di GABRIELE RUBINO
A volte la burocrazia romana può avere un'anima o, meglio, può accorgersi che le colpe non sono soltanto da addebitare ai controllati. Sull'attuazione del Piano di Rientro della Sanità calabrese vigilano il Ministero dell'Economia e Finanze e quello della Salute. Nell'ultima riunione del 22 luglio, il cui verbale è stato anticipato da La Nuova Calabria, oltre al consueto squilibrio sui conti e sulla condizione deficitaria dei Lea (LEGGI QUI) e della bocciatura della gestione stralcio dei debiti pregressi richiesta dal commissario Guido Longo (LEGGI QUI), emergono 'spezzoni' quasi languidi di chi è (e ha) abituato alla grigia rigidità. Nella parte dispositiva del documento di oltre cento pagine, si legge: "Tavolo e Comitato (Lea, ndr) esprimono una valutazione di forte preoccupazione in ordine alle rilevanti criticità che continuano a registrarsi nell’attuazione del Piano di rientro della Regione Calabria, aggravate dalle criticità nella gestione dell’emergenza sanitaria". Curioso come appena un giorno dopo, il 23 luglio, la Corte Costituzionale depositò la sentenza in cui, pur salvando l'istituto del commissariamento governativo, si bocciarono alcune norme del Decreto Calabria 2 'strigliando' lo Stato ad adottare un'azione che avrebbe dovuto essere temporanea e soprattutto efficace. Cioè, in undici anni avrebbe dovuto mettere in ordine conti e raggiungere un indicatore Lea almeno adempiente. Obiettivi lontanissimi che sembrano chimere.
Questo lungo inverno non sarà ricordato solamente per i rossi di bilancio ma anche per l'estrema aridità che ha decimato i ranghi del servizio sanitario regionale. Il personale, una delle poche voci di bilancio tenute sotto controllo, la cui cinghia soffocante ha però causato i disservizi e le sofferenze che i calabresi conoscono benissimo barcamenandosi fra grandi ospedali e soprattutto fra le strutture gestite dalle cinque Asp territoriali. E vedi pure: per molti anni c'è stato il muro del blocco del turn over (non compensando quindi nemmeno i pensionamenti) e quando questo è venuto meno proprio da Roma le autorizzazioni alle nuove assunzioni sono arrivate con il contagocce. Basti ricordare come il Tavolo dei ministeri, con la scusa della mancata validazione di alcuni decreti dell'ex commissario Massimo Scura che avevano previsto un massiccio reclutamento di personale a scoppio ritardato avevano 'fatto correggere' al suo successore, Saverio Cotticelli, l'intero impianto facendo apparire 'vecchie' assunzioni come nuove (LEGGI QUI). Dopo questa carrellata di niet, nell'ultimo verbale spunta un passaggio da sgranare gli occhi, Tavolo e Comitato Lea "richiamano altresì le autorizzazioni alle assunzioni da anni intervenute da parte di questi Tavoli, sulla base del fabbisogno, di professionalità mediche e sanitarie oltre che per il potenziamento degli organici amministrativi, le cui assunzioni non risulterebbero effettuate o risulterebbero in grande ritardo attuativo". Non è specificato a quali e quante autorizzazioni di assunzioni si faccia riferimento, tant'è che i funzionari e dirigenti ministeriali hanno invitato la struttura commissariale a fornire un'apposita relazione. L'unico dato che è appare è datato, ossia una comunicazione di Longo (risalente a marzo) secondo cui nel 2020 risultano essere state assunte 830 unità e nel 2021 altre 245. Ovviamente senza considerare i pensionamenti. Di certo una bella inversione quella dei 'Tavoli' che sul personale avevano eretto un muro di gomma.
Nel frattempo, le risorse stanziate dal Decreto Calabria 2, i 12 milioni di euro destinati al piano di assunzioni straordinario (con la preferenza per gli idonei delle graduatorie) rimangono incastonati nell'ambra. Prima deve essere approvato il Programma Operativo 2022-23, condizione necessaria allo sblocco dei soldi. Nel verbale compiano anche le cifre delle assunzioni legate all'emergenza pandemica (quindi slegate dai lacciuoli di quelle 'ordinarie'). Sono queste: sono state assunte 1.080 unità di personale a tempo determinato, divise in 139 unità dirigenti medici, 30 unità dirigenti non medici, 771 personale non dirigente comparto sanità, 140 unità altro personale. Più della metà di questo personale a tempo determinato (circa 563 unità) è stato impiegato presso i 5 HUB regionali. Su queste assunzioni il Tavolo non ha avuto nulla da ridire, non fosse altro che non solo indiscutibilmente necessarie per affrontare il Covid ma spesso utilizzate per tappare i buchi creatisi negli ospedali proprio per le restrizioni del passato. Un circolo vizioso che non si inverte con tardivi rimorsi.
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