La paura della firma fa novanta: gli strafalcioni della burocrazia sul decreto del Sant'Anna

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Cittadella Regionale
  22 marzo 2021 19:37

di GABRIELE RUBINO

Una puntata dell'ancora non del tutto definita vicenda della clinica Sant'Anna Hospital si è chiusa una decina di giorni fa con il decreto firmato dal commissario ad acta Guido Longo che suggella il rinnovo dell'accreditamento. Se la questione ora si sposta sulla contrattualizzazione della struttura (e in questo caso la decisione spetta all'Asp di Catanzaro), il contenuto del decreto regionale dimostra appieno una cosa: in molti avevano paura di firmare l'atto. Ne è uscito quindi un provvedimento dall'elevato tasso di burocratese, stracolmo di 'prese d'atto'. Ma nelle quattordici pagine, elaborate dal settore 'Accreditamenti e Autorizzazioni' ci sono anche dei passaggi quantomeno discutibili, se non veri e propri strafalcioni. 

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Anzitutto, la prima bizzarria è che il Sant'Anna Hospital è stato autorizzato e accreditato contestualmente. A parte, che nemmeno l'Asp di Catanzaro ha mai contestato alla clinica catanzarese l'autorizzazione (che è l'atto amministrativo con cui è consentito di svolgere attività sanitaria), bensì il mancato rinnovo dell'accreditamento (che invece è l'atto amministrativo con cui una struttura è abilitata a svolgere attività per conto del servizio sanitario regionale). Ebbene, la normativa in materia prevede uno stacco di almeno due mesi fra l'autorizzazione, che arriva prima, e l'accreditamento, che è successivo. Dunque non possono avvenire nello stesso momento. Messi assieme nello stesso atto regionale non ci possono proprio stare. 

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Prendendo per buona l'interpretazione secondo cui il Dca 43 del 10 marzo scorso si sia limitato ad accogliere l'istanza di rinnovo dell'accreditamento avanzato dalla struttura, c'è un'altra disposizione del provvedimento che lascia a dir poco perplessi. Alla lettera, si fa obbligo "all’ASP territorialmente competente ed all’OTA, nell’ambito dell’attività di vigilanza di rispettiva competenza, di effettuare 'ulteriori, necessarie verifiche per fare emergere eventuali situazioni di non rispondenza ai requisiti stabiliti', nonché di valutare
'eventuali, ulteriori sviluppi dell’inchiesta giudiziaria meglio conosciuta come “Cuore Matto”, da cui emergerebbe gravissima truffa ai danni dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Catanzaro e, conseguentemente, ai danni del Sistema Sanitario della Regione Calabria'". In sostanza è richiamata la precedente delibera dell'Asp di Catanzaro che faceva riferimento all'inchiesta che ha coinvolto la clinica (LEGGI QUI), ma con un exploit niente male. In pratica non si capisce come l'OTA, da organismo autonomo esclusivamente deputato alla valutazione tecnica necessaria ai fini dell'accreditamento istituzionale e alla relativa attività di vigilanza, possa anche occuparsi di un'inchiesta della magistratura. Come se un decreto del commissario ad acta possa attribuire poteri inquirenti all'OTA. Sfumature che non sono passate inosservate al dipartimento Tutela della Salute, tanto che alcuni dirigenti si sono grattati il capo di fronte al testo. Il Dca era stato firmato dal dg Francesco Bevere, ormai lontano dalla Calabria, e dalla dirigente di settore Francesca Palumbo, che nel frattempo tenta di cambiare dipartimento avendo presentato domanda per passare o all'Agricoltura o alla Stazione Unica Appaltante. 

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