“Discute la città”, Bianca Rende riunisce i comitati di Cosenza e avvia un dialogo permanente con i quartieri

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  18 dicembre 2025 16:16

Cosenza non chiede proclami, chiede ascolto. Chiede di essere guardata negli occhi, quartiere per quartiere, voce per voce. Riannodare il filo spezzato della democrazia locale, restituendo dignità e protagonismo ai cittadini. È questo l’obiettivo che anima “Discute la città”, il ciclo di assemblee pubbliche promosso dalla consigliera comunale Bianca Rende che si traduce in un impegno politico chiaro: restituire centralità ai cittadini e trasformare il confronto pubblico da rito occasionale a pratica politica permanente.

Il primo appuntamento, svoltosi mercoledì 17 dicembre presso il polo scolastico di Piazza Cappello, moderato da Paola Palermo (WWW – La Calabria vista dalle Donne) ha registrato una partecipazione ampia e qualificata. Oltre due ore di confronto serrato che hanno messo a nudo le fragilità profonde della città e dell’area vasta.

L’iniziativa è nata come momento di ascolto reale, uno spazio aperto ai numerosi comitati e collettivi civici sorti negli ultimi anni che esercitano quotidianamente una cittadinanza attiva e concreta. Dal dibattito sono emerse con forza le grandi questioni irrisolte: la drammatica crisi idrica, che da mesi soffoca l’area urbana; lo spostamento dell’ospedale sulle colline di Arcavacata, considerati come un rischio di marginalizzazione del capoluogo; la crisi del commercio, aggravata dall’aumento delle tariffe per l’occupazione del suolo pubblico; l’inestetico decoro urbano, la caotica viabilità, il clima di insicurezza sempre più diffuso tra i cittadini e la crisi del trasporto pubblico, inefficiente e inaffidabile. «L’assenza di un assessorato alla Cultura a Cosenza e, al tempo stesso, la pretesa di candidare la città a “Capitale della Cultura”»: è una delle contraddizioni più evidenti emerse nel dibattito. Temi diversi ma uniti da un filo comune: la mancanza di ascolto strutturato e di interlocuzione stabile tra amministrazione e cittadini, anche in forma organizzata.

All’incontro hanno preso parte numerose rappresentanze civiche, politiche e associative attive sul territorio, a testimonianza di un confronto ampio e plurale. Sono intervenuti i rappresentanti della consulta dei commercianti, dei liberi Comitati “Rinasci Cosenza”, “Riforma-Rivocati”,  “Via Panebianco”, “Autostazione-via Medaglie d’Oro”, “No Scippo”, “Riforma”, residenti di “Via De Rada”. Significativa la presenza di alcuni consiglieri comunali e capigruppo di maggioranza di Palazzo dei Bruzi, dei dirigenti del PD Elio Bozzo e Bruno Maiolo (rispettivamente, vicesegretario provinciale e componente della Direzione Regionale), dell’onorevole Giacomo Mancini, della dottoressa Maria Garofalo, dell’onorevole Domenico Talarico, di Pietro Tarasi di Progetto Meridiano dei dirigenti di Rifondazione Comunista, di AVS, del movimento politico “Cosenza Cresce Insieme”.

Dagli interventi dei rappresentanti dei quartieri è emersa una sofferenza condivisa: la solitudine dei cittadini, la sensazione di abbandono, la mancanza di welfare municipale realmente inclusivo e l’esistenza di troppe sacche di povertà non intercettate.  «Strade, piazze, edifici e marciapiedi contano – è stato detto – ma il vero significato di città sono le persone». Particolarmente condivisa la denuncia di una mancanza di welfare municipale, dell’esistenza di troppe sacche di povertà, di uno scadimento generale dei servizi essenziali. «Oggi – è stato dichiarato – per ottenere ciò che spetta di diritto bisogna chiamare il consigliere o l’assessore di turno. Questo non è ascolto, è un sistema di personalizzazione delle pratiche pubbliche, una grave anomalia democratica». Emblematica l’affermazione: «La bonifica di una microdiscarica passa come un favore personale».

Nel suo intervento, Bianca Rende ha ringraziato la comunità per il sostegno alle ultime elezioni regionali, sottolineando come quel consenso rappresenti oggi una responsabilità ulteriore: «In questo periodo è fondamentale incontrarsi. A noi interessa rafforzare la democrazia locale, riannodare i fili tra il palazzo e la città, ricostruire fiducia, appartenenza e partecipazione. Solo così può emergere una nuova classe dirigente, soprattutto tra i giovani». Un dato su tutti preoccupa: sempre meno cittadini si recano alle urne. Un segnale di disaffezione che non può essere ignorato.

Rende ha parlato di crisi economica, di deficit strutturali che colpiscono soprattutto i ceti più deboli e di un declino percepito come inesorabile. Il trasferimento dell’ospedale verso Arcavacata, ha spiegato, «sposta il baricentro molto a nord e rischia di indebolire il ruolo storico della città», mentre la crisi del commercio e dei servizi essenziali alimenta un senso diffuso di abbandono. Per questo, ha ribadito, gli interlocutori privilegiati devono essere proprio i comitati civici, nati per colmare un vuoto di rappresentanza.

Citato Pericle, nel celebre discorso del 431 a.C.: «Chi non si interessa delle sorti della città non è una persona innocua, ma inutile», la partecipazione, ha sottolineato Rende, deve diventare radicata, per migliorare la qualità della vita e dare ai giovani ragioni concrete per restare. Da qui la proposta di istituzionalizzare i comitati di quartiere, spazi permanenti di ascolto e rappresentanza, capaci di intercettare i bisogni reali e di costruire tavoli di lavoro tematici sulle singole criticità. Un segnale politico chiaro, che suona anche come un monito a un’amministrazione che ha ancora un anno e mezzo di governo davanti: «Correggere la rotta è indispensabile per evitare che il crescente malcontento apra la strada a chi ha già devastato le casse cittadine e oggi potrebbe ripresentarsi sotto nuove e “mentite spoglie”», ha osservato la consigliera Bianca Rende.

«Chi vive Cosenza –ha concluso- chi ha scelto di restare, chi soffre nel vedere andare via i propri figli, non vuole assistere passivamente al suo lento declino. L’incontro ha restituito l’immagine di una città demotivata, distante dalla classe dirigente. Il primo appuntamento è solo l’inizio di un percorso più lungo, che punta a costruire visioni comuni e restituire a Cosenza il ruolo di “incubatore di civiltà” che la sua storia le assegna».

 


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