Ieri sera Castrovillari ha tributato riconoscimento ed affetto all’autore del luogo Antonino Ballarati per la terza ristampa del suo libro “La Leggenda della Guerra di Troia”, edito dalla Editrice il Coscile, presentata, nel salone “Angelo Giannoni” del Circolo Cittadino di Castrovillari alla presenza del Sindaco, Domenico Lo Polito, dell’editore, Mimmo Sancineto, del presidente dell’Istituto di Ricerca e di Studi di Demologia e di Dialettologia, Leonardo Alario, del capo delegazione del FAI Pollino, Donatella Laudadio, della presidente dell’Accademia Pollineana, Minnella Bloise che ha proposto alcune letture dell’opera e naturalmente dell’autore, moderati da Gianluigi Trombetti, storico.
Il libro racconta un conflitto effettivamente verificatosi fra i greci del tardo periodo miceneo e gli abitanti della Troade, una regione, quest’ultima, dell’Anatolia che attualmente fa parte della Turchia, in seguito a una disputa provocata dal cosiddetto “pomo della discordia” (una mela d’oro con la scritta “alla più bella”) che venne lanciato da Eris, dea della discordia, fra i convitati al matrimonio del re dei mirmidoni, Peleo, con la ninfa Teti.
In esso la capacità di Ballarati di aver saputo scrivere “la leggenda”, tanto da renderla accattivante come un bel romanzo, grazie a curiosità e linguaggio che racchiudono la validità della pubblicazione con la quale vengono affrontate “tutte le sfumature”, con le penombre, di una guerra combattuta da un insieme di popoli greci contro la città di Troia o Ilio, narrata nell’Iliade, poema epico di Omero.
“L’opera- ha dichiarato il primo cittadino complimentandosi con Ballarati per il nuovo traguardo raggiunto- esprime la passione innata dell’autore per i poemi classici e per quei personaggi, palpitanti e calamitanti, che muovono le azioni, richiamando limiti umani che condizionano, per natura, la persona senza, però, sopprimerla proprio per quello che la lega al Mistero della Vita. Un approccio interessante quanto intrigante di leggere gli eventi in quell’epoca storica che incuriosisce e suscita nonché raffigura la portata di questo valore aggiunto nel patrimonio culturale Territoriale.”
L’apertura dell’opera è affidata alla storia di Paride, mentre le conclusioni alle vicissitudini di Ulisse che, in questa rivisitazione della sua storia per comprendere in ogni modo qual è il ruolo dell’esperienza nella realtà, si mostra senza incertezze interpretando colui che ha “fame” di conoscere, di penetrare l'ignoto come esprime la sua esigenza di passare oltre le colonne d'Ercole, simbolo del limite continuamente e strutturalmente posto dall’esistenza a questo desiderio.
E’ lui che guida, senza indugi, il lettore, in un viaggio dove si sorprendono virtù e debolezze in una voragine di senso.
Un appuntamento , dunque, con tanti ingredienti che aiutano pure a scoprire, tra le “pieghe”, la vera dimensione dell’Uomo fatto per le grandi cose e per riconoscere quei fattori che lo muovono e che sono l’essenza del suo essere e del compimento e realizzazione del suo destino il quale, poi, è anche il nostro.
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