di EDOARDO CORASANITI
In aula c’è Domenico Tallini: oggi è uno dei giorni dedicati ad una parte della sua difesa, rappresentata dagli avvocati Vincenzo Ioppoli e Carlo Petitto, e lui non vuole perdersela per nessun costo. E se il turno del primo scatterà il 17 gennaio, è il secondo che oggi accende il microfono dei primi banchi dell’aula C del Tribunale di Catanzaro e per oltre quattro ore argomenta sull’innocenza dell’ex assessore al Personale ed ex presidente del Consiglio regionale accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e scambio elettorale politico mafioso nel processo “Farmabusiness”, il blitz incentrato sulla cosca Grande Aracri, accusata di reimpiegare i capitali illecitamente accumulati per investirli nel business della distribuzione dei farmaci. Convolti anche la moglie del boss Giuseppina Mauro, la figlia Elisabetta, il fratello Domenico, l'antennista catanzarese Domenico Scozzafava. A Tallini il caso costa quasi un mese di arresti domiciliari, dal 19 novembre al 18 dicembre 2020, giorno in cui il Riesame annulla la misura cautelare. Decisione confermata anche dalla Cassazione.
Farmabusiness. Il Riesame su Tallini: ”Non ci sono gravi indizi. Mai avuto contatti con le cosche”
La Dda guidata da Nicola Gratteri è convinta della colpevolezza del politico e senza sconti il 24 novembre scorso ha chiesto la condanna per tutti e venti gli imputati che hanno optato per il rito abbreviato. Per Tallini la Procura vuole la reclusione ad 7 anni e 8 mesi. Non ci sarebbe dubbio sul fatto che avrebbe agevolato la costituzione di una società dedita alla distribuzione di farmaci e riconducibile alla famiglia mafiosa Grande Aracri di Cutro. Un'operazione che avrebbe fatto riciclare denaro alla cosca e che a Tallini avrebbe portato un bacino elettorale e l'assunzione del figlio nella stessa azienda, poi fallita. A fine udienza Petitto e Ioppoli sono trancianti: "Il 99% della requisitoria è stata dedicata a Tallini. E' il processo a lui".
Carlo Petitto e Vincenzo Ioppoli
In aula oggi l'’avvocato Petitto divide la sua tesi difensiva in più parti, andando a colpire i pilastri strutturali dell’accusa e alla fine chiedendo l'assoluzione per il suo cliente: in particolare su Farmaeco, la società destinata a godere dei favori di Tallini, e il voto di scambio targato Grande Aracri di Cutro.
Sul primo, Petitto ha messo in luce alcune ombre che aleggiano sull’accusa rivolta al politico di Forza Italia. A partire dal fatto che non c’è la prova di come l’imputato abbia lavorato per agevolare, in modo illecito, la costituzione della società finita nell’occhio del ciclone. Dati e numeri che, per Petitto, non potrebbero coincidere una sua intromissione nel procedimento, già di per sé complicato e complesso, per l’attivazione della Farmaeco. E ancora: la nomina di un dirigente del settore area Lea del dipartimento Tutela della salute – politiche sanitarie, quello competente a dare l’ok all’intera percorso: diverso da quello di Tallini, che dal 2010 al 2014 è assessore al Personale. Nomina architettata, secondo gli investigatori, direttamente dal Tallini. Per l’avvocato Petitto non è così: la decisione è legittima, non viene fatta dal forzista ma da un dirigente autorizzato, il 16 gennaio 2014, con un avviso di selezione. La richiesta del bisogno di questo posto era stata reiterata il 7 novembre 2013 e ancora prima il 18 giugno 2013: in epoca anteriore ai fatti contestati e quando non c'era sul tavolo nessun progetto sui farmaci.
La Procura di Catanzaro chiede 7 anni e 8 mesi per Tallini e altri 19 condanne (TUTTI I NOMI)
Le dichiarazioni di Giovanni Abramo- Giovanni Abramo, genero di Nicolino Grande Aracri, in due interrogatori dichiara che la cosca si era messa in moto per Tallini. In un incontro si decide di aiutarlo per farlo eleggere. Afferma nel periodo di Natale, genericamente. “La collocazione temporale non coincide con dati di fatto. Perché se si riferisce al 2013/2014, siamo troppo lontani dal voto e ancora non era prevedibile che si votasse anticipatamente. Se parliamo del 2014/2015 i calabresi sono già andati alle urne”.
Elezioni- Sul voto di scambio, Petitto ha fatto notare che per l'ex presidente regionale in realtà i risultati nel territorio crotonese possano essere definiti di piccola dimensione (circa 750) e marginali rispetto al dato complessivo (9 mila) dei voti raccolti nel 2014. Premessa sul sistema elettorale: era diverso rispetto al momento dei presunti accordi, perché era diversa perché la legge elettorale che prevedeva 5 collegi con 50 consiglieri. Uno per ogni provincia, Tallini era catanzarese. A giugno del 2014 giugno, la legge elettorale fa scendere a 30 i membri di Palazzo Campanella e i collegi diventano 3, con l'unione del capoluogo con le province di Crotone e Vibo Valentia.
Ripercorso lo storico delle urne. Tallini nel 2005 prende 4388 voti (collegio Catanzaro). Nel 2010, raccoglie 8773 preferenze (collegio Catanzaro). Arrivati nel 2014, i voti sono 9339 ma con un perimetro di gioco più esteso: Crotone, Catanzaro e Vibo Valentia. Due intercettazioni vengono poste all’attenzione della giudice Barbara Saccà: nella prima si paventano per Tallini “50 voti a Scandale, 30 voti a Mesoraca”. Ma il dato finale è un po’ più contenuto: a Scandale il registro segna un voto per il forzista e 8 a Mesoraca.
In un’altra captazione si sostiene che Tallini potrà prendere 1000 voti tra Isola Capo Rizzuto, Cutro e Mesoraca. Ancora la calcolatrice e i dati tornano ad essere utili: 94 a Crotone, 91 isola, 137 Cutro e 8 a Mesoraca. La somma fa il totale: 330 voti in quel territorio immaginato come un fortino Talliniano, il 66% in meno di quanto chiacchierato.
Le intercettazioni che non ci sono su Tallini: Petitto ha detto alla giudice che nell’intero fascicolo non c’è nessuna attività captativa su Tallini, e che mai chiede il voto per sé. Di lui ne parlano gli altri. Lui però non è mai agganciato da parole o frasi insieme a mafiosi o presunti tali tali da poter aggravare la sua posizione. La Procura le ha chiamate "accortezze".
L’incontro al capannone- “L’ex consigliere regionale non è mai salito sulla macchina per andare al capannone di Caraffa”. Petitto ricorda al Gup che non c’è una intercettazione che inchioda Tallini. E inoltre, in quel lasso temporale interessato, Domenico Grande Aracri (fratello di Nicolino) si trova a Cutro.
Il summit della Tavernetta. Nelle accuse e tra le pagine dei giornali è ritornato spesso l’episodio della tavernetta. Un summit, una riunione della cosca Grande Aracri finita nel radar di una microspia. Le microspie piazzate all'interno della tavernetta di pertinenza dell'abitazione di Nicolino Grande Aracri, all’epoca dei fatti detenuto, captavano le voci dei partecipanti ad una riunione che per gli inquirenti "non si può non definire un vero e proprio summit di 'ndrangheta.
Una riunione che sarebbe servita alla cosca per parlare degli investimenti nel Catanzarese ma soprattutto funzionale per chiarire alcuni aspetti economici dell'importante iniziativa economica relativa alla distribuzione all'ingrosso dei farmaci . E' il 7 giugno 2014 e alla riunione erano presenti Giovanni Abramo, Salvatore Grande Aracri, Giuseppina, moglie di Nicolino Grande Aracri, Francesco Le Rose, il commercialista e consulente del clan di Cutro Leonardo Villirillo oltre all'imprenditore Domenico Scozzafava.
Nel corso della conversazione viene spesso citato zio Mimmo, Domenico Grande Aracri, fratello di Nicolino, al quale viene affidato il ruolo di catalizzatore del clan nell'operazione economica. Si punta l’attenzione sul ruolo di una persona importante nella vicenda che viene indicato come l’assessore Domenico Tallini, il quale avrebbe avuto il compito di accelerare l’iter burocratico relativo al rilascio delle autorizzazioni regionali e risolvere eventuali altre problematiche. Tallini, dunque, sarebbe stato utile non solo al progetto ma anche ad altri ed eventuali bisogni del sodalizio.
C’è un problema però che Petitto cerchia in rosso, che diventerebbe emblematico e serve a leggere il resto della vicenda: Scopelliti si era appena dimesso da a causa della sentenza che lo azzoppa. Entra in campo una guida facente funzioni guidata da Antonella Stasi e anche i poteri di Tallini si riservano agli affari urgenti. “E cosa fa Tallini nel periodo ricompreso tra il 3 giugno 2014, la fine della consiliatura, e il momento in cui si voterà nuovamente per il Consiglio regionale, il 23 novembre 2014, cioè l’ultimo momento certo di permanenza nei palazzi del potere regionale dove poter esercitare il proprio ruolo? Nulla”, spiega l’avvocato.
“Non una telefonata, non un intervento all’assessorato alla sanità, non un contato col suo omologo assessorato alla con il quale si approva l’autorizzazione al commercio dei farmaci il 16 febbraio 2015. E sapete a quale assessorato era preposto Tallini in quel momento? Al nulla cosmico perché le elezioni del novembre 2014 Tallini le aveva perse, il presidente della giunta regionale era Mario Oliverio, candidato di centrosinistra”.
Altre discussioni: questa mattina hanno discusso gli avvocati Sergio Rotundo per gli imputati Brugnano Serafina e Mauro Giuseppina e Salvino Mondello per Paolo e Pasquale Del Sole. Entrambi hanno chiesto l'assoluzione.
Gli altri imputati sono assistiti, tra gli altri, dagli avvocati Salvatore Staiano, Vincenzo Cicino, Tiziano Saporito, Enzo Ioppoli, Gregorio Viscomi, Antonio Ludovico, Giuseppe Fonte, Luigi Colacino, Salvatore Perri, Bruno Giosuè Naso, Salvino Mondello, Nicola Tavano, Carmine Curatolo, Gianni Russano, Vincenzo De Caro, Mario Nigro, Nicola Cantafora e Dario Gareri, Michele De Cillis. Tra il 10 e il 17 dicembre toccheranno a loro provare a sgretolare il castello costruito dalla Procura.
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