«L’amministrazione dell’Asp di Catanzaro è tendenzialmente opaca, approssimativa, con diverse anomalie gestionali e procedurali, alcune delle quali hanno favorito direttamente imprese riconducibili ad ambienti di criminalità organizzata». È uno dei passaggi più sferzanti contenuti nella relazione della commissione d’accesso, pubblicata oggi in Gazzetta Ufficiale insieme al decreto di scioglimento dell’Asp catanzarese firmata dal ministro dell’Interno Luciana Lamorgese l’11 settembre scorso.
La relazione prende le mosse dall’inchiesta "Quinta Bolgia" coordinata dalla Dda di Catanzaro guidata dal procuratore Nicola Gratteri. Dalle indagini era emerso il ruolo predominante svolto da due gruppi imprenditoriali (Putrino e Rocca) riconducibili ad una locale cosca criminale (Iannazzo-Cannizzaro-Daponte) fortemente radicata sul territorio.
Da qualche settimana si sono insediati i commissari prefettizi Domenico Bagnato, Franca Tancredi e Salvatore Gullì. Lo scioglimento durerà 18 mesi.
TUTTO PARTE DA QUINTA BOLGIA- Nella relazione si legge «di un regime di monopolio nel redditizio settore delle ambulanze sostitutive del servizio pubblico e più in generale nell'ambito dei servizi sanitari, favorito soprattutto - secondo quanto ricostruito dagli investigatori - dai privilegiati rapporti intercorrenti tra esponenti della 'ndrangheta locale e numerosi dipendenti anche di livello apicale dell'azienda sanitaria provinciale di Catanzaro». Nel mirino della magistratura era finito l’affidamento della gara del servizio a chiamata delle ambulanze “in estrema urgenza” e alla ditta colpita da interdittiva, così come il “controllo” all’interno dell’ospedale di Lamezia Terme di soggezione del personale medico e paramedico.
DIPENDENTI COINVOLTI IN INDAGINI PENALI ANCHE AL DI FUORI DI QUINTA BOLGIA- Nonostante i molti omissis nella relazione, nel decreto del ministro si apprende che «alcuni dirigenti e dipendenti dell'azienda sanitaria provinciale risultano coinvolti non solo nell'operazione di polizia giudiziaria da cui è scaturito l'accesso, ma anche, a vario titolo, in ulteriori procedimenti penali relativi a gravi delitti quali turbata libertà degli incanti, peculato, falso ideologico commesso da pubblico ufficiale ed altri». L’Asp ha un fatturato di 600 milioni ed oltre due mila dipendenti. Negli ultimi anni le perdite di esercizio sono cresciute vertiginosamente fino ai – 40,5 milioni del 2017 e ai -52 (bilancio non ancora approvato) del 2018.
AFFIDAMENTI DIRETTI E LA “SUPERFICIALITA” NELLA VERIFICA DELLA BANCA DATI ANTIMAFIA- «Nel settore degli affidamenti di lavori e servizi pubblici, gli accertamenti svolti in sede ispettiva hanno evidenziato un generalizzato ricorso agli affidamenti diretti - in assenza quindi di procedure di gara e senza che siano stati esplicitati i motivi di fatto e di diritto posti a fondamento della scelta - a favore di un ristretto numero di ditte, che in taluni casi - attraverso il c.d. «frazionamento artificioso della spesa» - hanno comportato una sostanziale elusione della normativa antimafia». Inoltre dai riscontri della commissione di indagine tramite la banca dati nazionale antimafia è emerso che l'azienda sanitaria provinciale ha richiesto solamente tre informazioni con riferimento ad un unico contratto di appalto e «che per circa venti imprese affidatarie di lavori o servizi non è mai stata effettuata alcuna richiesta di informativa». Il funzionario che aveva l’accesso alla banca dati, coinvolto in Quinta Bolgia, non è stato sostituito questo «attesta il permanere di una gestione «superficiale» e comunque non in linea con i principi di trasparenza e legalità». (g.r.)
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