IL CASO. Discarica di Scala Coeli. Il Tar nega l'accesso al fascicolo. Legambiente: "Non ci fermeremo" (I PUNTI CRITICI DEL PROGETTO)

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images IL CASO. Discarica di Scala Coeli. Il Tar nega l'accesso al fascicolo. Legambiente: "Non ci fermeremo" (I PUNTI CRITICI DEL PROGETTO)
Discarica Scala Coeli
  14 maggio 2020 10:11

di PAOLO CRISTOFARO

LA LUNGA BATTAGLIA, IL DEMANIO E L'ISTANZA NEGATA DAL TAR

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L'eco di una battaglia, non con spade, archi e frecce, né con fucili, ma combattuta a colpi di carta bollata, riecheggia da tempo tra le colline di Scala Coeli, nella provincia di Cosenza. Tra quel verde esiste una discarica di 93mila metri cubi, autorizzata nel 2010. Una modifica della stessa, proposta dalla ditta Bieco S.r.l. ne vuole aumentare la portata di 3260 metri cubi. Ora, un accesso al fascicolo relativo al ricorso tra Agenzia del Demanio, Regione e ditta, è stato negato a Legambiente. Ma ricostruiamo la complessa vicenda.

Proprio Legambiente - e in particolare il Circolo "Nicà" di Scala Coeli, di cui è presidente Nicola Abruzzese - sta lottando contro il decreto regionale del 20 novembre 2019 che, dopo il silenzio della pubblica amministrazione e l'intervento di un commissario ad acta nominato dal Tar, ha espresso parere positivo per la Valutazione d'Impatto Ambientale (VIA) e per l'Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA). Contro l'assenso della Regione Calabria, nonostante numerosi pareri negativi espressi dalla stessa in precedenza, Legambiente ha presentato un dettagliato ricorso, sottoscritto dagli avvocati Corrado Giuliano, Nicola Giudice e Anna Parretta. Intanto, al Tar oltre al ricorso di Legambiente, è in atto la disputa tra l'Agenzia del Demanio, per l'occupazione dei terreni, la Regione e la Bieco S.r.l..

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LE MOTIVAZIONI PER L'ACCESSO NEGATO, L'ERRORE LAMENTATO DA LEGAMBIENTE E IL LEGALE PRONTO AD INSISTERE

Le questioni demaniali, tra le altre cose, sono tra le problematiche esposte da Legambiente nel ricorso a parte. E, dato l'interesse dell'Ente di tutela ambientale, la stessa ha chiesto, relativamente al procedimento in corso tra Demanio e parti interessate, l'accesso al fascicolo. Un accesso che, proprio in questi giorni, è stato negato dal Tar, perché "il richiedente giustifica la richiesta di ostensione con l’avere proposto ricorso connesso, senza affermare l’intenzione di intervenire volontariamente nel presente giudizio". Secondo il Tar, quindi, Legambiente non può avere accesso al fascicolo della disputa sulle aree demaniali perché avrebbe sì fatto ricorso, ma senza richiedere un intervento nell'altro procedimento, ciò in quello in atto tra Demanio e ditta, del quale chiede gli atti. Ma i legali di Legambiente non la pensano allo stesso modo, dicendosi pronti a presentare ulteriori istanze di chiarimento.

Secondo Legambiente, infatti, nella richiesta, era stato chiaramente esplicitato (come sottolineato in rosso nella foto del documento) l'interesse ad intervenire anche nel ricorso dell'Agenzia del Demanio. A sostenerlo, sentito telefonicamente, il legale palermitano Nicola Giudice, del Centro Azione Giuridica di Legambiente Nazionale, uno degli avvocati che, contro l'autorizzazione regionale, hanno presentato un ricorso a sé, indipendente da quello tra Demanio e ditta al quale è stato negato l'accesso.

"Proprio perché, Legambiente, ha già di per sé presentato un ricorso contro l'autorizzazione regionale all'ampliamento della discarica di Scala Coeli, abbiamo chiesto parallelamente anche l'accesso al fascicolo del ricorso proposto dall'Agenzia del Demanio, specificando l'interesse ad intervenirvi. In realtà il Tar, non ne ha tenuto conto, sostenendo il contrario. Siamo pertanto pronti a presentare una nuova istanza segnalando l'errore e chiedendo chiarimenti", ha detto il legale.

IL CONTENUTO DELL'ESPOSTO, TRA VINCOLI PAESAGGISTICI, RISCHIO IDROGEOLOGICO E INQUINAMENTO

Le quasi 40 pagine di ricorso dettagliato, presentato, a parte, al Tribunale Amministrativo (21/02/2020) dai legali di Legambiente, riassumono le numerose criticità relative alla discarica, al suo funzionamento, all'impatto sul territorio e al suo ampliamento autorizzato. I punti principali evidenziati sono i seguenti.

  1. La presunta violazione delle disposizioni del Piano Regionale Rifiuti. La discarica, secondo quanto scritto da Legambiente, "non rientra nella programmazione regionale dei rifiuti in relazione ai rifiuti appartenenti al circuito pubblico".
  2. La presunta violazione delle prescrizioni urbanistiche vigenti per carenza di conformità all'intervento proposto. Dal certificato di destinazione urbanistica rilasciato dal Comune di Scala Coeli si evince che la destinazione del terreno è a scopi agricoli (il che andrebbe contro la Legge regionale del 31/12/2015). Con nota del Settore 3 del Dipartimento Urbanistica (22/06/2018), la Regione aveva già espresso parere negativo "laddove il progetto non valuti la compatibilità urbanistica dell'intervento". E il Comune di Scala Coeli, oltretutto, manca di PSA (Piano Strutturale Associato).
  3. La mancata sdemanializzazione delle aste demaniali. Le particelle riguardate dall'ampliamento ricadrebbero in zone demaniali dello Stato, ramo idrico, sulle quali ancora mai è venuto meno il vincolo di demanio.
  4. Le criticità relative alla viabilità. L'unica strada di accesso sarebbe dalla SP 1 continua sulla SP 6 (della provincia di Crotone) e prosegue sulla comunale di Scala Coeli Capoferro-Cordarella. La SP 6, come indica Legambiente, attraversa il territorio di Crucoli, soggetto a vincolo idrogeologico e continui dilavamenti e frane, con smottamenti. E la strada comunale, invece, attraversa diversi fossi di scolo e un torrente, inserito nell'elenco delle acque pubbliche previsto dal testo unico dei beni ambientali e culturali. Acque, sponde e argini sono soggetti, per circa 150 metri, sono soggetti a tutela paesaggistica. La Struttura Tecnica di Valutazione (STV) già nel 2018 aveva scritto di "particolari dubbi circa l'accettabilità della discarica, nella configurazione e per le dimensioni progettate", aggiungendo che "tali condizioni si amplificherebbero in maniera rilevante fino ad impatti intollerabili [...] con una insostenibile pressione sugli attraversamenti fluviali".
  5. Il corso d'acqua Vallone-Pipino. Nel Piano di Assetto Idrogeologico (2016) viene considerato a pericolosità idraulica elevata e si trova in prossimità dell'area oggetto di richiesta per l'ampliamento della discarica.
  6. Violazione della normativa sulle aree percorse da incendio. Nel 2007 l'intera area di località Pipino è stata percorsa da un incendio, senza che la normativa, sostiene Legambiente, abbia trovato applicazione con relativi divieti e prescrizioni.

IL PARERE DEL PRESIDENTE DEL CIRCOLO LOCALE, LE PRODUZIONI AGRICOLE CERTIFICATE E LA BATTAGLIA ANCORA APERTA

Nicola Abruzzese, presidente del Circolo "Nicà" di Legambiente, con sede proprio a Scala Coeli, sentito anche lui telefonicamente, ha palesato la chiara volontà di continuare la battaglia. "Si tratta di una lotta lunga anni. Come detto dai nostri legali siamo pronti a presentare al Tar un'istanza di chiarimento, dato che avevamo palesato l'intenzione di intervenire anche nel ricorso dell'Agenzia del Demanio. Legambiente non si fermerà davanti a niente e a nessuno e porteremo avanti questa battaglia per la trasparenza e il rispetto delle regole e del territorio".

Sempre stando all'esposto di Legambiente, "tali terreni sono in continuità con una particella coltivata con metodo biologico con produzioni agroalimentari certificate e la cui azienda è fornita di Documento Giustificativo di Conformità riportando l'elenco delle produzioni certificate". Legambiente sottolinea che l'articolo 51 della Legge regionale sull'urbanistica prevede che "nelle zone a destinazione agricola è comunque vietata ogni attività di deposito, smaltimento e lavorazione dei rifiuti non derivante dall'attività agricola stessa". La battaglia, insomma, rimane aperta e dall'esito quantomai incerto.

 

 

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