Dietro la morte di Lisa Gabriele, l'ombra di depistaggi e cortina di omertà

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  25 ottobre 2022 17:45

 Le indagini sulla morte di Lisa Gabriele sarebbero state caratterizzate da depistaggi e da una cortina di omertà.

E’ quanto emerge dall’ordinanza di custodia cautelare eseguita oggi nei confronti di Maurizio Abate, ex poliziotto di 50 anni accusato di aver ucciso la giovane, il cui corpo fu trovato in un bosco di Montalto Uffugo (Cs), nell’ottobre del 2005. Secondo gli inquirenti, nella prima fase delle indagini che si conclusero con un’archiviazione, si sono registrate una serie di anomalie che, con il senno di poi, analizzate oggi alla luce delle nuove circostanze e dell’esigenza di riapertura delle indagini, conferiscono alla vicenda una patina di inquietante ambiguità connotata da errori, reticenze e incoerenze.

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I dubbi evidenziati dai pm fanno riferimento a diversi elementi. Non si sa che fine abbia fatto la sim del telefono della vittima che era all’interno di una busta termica fuori dal cellulare della donna, non sarebbe mai stata acquisita agli atti di indagine. I depistaggi, secondo le indagini, sarebbero avvenuti anche con la copertura delle logge massoniche deviate.

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L’ex poliziotto è difeso dall’avvocato Marco Facciolla. Il movente dell’omicidio sarebbe da ricondurre all’esasperata volontà dell’indagato di interrompere la relazione allontanando definitivamente da sé la vittima, determinata a frequentare l’uomo nonostante la moglie di quest’ultimo avesse partorito un figlio ed alla luce del rischio che la moglie sapesse della relazione extraconiugale sottraendogli, così, il neonato.

L’ultimo periodo di vita della vittima sarebbe stato caratterizzato dai tentativi della donna di continuare la relazione l’uomo, temendo, tuttavia, di subire ancora violenze ed arrivando a temere per la propria vita anche a seguito di strani accadimenti come danneggiamenti dell’autoveicolo ed ai cavi elettrici dell’abitazione della vittima nonché la morte sospetta della cagnolina deceduta appena dieci giorni prima di Lisa.
 

Gli inquirenti avrebbero intercettato frasi ritenute parziali ammissioni dell’indagato e conversazioni di parenti ritenute rilevanti ai fini della ricostruzione della vicenda. Le conversazioni in codice intercettate riguardavano anche l’acquisto, la suddivisione e lo spaccio di droga. La cassetta delle lettere di casa era il deposito temporaneo dove la droga poteva essere prelevata dal figlio avvisato dal padre circa l’arrivo di una “bolletta” o di “raccomandata”. Diversi acquisti di marijuana (denominata in codice “gelato”) sarebbero stati effettuati dall’uomo con la conseguente cessione di droga in favore del figlio a cui era stato sequestrata dai Carabinieri di Rende, il 29 agosto 2020, una modica quantità di marijuana. 

“La famiglia di Lisa aspetta da 17 anni giustizia. Abbiamo appreso la notizia dalla stampa. Non conosciamo gli atti processuali, ma questa notizia si porta dietro anche tanto dolore”. E’ quanto ha detto all’AGI l’avvocato Nunzia Paese che assieme al collega Gianluca Bilotta rappresenta la famiglia di Lisa Gabriele, uccisa nell'ottobre del 2005 a Montalto Uffugo nel Cosentino. L’avvocato Paese stamane ha sentito i familiari della ragazza uccisa. “Si tratta - ha spiegato all’AGI l’avvocato Paese – di una situazione umanamente difficile da gestire. E anche l’approccio sia dal punto di vista umano che giuridico è abbastanza delicato e complesso. Non abbiamo contezza degli atti investigativi compiuti dalla Procura. Siamo sicuri - ha concluso - che dopo quattro anni (dalla riapertura delle indagini, ndr) gli elementi raccolti ci faranno ricostruire ciò che è accaduto e ci faranno conoscere la verità”.

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