di FLAVIO STASI*
Oggi sotto Palazzo Chigi c'è stata un'altra Calabria, diversa da quella degli imbarazzi televisivi e delle inchieste giudiziarie sui quali spesso si soffermano i riflettori.
La Calabria della prima linea, quella che si scontra quotidianamente con le ordinarie emergenze della nostra terra; quella che porta come una ferita viva sulla propria pelle la disparità tra nord e sud; quella che da mesi sta combattendo a mani nude anche contro il covid, nonostante decenni di disastro sanitario.
Al Presidente Conte ed al Ministro Speranza, chi ha avuto l'onere di rappresentare tutti gli altri, ha provato a trasmettere ciò che sentono e ciò di cui hanno bisogno 2 milioni di calabresi non solo per la pandemia.
Il Commissariamento d'emergenza della sanità regionale è stato un fallimento, acclarato dai dati, dai risultati, confermato beffardamente dalla zona rossa.
È il tempo di definire un percorso che porti la Calabria fuori dall'emergenza in un tempo prossimo, non nei 3 anni ipotizzati dal Decreto Calabria bis.
Inoltre, i debiti che anche i commissari governativi hanno continuato a produrre e che oggi sono sostanzialmente incalcolabili, aggravati da una sanità privata spesso predatoria e dalla massiccia emigrazione sanitaria, non possono essere l'ennesimo prezzo da pagare dai Calabresi: abbiamo chiesto che il Governo dia alla sanità calabrese la possibilità di ripartire davvero, anche intervenendo sul debito.
E poi interventi straordinari sul personale e per l'utilizzo e la riattivazione degli ospedali chiusi per affrontare dignitosamente la pandemia che raggiunge, giorno dopo giorno, numeri sempre più preoccupanti. Cariati, Trebisacce, Praia a Mare sono solo alcuni casi eclatanti della nostra provincia.
Infine il modello "Ponte Morandi". In Calabria ci sono circa 800 milioni di euro di soldi non spesi per l'edilizia sanitaria, per lo più per progetti partiti più di un decennio fa e che ancora non vedono la luce. Centinaia di milioni di investimenti mancati, di servizi mai partiti, di attrezzature mai acquistate a Corigliano-Rossano, a Vibo Valentia, nella locride per fare degli esempi. Se si è potuto adottare un modello straordinario per il viadotto di Genova, si può fare anche per gli ospedali in Calabria e lo abbiamo chiesto con forza.
Mai 400 fasce tricolori calabresi, unite, avevano intrapreso una iniziativa simile e ritengo che il Governo debba tenerne conto. Ora attendiamo atti concreti, a partire dalla conversione in legge del Decreto Calabria bis al quale è possibile apportare integrazioni e miglioramenti. Ma soprattutto ci aspettiamo una forma di interlocuzione nuova, diversa dal passato, attraverso la quale i sindaci possano dare il proprio contributo istituzionale. Se fosse stato così, forse anche molti "passi falsi" di questi giorni si sarebbero potuti evitare.
*sindaco di Corigliano-Rossano
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