"Il Centro Anti Violenza non si tocca!". Lo hanno ribadito le volontarie nel corso della conferenza stampa nella sede di Via Fagiani, che, hanno detto, da un giorno all’altro e senza alcun preavviso, hanno trovato senza corrente elettrica e riscaldamento.
“Un vero e proprio macigno sulle nostre teste e per il nostro radicato senso di responsabilità che non ci consente di lasciare le donne in percorsi di accoglienza”. Lo stabile di proprietà della Regione, sarà infatti interessato da lavori di ristrutturazione non meglio specificati. “Nonostante voci ufficiose, mai confermate da comunicazioni ufficiali, abbiamo più volte scritto - hanno lamentato le volontarie - agli uffici regionali preposti senza mai ricevere alcuna risposta. Ci siamo così trovate dall’oggi al domani a essere costrette ad interrompere le vitali attività del centro creando un disservizio alle donne vittime di violenza che a noi si rivolgono da quasi trent’anni”.
Le volontarie non vogliono fermarsi. “Riteniamo che questo sia un atto di grave negligenza - affermano - da parte delle istituzioni preposte perché indice di una evidente mancanza di senso di responsabilità di fronte a tali tematiche. Ciò mette a rischio il supporto essenziale fornito a donne in situazione di pericolo. Il nostro centro rappresenta un punto di riferimento per vittime di violenza, offrendo ascolto, percorsi di uscita dalla violenza e di rispetto e percorsi di autonomia tali da garantire il sacrosanto diritto delle donne di vivere libere dalla violenza. Questa interruzione forzata delle nostre attività significa lasciare sole le centinaia donne che si affidano a noi per sottrarsi a situazioni di abuso. È inaccettabile che un’istituzione pubblica mostri così poca attenzione verso chi ogni giorno combatte per la sicurezza e i diritti delle donne. La mancata comunicazione preventiva dimostra un totale disinteresse verso la continuità del nostro lavoro e, più in generale, verso le politiche di contrasto alla violenza di genere”.
Le volontarie del CAV hanno pertanto chiesto un incontro con le istituzioni regionali per chiarire le motivazioni “di questa decisione irresponsabile e pretendere un maggiore rispetto per il nostro operato. La nostra è responsabilità istituzionale perché non vogliamo lasciare le donne che a noi si rivolgono. Altrettanto quanto quella delle istituzioni che per convenzione di Istanbul sono chiamate a rendere questo servizio attraverso i CAV. Ricordiamo infatti che siamo collegate al 1522 che è un numero istituzionale di pubblica utilità. Pertanto - è stato detto - vogliamo dalla Regione e dalle altre realtà istituzionali risposte celeri e l’immediata individuazione di una eventuale sede alternativa che garantisca la continuità delle nostre attività di supporto alle vittime di violenza, oltre a un piano strutturato per garantire la stabilità e la tutela dei Centri Antiviolenza, affinché situazioni simili non si ripetano in futuro. Non si può parlare di tutela delle donne se i luoghi che le proteggono vengono chiusi con tale superficialità. Non ci fermeremo finché non avremo risposte”. Le volontarie hanno infine lanciato una assemblea per il prossimo mercoledì alle 16, sempre nella sede di Cosenza in via Fagiani, con tutte le realtà associative, la società civile e le forze politiche che hanno sinora dato solidarietà e sostegno al CAV.
A fine conferenza stampa è stata data notizia del riallaccio della corrente elettrica da parte della Regione. Le volontarie del Centro che hanno comunque ribadito la volontà di “non retrocedere di un passo e di continuare la mobilitazione messa in atto perché nulla è stato comunicato formalmente e perché ci saranno comunque lavori di ristrutturazione da quanto è al momento a nostra conoscenza”.
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