di GIORGIA RIZZO
Resto o vado via? E’ il grande interrogativo con cui tutti i giovani meridionali, ad un certo punto della loro vita, e in particolare del loro percorso formativo, devono fare i conti. Andare via risulta essere per molti una scelta obbligata più che una semplice possibilità, al contrario il rischio è quello di vedere ridotte le proprie opportunità, in tutti i campi. Restare rimane una scelta coraggiosa per i più temerari e non un diritto.
“Il diritto dei giovani di restare al sud” è proprio il nome del convegno promosso dall’associazione “Sud” insieme alla lista #Noi che si è svolto questo pomeriggio all’Università della Calabria, alla presenza del ministro per il sud e la coesione territoriale Giuseppe Provenzano.
I rappresentanti degli studenti Antonio Maiolino, senatore accademico, Vincenzo Delle Donne, consigliere d’amministrazione, Andrea Pio Assunto, presidente dell’associazione Sud, e il giovane Giuseppe Luci, promotore della startup M3dical, attraverso la moderazione di Gaia De Luca, hanno presentato un quadro critico, se non a dir poco allarmante, sulle condizioni del meridione d’Italia e quindi della Calabria.
Partendo dallo stesso Ateneo calabrese, Maiolino ha sottolineato le problematiche legate al definanziamento delle università meridionali e alla mancanza di fondi per il diritto allo studio che fanno venire meno la copertura per tutti gli studenti aventi diritto. Al contrario dell’anno precedente, infatti, denuncia l’associazione, l’Università non potrà garantire a tutti gli studenti che ne necessitano la borsa di studio per mancanza di fondi. L’obiettivo del campus di Arcavacata, quello di permettere a tutti i meridionali di studiare e di migliorare le condizioni del proprio territorio, viene così meno.
Tutto questo nel contesto di una regione che soffre di una continua decrescita economica. I dati Svimez, come ha sottolineato Delle Donne, dimostrano un decremento del PIL dell’0.8% in questo anno, e richiamano alla necessità di infrastrutture e la necessità di incentivi per le imprese che vengono a lavorare in Calabria.
A ciò si aggiunge l’abbandono scolastico già a partire dalle scuole elementari e medie, le migrazioni sanitarie verso altre regioni, l’alto tasso di disoccupazione. Un riferimento, poi, al regionalismo differenziato, che aumenta le disuguaglianze fra nord e sud e la flat tax, ulteriore fonte di disuguaglianze economiche.
Il ministro Provenzano, questa mattina già ospite alla Provincia di Cosenza, ha sottolineato la necessità di un lavoro che consista in una pluralità di interventi su più fronti “Bisogna rompere questa spirale di disuguaglianze in più punti, agire sul circuito della formazione, già a partire dall’asilo, sulla produzione e sui servizi. La scuola non è più in grado di correggere le disuguaglianze provenienti dalle famiglie ma anzi continua a riprodurle, le Università devono funzionare come motori di sviluppo, come nel caso di Cosenza – ha dichiarato - Non c’è la capacità di attuare delle politiche che tengano in considerazione delle difficoltà e specificità di ogni regione, dovrebbero essere calibrate.”
Ha poi sottolineato la necessità di investimenti nella produzione, per rendere il sud un territorio attrattivo per tutto il resto del mondo, sulle infrastrutture per migliorare le condizioni di vita, sull’internazionalizzazione delle imprese e sul rendere efficienti le amministrazioni pubbliche
“Una responsabilità, quella di migliorare il Sud, che non pesa solo sulle istituzioni ma che richiama alla responsabilità tutti, soprattutto i giovani - ha concluso - Mettere in campo anche un conflitto sociale, voglio che vi opponete alle leggi di governo se non siete d’accordo” e aggiunge “non sono qui per trovare soluzioni, ma per dialogare con voi”.
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