La mossa del cavallo e gli effetti "potenziali" sulle Regionali

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  15 agosto 2019 22:22

di GABRIELE RUBINO

La crisi estiva del governo ha mischiato le carte. Gli effetti nazionali, tutti ancora da prodursi, avranno inevitabili ricadute sulle prossime Regionali. La mossa del cavallo di Matteo Salvini, per il momento, non ha avuto lo sbocco previsto dal leader leghista semplicemente perché il premier Conte non si è dimesso subito, resistendo ancora qualche giorno, e anche per la miracolosa apparizione di una teorica maggioranza alternativa M5S-Pd astrattamente in grado di mettere in piedi un nuovo esecutivo. Appena consumata la rottura, Salvini sembrava pronto a chiedere "i pieni poteri" agli italiani da solo. Salvo, subito dopo, proporre lui stesso una riedizione del centrodestra classico, con Fratelli d'Italia e Forza Italia, che però non è ancora stata formalmente sancita. Questo riguarda da vicino la Calabria. Il format classico del centrodestra sarebbe il grande favorito delle prossime Regionali. E questo lo hanno capito anche a Roma e a Milano. Cristallizzato il perimetro della coalizione ci sarà da scegliere il candidato governatore. Per ora resta in piedi la scelta di una parte (FI), ancorata al sindaco di Cosenza Mario Occhiuto. Candidatura che deve essere ratificata dagli altri possibili futuri alleati. La ratifica, però, non è per nulla scontata.

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Nel Pd, se possibile, la situazione è ancora più confusa del solito. L'apertura di Renzi ad un nuovo governo con gli avversari di sempre, i pentastellati, ha spiazzato il segretario Nicola Zingaretti, preso in contropiede. Lo spaesamento dem, in preda al dubbio se sposarsi o meno con chi li insultava fino alla settimana scorsa, arriva nel momento di massimo accerchiamento del Pd romano nei confronti di Oliverio. Il tentativo è quello di indurlo a rinunciare alla candidatura. Posizione che ha però l'handicap di non avere un nome alternativo in mano e con il rischio aggiuntivo di spaccare il partito. Ieri è spuntato un comunicato, poi rivelatosi apocrifo, firmato Pd Calabria che brutalmente chiedeva all'attuale governatore di desistere e farsi da parte, prontamente smentito dal commissario Graziano che ha più cautamente ha espresso, di nuovo, l'incipit di una candidatura di "rinnovamento". La gaffe comunicativa fra i Pd suona come un vorrei ma non posso sul "licenziamento" del governatore. Oliverio, dal canto suo, ha deciso la linea: resistere e arrivare alle primarie, dove si sente in vantaggio.

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Più silenziosi i 5 Stelle, pure se ieri hanno rigettato al mittente l'apparente riapertura di Salvini che da Castel Volturno aveva detto di avere il telefono sempre aperto. Nella galassia grillina il destino dei big dipende dal voto nazionale rispetto a cui scatterebbe il divieto di candidatura per la regola del doppio mandato. Di certo hanno colto le parole di belligeranza di Salvini nei confronti del reddito di cittadinanza. Al di là dei nomi che scenderanno in campo, sarà il primo fronte contro la Lega.

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