di TERESA ALOI
Lo aveva già detto e ora, ad autopsia eseguita, è più che convinto: ad uccidere Massimiliano e Davide Mirabello, 35 e 40 anni, i due fratelli originari di San Gregorio d'Ippona, nel Vibonese, scomparsi da casa, in un piccolo comune a sud della Sardegna, a febbraio scorso, e ritrovati, dopo oltre 50 giorni, senza vita, nascosti tra le vegetazione a ridosso di una strada di campagna, sia stata una spedizione punitiva con più persone che, in qualche modo, avrebbero aiutato padre e figlio,Joselito e Micheal Marras, tuttora rinchiusi a Uta, perché accusati dagli inquirenti di aver ucciso i due fratelli.
Lui è Gianfrancesco Piscitelli, l'avvocato nominato da Caterina Mirabello, una delle tre sorelle di Massimiliano e Davide, nonché presidente dell'Associazione Penelope per la Sardegna. (Con lui nella difesa la collega di studio Elisabetta Magrini come sostituta di Salvatore Sorbillo di Vibo che assiste Adelaide ed Eleonora Mirabello e la compagna di Massimiliano).
Un'associazione alla quale la famiglia Mirabello si è rivolta all'indomani della scomparsa dei fratelli, attiva sul territorio e impegnata con interventi diretti, seminari, convegni e conferenze oltre che in favore degli scomparsi e dei loro familiari ed amici anche nella individuazione delle cause e prevenzione delle scomparse impegnandosi contro i vari aspetti della violenza ed in favore dei soggetti deboli e disagiati.
Certo, nella sua lunga carriera l'avvocato Piscitelli avrà "seguito" molte indagini e processi. Ma questa volta è diverso.
"Una cosa mi ha colpito profondamente: non accetto la cattiveria e l'aver gettato due esseri umani, anche dopo il duplice omicidio, nella macchia impraticabile alla mercé degli animali e delle intemperie, con evidente dispregio non solo per la vita ma come fossero immondizia: non per niente il luogo si chiama vecchio immondezzaio. Ora provvederemo a dare degna sepoltura a Massimiliano e Davide ma – ha concluso Gianfranco Piscitelli - tanta crudeltà va punita con il massimo della pena".
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