"Debiti occulti e riequilibrio lontano". La Corte dei Conti mette nell'angolo il Comune di Cosenza

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Il Comune di Cosenza (Palazzo dei Bruzi)
  08 giugno 2019 22:19

di GABRIELE RUBINO

Debiti occultati, percorso di riequilibrio in larga misura non rispettato. La resa dei conti per il Comune di Cosenza è vicina, almeno quella sullo stato di salute delle sue finanze. La sezione regionale di controllo della Corte dei Conti ha fissato per il prossimo 19 giugno la Camera di consiglio per fare il “tagliando” alla contabilità di Palazzo dei Bruzi. Si parte da un dato certo, i giudici hanno dato un antipasto di quello che può attendere l’ente con una delibera (la numero 66, depositata il 22 maggio scorso) in cui si anticipa che, al momento, si registra il «...grave e reiterato mancato rispetto degli obiettivi intermedi fissati dal piano...». Il Piano (PRFP), è quello di riequilibrio adottato nel 2013, ma di fatto “misurabile” solo a partire dal 2015. L’amministrazione targata Mario Occhiuto dovrebbe aver già depositato le relazioni contenenti le controdeduzioni ai rilievi mossi. Se sarà confermata la prima “impressione”, saranno guai seri per il comune bruzio, avvicinandosi lo spettro del dissesto. I giudici contabili nelle sessantanove pagine di documento, corredato da tabelle e numeri, hanno scandagliato il quadriennio compreso fra il 2015 e il 2018.

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I DEBITI OCCULTATI E IL BUCO NELLA PARTECIPATA In più di un passaggio la Corte parla esplicitamente di debiti «occulti» e non contemplati nella redazione del piano di riequilibrio attivato sei anni addietro. Ad esempio, gli 11,5 milioni di euro che Cosenza deve alla Regione di arretrati per i rifiuti o ancora le vecchie fatture idriche (ante Sorical, quindi prima del 2004) da 19,6 milioni di euro su cui c’è una «programmazione di risanamento- ad avviso dei giudici contabili- totalmente inattendibile». E poi la grande incognita dell’Amaco, la partecipata del trasporto pubblico locale dell’area cosentina. La società vanterebbe ben 2,5 milioni di crediti non riconosciuti dal Comune che le producono un grave scompenso. Se fosse riconosciuto questo credito tuttavia la voragine rischia di risucchiare il controllante: il Comune stesso. Sul punto dovrà relazionare il responsabile del servizio finanziario di Palazzo dei Bruzi, insieme al sindaco, che saranno responsabili della veridicità delle dichiarazioni.  

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I DEBITI FUORI BILANCIO SCOMPARSI E LA VALANGA DI PIGNORAMENTI Altra dettagliata relazione è richiesta sui debiti fuori bilancio, quelle obbligazioni assunte dai Consigli comunali di regola a fronte di un giudicato a favore di un terzo o di procedure espropriative. Dal 2017 in poi, la Corte ha lamentato informazioni «lacunose» fornite dal Comune in materia, quasi che fossero volutamente non portati a riconoscimento nell’assemblea municipale per non peggiorare la situazione. Guarda caso nel periodo coincidente all’esplosione dei pignoramenti. «Nel 2017 e nel 2018, il fondo di cassa risulta completamente eroso dalla presenza di pignoramenti pendenti», si legge nella delibera che poi si lascia andare ad una delle valutazioni più abrasive dell’intero documento. «I dati sopra riportati evidenziano ictu oculi come la situazione di liquidità del Comune sia in costante peggioramento, confermando che il risanamento promesso dal PRFP – al sesto anno della sua vigenza – è ben lungi dal realizzarsi. Al contrario, detto Comune – continua la Corte- vive un progressivo acuirsi della propria crisi finanziaria, tale da far ritenere, allo stato degli atti, che la situazione economica deficitaria dell’Ente sia non solo strutturale ma anche irreversibile: è evidente, infatti, che una cassa completamente e costantemente pignorata è sintomo di totale incapacità di pagare ordinariamente i creditori nonché forte indizio della sussistenza di debiti fuori bilancio non riconosciuti».

LE ALTRE BACCHETTATE DELLA CORTE  Pur se il collegio, con Vincenzo Lo Presti presidente e Stefania Anna Dorigo nelle vesti di relatore, ha riconosciuto l’atipicità del Piano di riequilibrio finanziario pluriennale cosentino, perché non è stato stabilito lo spettro temporale di riferimento per il rientro e nemmeno la massa passiva è stata ben quantificata, al contempo ha deciso di procedere alla verifica l’attuazione intermedia. Alle bastonate precedenti la Corte aggiunge: percentuali di riscossione non sufficienti, incremento (invece di contenimento) della spesa corrente, alienazioni di beni sovrastimate. Insomma, pare che il Comune «abbia gravemente (e reiteratamente) disatteso gli obiettivi del PRFP». Nelle prossime settimane arriverà il giudizio finale tenendo conto della difesa del Comune cosentino.

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