Il Collettivo studentesco al fianco dei precari della sanità: "Condividiamo la loro lotta, sono l'orgoglio di questa città"

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  07 novembre 2019 12:14

"I precari della sanità licenziati dall'Ospedale Pugliese di Catanzaro stanno portando avanti, ormai da mesi, una lotta per il reintegro e la definitiva stabilizzazione lavorativa, supportati dall'Unione Sindacale di Base". E' quanto si legge in una nota stampa del Collettivo Studentesco Catanzaro.  

"Una battaglia assolutamente legittima e sacrosanta - prosegue - che è stata però strumentalmente condannata, in particolare dopo l'azione dello scorso mercoledì, quando i lavoratori, barricati dentro la sede amministrativa dell'azienda ospedaliera, hanno minacciato di darsi fuoco o buttarsi dal balcone, riuscendo solo così ad ottenere udienza da parte degli organi competenti e una seppur temporanea conquista: il reintegro sul posto di lavoro fino al 31 dicembre. Una dimostrazione di forza che non si vedeva da tempo". 

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"In molti, - si legge ancora - anche esponenti della politica nostrana che si presentano impropriamente come di sinistra, hanno giudicato negativamente il gesto accusando i lavoratori addirittura di "terrorismo", evidentemente non comprendendo cosa voglia dire perdere il posto di lavoro dopo anni di servizio e dovere fare i conti con il disinteresse e il silenzio degli organi di competenza nonché delle istituzioni e della politica, che sembra non considerare il diritto al lavoro come una priorità". 

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"Si sta cercando inoltre, - prosegue il collettivo studentesco - anche in questa occasione, di alimentare una “guerra fra poveri”, in nome di una "legalità" supportata dalla falsa narrazione che pone i precari della sanità come avversari degli idonei in graduatoria. Una situazione paradossale se si considera che entrambi hanno diritto al posto di lavoro, all'interno di ospedali con forti carenze di organico, e che entrambi sono vittime dello stesso sistema. Un sistema che, in particolare nella nostra regione, ha visto la sanità andare verso un'organizzazione di stampo aziendale che non tiene in considerazione né il diritto alla salute che viene meno, né il rispetto degli operatori sanitari". 

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"Se è davvero solo il piano della legalità che interessa - incalzano - e non la condizione specifica in cui versano lavoratori e lavoratrici che rischiano di finire in mezzo alla strada, allora ci chiediamo se sia legale che interi reparti vengano chiusi per carenza di personale, a fronte di dieci anni di “Piano di rientro dal disavanzo finanziario del Fondo Sanitario Regionale”, caratterizzato da blocco di assunzioni e tentata riconversione di ospedali; ci chiediamo se sia legale che le attrezzature medicali manchino o siano inadeguate; se siano legali le liste di attesa infinite".  

"Il disavanzo finanziario e la mancata attuazione dei Livelli Essenziali di Assistenza, - conclude la nota - che determinano insieme ad altri fattori la patologica spesa regionale di oltre 300 milioni di euro della migrazione sanitaria calabrese verso il nord, sono da attribuire alle mancate, queste sì illegali, attuazioni delle leggi di riforma della sanità da parte della nostra politica locale.   È chiaro che per qualcuno non è conveniente che si mostri il volto negativo di questo sistema, ma é altrettanto chiaro e giusto che qualcun altro rivendichi i propri diritti attraverso la lotta. I lavoratori hanno puntato il dito contro un sistema ingiusto per tutti, una sanità calabrese inefficiente e soffocante per pazienti e personale medico, ma qualcuno ha guardato solo il dito, il loro gesto di rabbia.  Da parte nostra ci mostriamo solidali e complici di questi lavoratori; ne andiamo orgogliosi e ne condividiamo la lotta sapendo che la stessa non appartiene solo a loro ma ci riguarda tutti".

 

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