di PAOLO CRISTOFARO
L'abbiamo incontrata al castello normanno-svevo di Squillace, uno dei luoghi che ha raccontato, che ha vissuto, nel quale ha presentato anche i suoi libri. Si chiama Silvana Franco, classe 1966, è nata e vissuta in Canada fino a 13 anni, poi con la famiglia si è trasferita in Calabria, dove ha conseguito il diploma presso l'Accademia delle Belle Arti e ora insegna inglese e lavora presso una multinazionale occupandosi di marketing all'estero. E questa terra gli è entrata nel cuore e nella mente. I luoghi e le "orme dimenticate" (come le chiama lei) l'hanno affascinata, a tal punto che ha deciso, spesso accompagnata dalla sua famiglia, di esplorarla in lungo e in largo, per raccontare le storie meno note, le leggende, i siti archeologici nascosti, i tesori preziosi di una terra troppo spesso trascurata nella sua bellezza. In questi luoghi scatta tante foto e realizza dei reportage video da condividere sui social. Nel 2016 pubblica un primo resoconto dei suoi viaggi, dal titolo appunto "Orme dimenticate: le mie escursioni in Calabria" (Laruffa Editore) e nel 2018, insieme a Loredana Turco, "Legendabria. Leggende di Calabria" (Publigrafic).
Ci sediamo con lei all'interno del castello di Squillace, con gli occhi accesi dalla passione e con tanto tanto coinvolgimento, ci racconta dei megaliti di Campana e di Nardodipace, delle grotte di Zungri e di Tiriolo, dei giganti e delle nobildonne rapite dai pirati. Ci parla degli antichi luoghi dimenticati dell'Aspromonte e del reggino, delle abbazie e degli edifici templari, delle leggende di amori impossibili e di incantesimi suggestivi. Ogni pagina dei suoi libri che, gentilmente, ci ha regalato, corrisponde ad un'avventura vissuta, ad un luogo esplorato, a volte difficile da raggiungere. Ogni frase, ogni riga, ogni immagine corrisponde ad un'emozione; ad un'emozione provata viaggiando in quei sentieri, per quegli archi, attraverso quelle grotte, in quei castelli, intorno a quelle chiese che nessuno ricorda più, ma che rimangono là, vive, silenziose, per ricordare - loro a noi - chi siamo e da dove veniamo. Ha una pagina su Facebook "Calabria: orme dimenticate" con quasi 6.000 followers. Durante l'intervista ci confessa: "La cosa che più mi dispiace è vedere un tesoro inestimabile come il nostro abbandonato a se stesso."
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