di ENZO COSENTINO
La Calabria e le “mele marc(i)e”. Ogni volta che la magistratura ne taglia una viene fuori il verminaio che vive e prolifica al suo interno. Operazioni di pulizia sociale e le celle carcerarie di casa nostra si affollano, spesso, di personaggi illustri. Insospettabili, che magari stimi perché ignori di loro tutte quelle cose che invece gli inquirenti – tra pizzini trovati per caso, intercettazioni e quanto altro può essere utile - mettono insieme in pagine e pagine di ordinanze di custodie cautelari, arresti domiciliari etc, ed il mostro va in scena.
Ad ogni operazione si affibbia un nome quasi sempre suggestivo. Ultima, ma speriamo solo in ordine temporale, quella che ha colto di sorpresa – con lo stesso effetto terremoto - i calabresi benpensanti (non chiamateli ingenui!) per il coinvolgimento appunto di personaggi che hanno calcato il palco della scena pubblica, con ruoli importanti nella politica, nella imprenditoria, nelle istituzioni, nelle professioni. Persino negli apparati militari dello Stato. Personaggi che però, a leggere le carte scritte dalla giustizia - sicuramente con la “G” e non con la “g” - avrebbero travalicato i limiti della decenza. Finendo nella spirale di quel male non oscuro che chiamiamo mafia.
In questa prima fase della più grossa e laboriosa operazione portata avanti dalla Dda, guidata dal Procuratore Nicola Gratteri, la società civile, i calabresi, non devono sentirsi giudici di sostegno dei 334 finiti nel blitz, ma neppure semplici spettatori. Devono, invece, alimentare anche con spirito critico la luce della Giustizia, perché non può esserci futuro senza legalità.
Con l’operazione “Scott-Rinascita” è stata tagliata, sino a prova contraria, una “mela marcia” e, come ha detto il Procuratore Gratteri, è "un sogno, una rivoluzione che ho ideato dal primo giorno del mio insediamento." I calabresi hanno il dovere di far sì che questa “rivoluzione” continui e che la nostra meravigliosa terra diventi sempre più terra dove piantare frutti sani e non alberi dove possono crescere e maturare “mele marc(i)e”.
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