di FILIPPO COPPOLETTA
È solo l'ennesima pagina triste per la Calabria, terra abbandonata a se stessa, lacerata da anni di disinteresse e mala sanità. È la storia di papà Enzo e della piccola Rosalia, costretti a rinunciare ad un ricovero in una struttura sanitaria pubblica perché relegati ad una "camera" meglio descrivibile come "ripostiglio". Una stanza che dovrebbe almeno garantire le più basilari forme di confort verso chi certamente non vorrebbe trovarsi in un letto di ospedale, specie se, quel qualcuno, è una bambina affetta da una forma di disabilità totale.
Sono le 5 del mattino quando papà e figlia salgono in macchina direzione Cosenza. Quasi tre ore in auto, partendo da Stilo, per raggiunge la struttura più vicina in grado di offrire alla bambina le cure necessarie, esami specifici da effettuare sotto anestesia totale. Raggiunto l'Ospedale Annunziata di Cosenza, dove già da tempo era programmato il ricovero, Enzo e la sua bambina passano prima dal Pronto soccorso. Rosalia effettua gli accertamenti di rito e viene sottoposta ai prelievi. Quindi, come da programma, viene disposto il ricovero in struttura. Ed è qui che Enzo resta esterrefatto.
"Vengo portato in una stanza di appena 2 metri quadri e ad occhio subito scorgo l'inadeguatezza della camera in cui mia figlia avrebbe dovuto trascorrere i giorni di ricovero" ci racconta. Noi lo contattiamo seguito di un video che lui stesso ha voluto divulgare sul suo profilo Facebook, mostrando al popolo del web le condizioni in cui versano gli ospedali calabresi nel 2022.
Partendo dal letto sprovvisto di barriere laterali, papà Enzo subito ne ha evidenziato l'inadeguatezza non solo ad accogliere una bambina disabile ma qualsiasi altro bambino che potrebbe rotolare giù nel sonno. Quindi - sempre documentando il tutto - ha mostrato gli armadietti poco spaziosi, i muri fatiscenti, lo spazio talmente ridotto da non consentirgli di sedersi sulla poltrona sulla quale riposare vicino a sua figlia. Nella stanza che mostra Enzo, manca anche il televisore, strumento che potrebbe essere importante in un reparto di pediatria. Per ultimo ci mostra il bagno: tanto piccolo da non consentire a due persone di starci dentro, un problema non di poco conto per Enzo che deve assistere la sua piccola Rosalia.
Enzo naturalmente non ha atteso troppo prima di avanzare le proprie rimostranze al personale della struttura ospedaliera, chiedendo una sistemazione adeguata alle esigenze di chiunque. Viene ricevuto anche dal direttore generale. Nulla. Nessuna stanza è disponibile nonostante, come già scritto, il ricovero fosse da tempo programmato.
Non potendo far altro, Enzo firma le dimissioni, non ha la minima intenzione di rilegare sua figlia in quello spazio angusto, ma prima richiede l'intervento delle forze dell'ordine. Sul posto giungono gli uomini della Polizia di Stato che raccolgono la denuncia di Enzo e, stilata la relazione, spiegano che sarà presto consegnata in Procura.
Tornato a casa, il papà di Rosalia ha tanta rabbia e delusione. Vuole però fare qualcosa affinché si possa dare uno scossone a questa realtà così amara. Sente il suo legale di fiducia che gli consiglia di proseguire questa battaglia. Giovedì Enzo sarà in caserma per un esposto da consegnare all'Arma dei Carabinieri.
"Mi vergogno della mia terra e delle continue umiliazioni che causa a me ed a tanti genitori con figli disabili" ci dice, promettendo che andrà avanti, "può darsi che questa sia solo una goccia nell'oceano ma non voglio arrendermi, sono un cittadino onesto, pago le tasse, faccio il mio dovere, voglio che mi siano riconosciuti i miei diritti".
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