"Farmabusiness". Tallini si difende al Tdl e annuncia: "Accuse infamanti. Non mi ricandiderò più"

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Mimmo Tallini

I suoi legali, Vincenzo Ioppoli, Valerio Zimatore, Carlo Petitto, hanno fornito una lettura alternativa del materiale indiziario emerso: dalle intercettazioni ai dati elettoriali, passando per l'attività svolta da assessore regionale

  15 dicembre 2020 16:52

di EDOARDO CORASANITI

Circa quattro ore di udienza per difendersi da quella che definisce "un'accusa infamante": Domenico Tallini, ormai ex presidente del Consiglio regionale, indagato e agli arresti domiciliari per "Farmabusiness", rilascia dichiarazioni spontanee all'udienza del Tribunale della Libertà di Catanzaro di oggi. Poche parole per arrivare ad una conclusione. Non ha più intenzione di candidarsi perché dedicherà tutte le sue forze per difendersi nel processo e da "un'accusa infamante". E come fatto già durante l'interrogatorio di garanzia, Tallini ribadisce di aver sempre combattuto la criminalità organizzata. 

Dopo le dichiarazioni, parola ai suoi legali, Vincenzo Ioppoli, Valerio Zimatore (quest'ultimo oggi sostituito in aula dall'avvocato Carlo Petitto). La linea difensiva ha fornito una lettura alternativa del materiale indiziario finora raccolto e che ha determinato l'emissione gli arresti domiciliari lo scorso 19 novembre per le accuse di concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio politico- mafioso. Secondo la Procura guidata da Nicola Gratteri, grazie al suo ruolo di assessore regionale avrebbe agevolato la costituzione di una società dedita alla distribuzione di farmaci e riconducibile alla famiglia mafiosa Grande Aracri di Cutro. Un'operazione che avrebbe fatto riciclare denaro ai Grande Aracri e che a Tallini avrebbe portato un bacino elettorale e l'assunzione del figlio nella stessa azienda, poi fallita. 


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L'attenzione della difesa si è concentrata su diversi aspetti: il materiale d'intercettazione, in cui Tallini non viene mai registrato a colloquio con soggetti notoriamente appartenenti alla criminalità organizzata; la nomina di Giacomino Brancati a dirigente del settore area Lea del dipartimento tutela della salute – politiche sanitarie. Nomina architettata, secondo gli investigatori, direttamente dall’allora assessore con delega al personale della Regione. Per la difesa, non è così: la decisione è legittima, non viene fatta da Tallini ma dal dirigente preposto. Per il rilascio dell'autorizzazione del Consorzio per cui Tallini si sarebbe interessato, la difesa ha allegato il decreto dell'autorizzazione. 

Altra accusa, altra argomentazione difensiva. Sul voto di scambio, gli avvocati dell'ex presidente regionale hanno prodotto documentazione estratta direttamente dal sito del ministero dell'interno (Eligendo). Dalla lettura e confronto dei dati e dei numeri, i legali hanno evidenziato come in realtà i risultati di Tallini nel territorio crotonese possano essere definiti quasi deludenti (circa 750) e marginali rispetto al dato complessivo (11mila) dei voti raccolti nel 2014.

Agli avvocati ha replicato l'ufficio di Procura, il quale ha ribadito le accuse in base al materiale intercettivo e indiziario finora raccolto.

La decisione dei giudici del Tribunale della Libertà dovrà avvenire nelle prossime ore. 


 

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