Crisi Fondazione Betania. I sindacati sul CdA: "Dipendenti colpevolizzati ed intimiditi"

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Fondazione Betania

La reazione dei sindacati dopo la nota ai dipendenti del CdA in cui si chiedeva di non attivare le procedure giudiziarie per il recupero degli stipendi pregressi

  01 febbraio 2021 17:46

"Eccoci qui, di nuovo, ancora oggi, dopo anni ed anni di continue lotte democratiche volte al rispetto della dignità dei lavoratori, a scrivere e commentare un vero "paradosso" presentato nell'ultima comunicazione del Consiglio d'Amministrazione della Fondazione Betania ONLUS del 28/01/2021". Lo scrivono in una nota  i rappresentanti sindacali aziendali Saverio Viscomi (FP CGIL), Stefania Riga (CISL FP) e Salvatore Venuto (UIL FPL) in merito alla nota del CdA pubblicata da La Nuova Calabria (LEGGI QUI. Crisi Fondazione Betania. Alcuni dipendenti pagati dopo i decreti ingiuntivi il cda agli altri: "Non fatelo altrimenti chiudiamo")

"La sua lettura - proseguono i sindacati- ci trasborda in una realtà alternativa, in un paradosso politico e aziendale, dove tutto è il contrario di tutto. Ribadiamo anche noi che la Fondazione Betania ONLUS è un'Azienda storica, rinomata, un'eccellenza Calabrese nell'erogazione di servizi sanitari, socio sanitari e socio assistenziali. Un'Azienda definita, nel corso degli anni dai Suoi Amministratori, "solida" e con un grande patrimonio immobiliare, eppure paradossalmente riesce a non pagare puntualmente gli stipendi".

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"Anzi, i lavoratori, con le loro legittime richieste ed i loro bisogni reali e non più differibili, con questo tipo di comunicazioni aziendali, vengono messi alla gogna, colpevolizzati ed in parte  intimiditi, da scelte politiche-aziendali subite e le cui risultanze sono rappresentate da fantomatiche promesse di risoluzione  a breve di tutti i problemi. Il "dovere" di chi lavora deve poter incontrare il "dovere" dell'Azienda a rispettare il punto focale e più importante del contratto di lavoro: "il pagamento dello stipendio". Chi vive del proprio lavoro non può attendere il nuovo accreditamento, l'apertura delle Tesorerie della Regione e dell'ASP, la firma per il rinnovo del contratto con i servizi del Comune e quant'altro".

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"Alcune "Aziende Famiglie" a causa di questi ritardi sono ormai all'orlo del fallimento, hanno i conti in rosso da un vita, sono in debito con tutti, devono scegliere a fine mese chi e che cosa non pagare e a quali beni essenziali rinunciare, per tirare avanti fine al prossimo sospirato stipendio. Sono anni che soffriamo questa strana situazione eppure i problemi non si sono mai risolti nonostante le promesse dei Sindaci e dei Vescovi e dei politici che si sono avvicendati. Se la Politica regionale e locale non si è mai chiesta come mai un'Azienda con quasi 400 lavoratori, rinomata in tutta la Calabria, solida e con un grande patrimonio immobiliare si continui a parlare di "crisi" ma non a dichiararla ufficialmente, creando nel tempo altre emergenze sociali (che si sommano a quelle già esistenti nella nostra Regione), allora c'è qualcosa che non va nel sistema. Possibile che le Nostre proteste messe in campo negli anni non hanno prodotto domande e dubbi a chi governa la Calabria e le Istituzioni locali ? E chi è intervenuto non è riuscito a "cavar un ragno dal buco". Per quello che abbiamo vissuto e letto almeno negli ultimi dieci anni fino al 28/01/2021,  sembrerebbe che per il Consiglio d'Amministrazione della Fondazione Betania ONLUS far fronte alle naturali spese di gestione (pagamento di stipendi, compensi liberi professionali, contributi e tasse, fornitori di servizi e materiali, fitti dei locali che utilizza, mutui per l'adeguamento alle normative vigenti e la realizzazione delle proprie megastrutture, ecc.), sia quasi anormale in quanto impossibili da garantire. Questo il paradosso: Azienda solida e sana, ma inadempiente nei confronti dei principali fornitori di servizi, ossia i lavoratori. Se la Fondazione Betania ONLUS chiuderà, non sarà certo per i lavoratori e per i loro stipendi, ma sicuramente per altre ragioni. Tutta questa situazione è ormai insopportabile ed anche inaccettabile. Ed è per questo che il lavoratore deve adire alle vie legali per recuperare quanto possibile per riuscire a vivere e non a sopravvivere, perché il lavoro lo svolge tutti i giorni".

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"E se l'Azienda non paga dopo tre, quattro, cinque, sei, sette, otto mesi e questo si ripete ciclicamente ogni anno da oltre 10 anni, il lavoratore è costretto e non può far altro e senza non poca sofferenza, per pura sopravvivenza, che rivolgersi, come previsto dalla legge, all'Ispettorato del lavoro o al Giudice del Lavoro per il tramite dell'organizzazione sindacale o un avvocato privato. Riportando testualmente un breve periodo tratto dalla comunicazione pervenuta ai lavoratori dal Consiglio d'Amministrazione in data 28/01/2021: "... In tale contesto ci siamo però di recente trovati davanti all’iniziativa di poche decine di dipendenti che, per loro autonoma decisione o perché invogliati da legali in cerca di guadagni, hanno adito l’Autorità Giudiziaria per ottenere il riconoscimento delle spettanze arretrate, attraverso Decreti Ingiuntivi, resi peraltro immediatamente provvisoriamente esecutivi dal Giudice, o attraverso lo strumento della conciliazione presso l’Ispettorato del Lavoro":  Ci chiediamo -proseguono i sindacati- come si possano affermare tali cose, sminuendo il bisogno espresso dal lavoratore e l'impegno professionale di chi è chiamato ad assisterli".

"Forse ancora non si è compreso il reale disagio che stiamo vivendo. Dopo tanti anni di sacrifici e delusioni e tante battaglie al fianco dell'Amministrazione per far valere i diritti delle persone più fragili, non ce la facciamo più a resistere e ad attendere l'esito di promesse aleatorie. In un contesto civile e democratico, non esiste altro modo per il paziente lavoratore che - concludono- rivolgersi a chi la Legge vigente delega la Sua tutela".

 

 

 

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