di GIORGIA RIZZO
Il fine pena mai è tortura. E' alla luce di questa consapevolezza, affermata due giorni fa anche dalla sentenza "Viola contro Italia", emessa dalla Corte Europea dei Diritti dell'uomo, che si è svolta la giornata di studio su ergastolo ostativo e 41 bis, organizzata dall'associazione Yahirahia in collaborazione con la Camera penale e con l'Ordine degli avvocati, tenutasi presso la Biblioteca Arnoni del Tribunale di Cosenza. Presenti gli avvocati Vittorio Gallucci, Marcello Manna e Pietro Perugini, Giorgio Vianello Accorretti, Filippo Cinnante, Marina Pasqua, Giuseppe Lanzino, Valentina Spizzirri e della presidente della Corte di Assise di Cosenza Paola Lucente.
Nelle vesti di mediatrice Sandra Berardi, presidente dell'associazione per i diritti dei detenuti Yahiraia Onlus e Francesca De Carolis, giornalista e curatrice dei libri "Diversamente Vivo" di Davide Emmanuello e Pino Roveredo e "Cento Giorni" di Claudio Conte. Proprio le testimonianze di Conte, ergastolano al regime ostativo ed Emmanuello, detenuto in 41 bis , riportati attraverso la voce della De Carolis, sono stati il filo rosso del seminario.
Tutti gli interventi si sono mossi su un concetto comune: il regime di 41 bis è incostituzionale e non è in linea con la funzione e il senso rieducativo e non punitivo della pena. Rispetto alle reazioni dell'opinione pubblica, della stampa e della politica alla sentenza della corte europea, Perugini ha affermato: "nessuno, a parte i radicali, ha espresso apprezzamenti rispetto a questa sentenza di alto valore umanitario, che permette solo di ritornare alla regola ed esprime la volontà di garantire il diritto". Anche l'avvocato Manna esprime indignazione per le risposte alle affermazioni della CEDU, con una forte critica alla politica giudiziaria di stampo giustizialista e un appello al superamento della pena intesa come solo carcere.
"Prendiamo le distanze da alcune dichiarazioni delle istituzioni italiane che rasentano l'eversione, perché la sentenza della corte europea non è un indirizzo, è vincolante e lo stato italiano dovrà adeguarsi in questa direzione, la dichiarazione della CEDU non fa altro che riportare in un perimetro di legalità il 4 bis - ha dichiarato Sandra Berdardi di Yahirahia Onlus - abbiamo visto che la collaborazione dopo il Borsellino quater, è stata spesso strumentalizzata, con l'obbiettivo non di ricercare la libertà ma i colpevoli da dare in pasto al popolo attraverso un processo mediatico per accontentare una richiesta di "giustizia" da parte della pancia del paese. Bisogna però distinguere ciò che è giustizia da ciò che è giustizialismo, ritornando a quelle che che sono le garanzie costituzionali".
Si attende la decisione della Corte Costituzionale che si esprimerà il 22 ottobre sul caso Cannizzaro, ampiamente descritto durante l'incontro dall'avvocato Giorgio Vianello Accorretti.
Testata giornalistica registrata presso il tribunale di Catanzaro n. 4 del Registro Stampa del 05/07/2019.
Direttore responsabile: Enzo Cosentino. Direttore editoriale: Stefania Papaleo.
Redazione centrale: Via Cardatori, 9 88100 Catanzaro (CZ).
LaNuovaCalabria | P.Iva 03698240797
Service Provider Aruba S.p.a.
Contattaci: redazione@lanuovacalabria.it
Tel. 0961 873736