soprattutto in un momento in cui bisogna pensare a come stare vicini, nonostante le distanze.

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