"Gli indagati gestivano le attività del campetto in piena autonomia". Il gup Alfredo Ferraro ha bollato così la vicenda del campetto di Cosenza, affidato ad una associazione sportiva dilettantistica e che è finita al centro dell'operazione "Sistema", eseguita oggi dalla Dda di Catanzaro e che ha portato a centinaia di arresti a Cosenza. Nel mirino sono finiti cosche e politica.
Per il campo di calcio ad essere contestato è il trasferimento fraudolento di valori relativo agli impianti sportivi che sarebbe stato gestito dagli indagati Maione Massimo Giuseppe, Piromallo Mario e suo figlio Piromallo Giuseppe.
Secondo l'accusa, Piromallo attuava questo piano proprio "al fine di dissimulare la riconducibilità dell'attività a lui stesso, consapevole dei rischi di sequestro e confisca. Tale elemento, del resto, si desume agevolmente dal fatto che i campetti sportivi non erano l'unica attività di fatto riconducibile al Piromallo ma formalmente intestata ad altri, sicché emerge come lo stesso così facendo adoperava un vero e proprio modus operandi al fine di arricchirsi senza esporsi ad alcun rischio. Parimenti, tali considerazioni vanno riferite anche ai concorrenti Piromallo Giuseppe e Maione Massimo Giuseppe, nonché al Cariati"
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