«Da qualche anno sia nella Diocesi di Cassano all’Jonio, che a Cosenza e in alcuni paesi del cosentino si fa memoria dell’opera sociale di don Carlo De Cardona (Morano Calabro 4 maggio 1871 – Morano Calabro 10 marzo 1958), un prete che sulla scia della Rerum novarum ha operato, agli inizi del Novecento, la scelta preferenziale degli ultimi: i contadini, gli artigiani. Oggi ne sono certo, don Carlo animerebbe i giovani, chi non spera più, gli indifferenti. Conoscere De Cardona significa ricercare un sano protagonismo nello stare insieme; ai suoi contadini ripeteva sempre di guardare con creatività al domani, costruendo insieme il futuro: «smettiamola di innalzare muri; con gli stessi mattoni costruiamo ponti per incontrarci». Se avessimo gli occhi per guardarci intorno, vedremmo chiaramente i tanti costruttori di realtà associative che potremmo definire decardoniani...; ultimamente ho letto che ad Haiti, un piccolo fratello di San Charles De Foucauld organizza i contadini con lo stesso piglio di De Cardona; frère Francklin Armand, ha costruito – con i contadini e per i contadini – oltre 200 piccoli laghi collinari, che stanno diventando la speranza per la piccola zona caraibica.
De Cardona sollecita la comunità a un grande risveglio sociale; ai preti: meno culto e devozioni, più cultura e presenza; ai politici: più noi che io, più fare che dire; ai giovani: dove vedete la luce, quella è la strada giusta da percorrere; alle donne: generate voi stesse le nuove idee di presenza in una società (e una Chiesa) ancora troppo maschilista; ai giornalisti: metteteci un supplemento di verità nel raccontare la Calabria, non si tratta di edulcorare la cronaca, ma di far vedere gli spiragli di novità e di cambiamento che ci sono; agli insegnanti: nell’anno centenario di don Milani (già De Cardona a Cosenza aveva fatto le scuole serali; per acquistare i libri ai figli dei contadini, mise in vendita una preziosa copia della Bibbia), amate di più il vostro lavoro; quello che oggi sono i giovani, molta parte è quello che incontrano e vivono a scuola; infine agli adulti: sappiate essere testimoni che la vita è sempre bella e che merita di essere vissuta in pienezza».
Questo il messaggio di Monsignor Francesco Savino, vicepresidente della Conferenza Episcopale Italiana.
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