Asma grave: quanto risolve la terapia biologica? Da venerdì il III seminario nazionale di pneumologia in Puglia. Tra i relatori il professor Girolamo Pelaia, dell’Università ‘Magna Graecia’ di Catanzaro, uno dei massimi esperti in materia. Pelaia comunicherà gli ultimi dati in merito alla gestione del paziente respiratorio grave sottoposto a terapia biologia (tra i primi al mondo).
Il III seminario nazionale ‘Pneumology around the clock’ (evento ecm accreditato) promosso dalla Società italiana di Pneumologia e organizzato dal dottor Emmanuele Tupputi ad Alberobello (Ba), in Puglia, in programma dall’8 al 10 novembre prossimi, sarà inaugurato con i risultati del sondaggio ‘Che ne sai dei polmoni’, promosso per testare il livello di conoscenza – tra la gente comune – delle patologie gravi come l’asma, la Bpco o i disturbi del sonno. Ma soprattutto, come fanno sapere gli organizzatori, per promuovere un dialogo semplificato medico-paziente.
Su "La terapia biologica e gli esperti a livello mondiale", Pelaia, in qualità di esperto – tra i primi al mondo nell’applicazione della terapia biologica – che illustrerà i dati reali relativi alla gestione del paziente affetto da asma grave. “Siamo stati tra i primi al mondo, 15 anni fa – dichiara Pelaia – ad aver introdotto questa terapia che restituisce al paziente asmatico grave una qualità della vita di gran lunga migliore rispetto a quella precedente alla terapia. Questo significa poter dormire serenamente la notte, lavorare senza interruzioni, praticare sport con tranquillità, e studiare senza attacchi violenti. La quasi totalità di questi pazienti sono passati da una condizione di semi-invalidità e gravemente sofferenti a una performance di vita felice”. “I farmaci biologici – aggiunge Pelaia – sono il risultato di una complessa elaborazione di anticorpi monoclonali che attaccano specifici bersagli che caratterizzano la progressione della malattia”.
Pelaia è stato nominato per il biennio marzo 2018/ottobre 2019, Chest Global Governor for Italy” dal prestigioso “American College of Chest Physicians”.
“Se ben prescritta – spiega poi il dottor Tupputi, consigliere nazionale della Società italiana di Pneumologia – e rispettando i criteri determinati dall’Aifa, la terapia biologica può determinare la riduzione di episodi di riacutizzazione annuale, la riduzione degli accessi al pronto soccorso e, ancora, la riduzione della terapia cortisonica (che a lungo andare scatena altre patologie come l’osteoporosi). È naturale – conclude – che in questo modo si possa migliorare la qualità della vita del paziente e gli effetti collaterali”.
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