Giornalista Rai minacciata, il direttore del Parco acquatico di Rende si scusa: "Ho fatto lo sbruffone, il guappo che non sono”

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images Giornalista Rai minacciata, il direttore del Parco acquatico di Rende si scusa: "Ho fatto lo sbruffone, il guappo che non sono”
Erika Crispo, giornalista della Tgr Rai della Calabria
  17 giugno 2020 07:52

Si è scusato il direttore tecnico del Parco Acquatico di Rende, Antonio Vivacqua,  con la giornalista Erika Crispo, della Tgr Rai Calabria, pesantemente minacciata dopo la messa in onda, sul Tg del 12 giugno scorso, di un servizio sulla struttura del comune cosentino.

Lo ha fatto con una lettera, inviata al caporedattore della Tgr Rai Calabria, Pasqualino Pandullo, Vivaqua fa una severa autocritica dettata anche dalla presa di distanza della moglie e della figlia dal suo gravissimo comportamento.  Al fianco di Erika Crispo e della Redazione della Tgr Calabria sono, tra gli altri, intervenuti Carlo Parisi, segretario del Sindacato Giornalisti della Calabria e segretario generale aggiunto della Fnsi, Michele Albanese, presidente dell’Unci Calabria e responsabile Fnsi per la Legalità, e Lucio Musolino, rappresentante della Calabria nell’Osservatorio nazionale sulla legalità della Fnsi, condannando "l’ennesimo caso di minacce alla libertà di informazione e al diritto dei cittadini ad essere informati. Un fatto inaccettabile e preoccupante, da condannare senza alcun tentennamento" .

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Il Sindacato Giornalisti della Calabria, come ribadito dal segretario Carlo Parisi intervenuto in diretta, lunedì scorso, a “Buongiorno Regione”, è pronto a costituirsi parte civile nel procedimento giudiziario che ne scaturirà.

Di seguito la lettera di Vivacqua pubblicata da giornalistitalia.it

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Io sottoscritto Antonio Vivacqua, Direttore Tecnico del Parco Acquatico di Rende, in merito alla nota vicenda che che mi ha visto negativo protagonista della telefonata minatoria nei confronti della Giornalista Erika Crispo, chiedo un incontro, anche presso gli Uffici della Rai di Viale Marconi, in Cosenza, al fine di porgere – qualora possibile – le mie scuse alla dipendente Rai pesantemente offesa.

Tengo solo a precisare che il mio gesto inconsulto – assolutamente deprecabile ed ingiustificabile – è stato l’inopinato frutto di un incontrollato momento d’ira scaturito dalla enorme pressione provocata, negli ultimi mesi, dalle vicende del Parco Acquatico ed anche dalla delusione provocata in me dal mancato rispetto dell’accordo in forza del quale era stata esclusa la possibilità di fare interviste o di procedere a registrazioni audio (per come, del resto, è arguibile dal contenuto iniziale della telefonata registrata e divulgata).  La mia agitazione, inoltre, è stata purtroppo esasperata anche dalle allarmate telefonate ricevute da mia moglie e mia figlia che, avendo visto al Tg3, il servizio mandato in onda il 12 giugno, mi hanno telefonato piangendo per la pessima figura fatta davanti alle telecamere.

Inutile precisare – anche se sono ben consapevole che ciò non potrà mai costituire scusante al mio comportamento esecrabile – che le mie offese non avrebbero mai potuto avere un seguito in quanto non sono mai stato una persona violenta o aggressiva o offensiva.  Chiedo scusa perché le parole hanno un peso e me ne assumo ogni responsabilità. Ho voluto fare lo sbruffone, il “guappo” che non sono. Prendete informazioni, non ho mai fatto del male a nessuno, mai! Vi prego di non trasformare un deprecabile mio comportamento in un caso, la legge faccia il suo corso, ma non attribuitemi cose non vere, se la Signora Erika merita giustamente comprensione, lo merita anche la mia famiglia che nulla c’entra in tutto questo.

Io chiedo scusa alla donna, soprattutto all’essere umano che ho tentato di offendere come un bulletto qualsiasi; ho sbagliato – è indiscutibile – ma credetemi non avrei mai osato farle del male, perché non mi appartiene. Ero arrabbiato perché la signora Erika insieme al cameraman delle riprese, Sig. Redavid Tonino, mi avevano assicurato che avrebbero effettuato solo delle riprese video e non delle audio registrazioni in quanto non ero autorizzato né dall’amministratore della società e né dall’avvocato della stessa. Non voglio giustificarmi perché so che ho detto parole orribili ma questo è il motivo per cui ho perso il controllo ed è l’unica verità di questa storia.  Di conseguenza, ove la presente lettera non sia ritenuta sufficiente, chiedo espressamente che mi venga data la possibilità di incontrare la Giornalista Erika Crispo presso i vostri uffici per chiederle scusa ufficialmente.
Cordiali saluti

Antonio Vivacqua

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