La proposta di una legge regionale funeraria accende lo scontro. L'impresario Triolo attacca la Cosfit e Caliò

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Giuseppe Triolo
  22 settembre 2019 13:48

di MASSIMO PINNA
Sulla proposta di una nuova legge funeraria dopo l’abrogazione a pochi mesi dalla sua approvazione, ecco lo scontro tra imprese funebri e i suoi rappresentanti. Come scritto in questi giorni (LEGGI QUI), la Cosfit del presidente Rocco Caliò, ha dato il suo contributo alla legge n. 22 del giugno 2018, salutata dallo stesso proponente il consigliere regionale Giuseppe Giudiceandrea “una legge di civiltà”, ma poi nel maggio 2019 abrogata per evitare l’ìmpugnazione del governo centrale. Da qui, mesi di attacchi contro la politica per l’inerzia del consiglio regionale, ma giorni fa Caliò ha salutato positivamente il nuovo disegno di legge per il settore licenziato dalla commissione regionale sanità. Oggi, interviene ed apre un contenzioso tra imprese e realtà associative del settore, la Funercalabria con Giuseppe Triolo.

A dimostrazione dell’importanza e della delicatezza, oltre che di forti interessi economici che girano attorno al settore funerario. Triolo fa capire subito, intanto che per lui quella appena ri-approvata dalla commissione regionale sanità è “un’inutile proposta di una nuova legge regionale per il settore funebre, che ha rimesso al centro gli interessi commerciali di un manipolo di imprese funebri calabresi ed a sfavore - secondo il suo punto di vista - di tutti gli altri imprenditori del settore e nonché della popolazione calabrese”. Ed ecco, il primo attacco a Caliò. “Pochi giorni fa l'impresario funebre Rocco Caliò aveva criticato attraverso questo stesso giornale (LEGGI QUI)l'operato della Regione, che, vista l'impugnativa quasi totale del precedente testo abrogato l.r.22/18 dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha giustamente abrogato piuttosto che spendere inutilmente parecchi soldi pubblici per gli avvocati e presentarsi in sede di Corte Costituzionale”. Caliò aveva fatto presente altresì che a differenza della Calabria altre Regioni avevano affrontato spese e giudizio resistendo in giudizio di costituzionalità. Ad ogni modo, Triolo continua, ricordando “lo stesso impresario funebre Caliò con al seguito un gruppetto di imprese funebri ha sollecitato un nuovo testo – afferma - del tutto simile, ai consiglieri proponenti strumentalizzando il settore come fosse in balia di non si sa quale dramma”. Indirettamente, Caliò viene accusato di essere la longa manus che influenzerebbe il consiglio regionale.

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Scrive, infatti Triolo “tanto che Caliò si augura che la nuova proposta di legge 439 da lui inizialmente redatta e inviata alla politica dia nuovamente una legislazione al settore dimenticando fondamentalmente però che il settore è già regolato dal DPR 285/90”. (un regolamento di polizia mortuaria approvato decenni prima delle riforme costituzionali e legislative che hanno dato in tutto o in parte la le competenze in materia sanitaria e funeraria alle Regioni)”. Resta il fatto, sottolineato da Triolo che Caliò, “addirittura preoccupato per le eventuali modifiche che scrive: “non si è ancora a conoscenza degli emendamenti fatti in sede di discussione, possiamo dire che – afferma Caliò – l’intenzione di dare di nuovo dignità al settore ci disimpegna dal manifestare contro il sistema che fino a qualche settimana fa vedeva estraniato il progetto iniziato nel mese di giugno”. Ed arriviamo agli attacchi veri e propri contro Caliò e la Cosfit. “vorrei ricordare a Rocco Caliò che il settore non ha mai perso la dignità e nessuna legge, se mai fosse stata persa la dignità, potrebbe eventualmente ridare la stessa dignità a nessuno, a mio modo di vedere la dignità l'ha persa chi opera in puro stile mafioso e lucrando oltremodo sui defunti e chi strumentalizza le leggi a fini puramente commerciali magari con l'intento di restringere il mercato a pochi intimi”. Insomma una nuova regolamentazione che a Triolo non va proprio. “Andando nello specifico delle norme licenziate in commissione regionale sanità presieduta da Michele Mirabello e su proposta, nuovamente, del consigliere Giuseppe Giudiceandrea, le uniche cose apprezzabili sono la regolamentazione della cremazione”. Ed ancora di più, con un giudizio diametralmente opposto a Caliò, “le imprese funebri - sottolinea Triolo - hanno sempre svolto il ruolo di incaricati di pubblico servizio (durante il trasporto della Salma) ma trovo sconcertante concedere ora la chiusura dei feretri alle imprese auto-certificando lo stesso procedimento, è sconcertante perchè questo controllo, fatto delle Usl oggi Asp con la polizia necroscopica, nacque per evitare quanto successe in passato che all'interno delle casse invece della salma vi fossero droga ed armi, tant'è che addirittura fino a qualche anno fa venivano rivettate le casse con dei nastri di ottone e poi si è passati al solo sigillo, quindi con questa legge se mai si approvi anche questa norma si da una maggiore facilità per la criminalità organizzata per eventualmente usare di nuovo questo sistema di trasporto già collaudato in passato come descritto nelle cronache”. Triolo in sostanza critica il disegno di legge anche su un altro aspetto. La sburocratizzazione che a suo modo di vedere non ci sarà. Anzi, “ecco altra burocrazia inserita all'interno del testo 439 è del tutto strumentale fatta non per riordinare nulla ma esclusivamente per creare ostacoli alle imprese minori le quali servendosi legalmente di imprese maggiori - classificazione Ateco 96.03.00 Servizi di pompe funebri e attività connesse, nessun divieto a fare quindi le attività connesse - troveranno ostacoli burocratici che non hanno senso di esistere. Se le cose rimanevano invariate per fare un semplice funerale con il nuovo testo avremmo bisogno di circa diciotto nuovi modelli da utilizzare. Una cosa vergognosa. Di contro però – dichiara - Caliò, guarda caso da spazio al nuovo che gli conviene e cioè le case funerarie, speriamo che apra la sua che è in fase di costruzione ben presto, una nuova forma di commercializzazione del lutto offrendo alle famiglie servizi di custodia della salma, ma la collaborazione tra imprese, una forma per altro lecita, dinamica ed economica, per lui - accusa Triolo - non può e non deve esistere”.

Insomma, “mi auguro che la missione della politica calabrese non distolga lo sguardo dall'obiettivo proprio che è stato sempre l'interesse popolare e non di chi vuole lucrare sul popolo strumentalizzando leggi per scopi commerciali che per altro nel settore sono totalmente inutili se non per invalidare il concorrente più piccolo”.

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