Fin dall'inizio Maurizio Sabato si è proclamato innocente. Affiancato dagli avvocati Enzo e Davide De Caro, il cinquantaquattrenne di Catanzaro rimasto coinvolto nell'inchiesta "Farmabusiness" con l'accusa di tentata estorsione, aveva voluto già parlare davanti al gip, Giulio De Gregorio, per dirsi estraneo all'episodio che gli viene contestato dalla Procura di Catanzaro. E se la sua versione dei fatti non gli era servito a ottenere una misura cautelare meno grave, oggi ci hanno pensato i giudici del Tribunale della Libertà a revocare la misura cautelare agli arresti domiciliari alla quale si trovava sottoposto dal 19 novembre, concedendogli l'obbligo di dimora.
Nello specifico, i sostituti procuratori della Dda, Paolo Sirleo e Domenico Guarascio accusano Sabato di aver partecipato, in concorso con Domenico Scozzafava, Vincenzo Opipari e Donato Gallelli, in concorso tra loro a una tentata estorsione ai danni delle imprese impegnate nei lavori di ristrutturazione del palazzo Fiorentino-Scoppa". I quattro indagati, secondo la ricostruzione accusatoria sfociata nel blitz del 19 novembre, avrebbero posizionato, nel cantiere edile dell'Ati presa di mira (Costruzioni Procopio capogruppo mandataria e Tecno Cisall srl impresa mandante) e operante nel cuore del centro storico di Catanzaro, due bottiglie di plastica contenete liquido infiammabile, con un pezzo di stoffa e tre fiammiferi fissati sul tappo avvolto da nastro adesivo, per costringere gli imprenditori a consegnare una somma di denaro non determinata.
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