I militari italiani sono, in tutto, circa 97.000. Il 49% di essi proviene dal Meridione ed è in servizio nelle regioni del Nord. Parte dai dati del Rapporto Esercito 2018 la riflessione del consigliere regionale Gianluca Gallo, promotore di un'iniziativa che punta a riequilibrare la distribuzione territoriale dei militari italiani, per favorire - attraverso il potenziamento delle caserme esistenti - l'avvicinamento degli stessi ai luoghi di origine e residenza, con positive ricadute per il territorio, sia in termini di maggior tutela in caso di calamità sia sotto il profilo demografico e culturale.
"Il Rapporto - osserva il capogruppo della Cdl - nella sua linearità offre dati che testimoniano, anche in questo campo, del forte tasso migratorio che caratterizza le regioni meridionali: 1 militare su 2 viene da terre al di sotto del Garigliano, evidentemente spogliate dei propri figli anche nel servizio alla Patria. Oggi la rete degli insediamenti militari risulta essere ancora plasmata sulle esigenze della Guerra Fredda: in percentuale, un gran numero di presìdi è dislocato nel Nord Est. Un'organizzazione radicata in tempi ed istanze forse superati, almeno in parte, e che dovrebbe suggerire l'opportunità di pensare a nuovi modelli, in cui possano avere un peso anche ragioni volte a tutelare il rapporto di appartenenza, non fosse altro che per contenere il fenomeno migratorio, alquanto diffuso pure in questo contesto". Per Gallo, quindi, la "fuga di cervelli e di braccia" potrebbe essere fermata potenziando i presìdi militari già esistenti anche in Calabria. "Il che - afferma l'esponente della Cdl - permetterebbe anche di garantire una maggior sicurezza ai calabresi". Gallo cita l'esempio della Compagnia del Genio guastatori "Ettore Manes" di Castrovillari, pronta ad intervenire in attività di supporto della popolazione, attualmente dipendente dal 21mo Reggimento di stanza a Caserta. "Inevitabilmente - sostiene il consigliere regionale - ciò ne riduce, sia pur parzialmente, autonomia e reattività. Elevarne il rango porterebbe innegabili benefici, peraltro senza alcun costo aggiuntivo per la finanza pubblica: consentirebbe il rientro in Calabria di molti militari calabresi ed assicurerebbe la presenza di una forza a disposizione delle comunità locali in tempi rapidi e con indiscutibile efficienza. La questione ha aspetti che, naturalmente, vanno approfonditi ed affrontati anche in rapporto a quelle che, sul punto, sono le competenze del Parlamento e le indubbie motivazioni di sicurezza nazionale. Di certo la Regione Calabria può farne oggetto di riflessione e proposta. Per quanto ci riguarda, ci adopereremo perchè possa diventare argomento del programma elettorale del centrodestra già in occasione delle prossime elezioni regionali".
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