Giallo Torregrossa, la sorella: "Massimo non era tranquillo. Speriamo che sia in un convento"

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Un immagine di suore a passeggio
  28 agosto 2019 18:31

di TERESA ALOI

E’ a casa sua ad Aversa, nel Casertano. Il telefonino a portata di mano, lo sguardo sul display nella speranza che lampeggi. Basterebbero solo due parole: “Sto bene”.  Barbara Torregrossa è arrivata nel suo paese di origine il giorno dopo aver saputo della scomparsa del fratello Massimo, 51 anni, l’operatore impiegato negli uffici amministrativi di Fondazione Betania che manca da casa da 15 giorni .

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Direttamente da Messina - “ho preso un treno due ore dopo” - dove lei, suora francescana, vive da qualche tempo. E' lì per dare forza ai suoi genitori. “Non potevo lasciarli soli con quest’angoscia nel cuore” dirà più volte.   

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Neppure lei, in questi giorni, è riuscita a trovare risposte alle sue domande. E, giura, sono tante.  “Non abbiamo alcuna traccia, alcun indizio, da dove partire”.  Alla domanda se Massimo possa essere in un convento per trovare pace e mettere ordine nella sua vita, risponde che è “impossibile saperlo” ma che lo spera tanto anche perché Massimo non è estraneo all’ambiente religioso.

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“Massimo è entrato in convento a 18 anni  - racconta - fino a prestare  la sua opera in qualità di missionario della Congregazione “Oblati di Maria immacolata” di cui faceva parte da anni anche in qualità di presbitero”. Poi,  l’incontro con la moglie  e tutto cambia.  Si spoglia dell’abito talare e inizia una nuova vita accanto al grande amore. “Ultimamente  però non era sereno - ricorda Barbara - era come se avesse un pensiero fisso, era molto sciupato, dimagrito. Eppure alla nostra richiesta di spiegazioni ha sempre glissato”.   Se solo avesse chiesto aiuto, avesse mandato un  qualsiasi messaggio, forse "tutto questo non sarebbe successo". 

Il 18 luglio scorso  Massimo era andato a trovare la sua famiglia. Due giorni e mezzo per ritrovare le sue radici, riabbracciare le tre sorelle, i nipoti, i genitori. “Cercava di sorridere ma non era lui. Si capiva che c’era qualcosa che non andava”. Anche al telefono, il  31 luglio,  il  giorno del suo compleanno,  “Massimo non era tranquillo”.

Una “doccia fredda”, la scomparsa del fratello.  Così la definisce Barbara.  Un fulmine a ciel sereno. E lei ha provato a capirci qualcosa anche contattando la moglie di Massimo. Che ci fossero problemi nella coppia la famiglia di Massimo non ne sapeva nulla. L’aveva intuito, certo. “Con Massimo ci sentivamo spesso - racconta Barbara - anche per via di un trascorso simile”.  Rapporti tra un fratello e una sorella cementificati dal rispetto, dalla fiducia, da quel senso di appartenenza tipico di una famiglia.

Ora, tutto è fermo al 13 agosto: alle 23,01 data dell’ultima connessione del telefonino di Massimo.    

E intanto in procura, sulla scrivania del sostituto procuratore Vito Valerio, c'è un fascicolo aperto contro ignoti, mentre i carabinieri, che portano avanti le indagini, continuano le ricerche del cinquantunenne. 

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