La Questura di Cosenza chiede la Sorveglianza speciale per due attivisti di "Prendocasa", scatta la solidarietà: “E’ repressione”

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images La Questura di Cosenza chiede la Sorveglianza speciale per due attivisti di "Prendocasa", scatta la solidarietà: “E’ repressione”

  23 dicembre 2021 19:39

di EDOARDO CORASANITI

Per la Questura è una misura idonea a garantire l'ordine e la sicurezza pubblica, per gli attivisti “repressione”. Le parole segnano la cifra dello scontro verbale che si manifesta a Cosenza: pochi giorni fa la Questura ha chiesto al Tribunale di Catanzaro l'applicazione dell'obbligo di soggiorno nel Comune di residenza nei confronti di due attivisti di "Prendocasa", un movimento della città bruzia attivo per la rivendicazione dei diritti per la casa. Documento che fa da coda con quanto già richiesto nei mesi scorsi ad un altro attivista cosentino. 

Tecnicamente il nome della misura è Sorveglianza speciale, "idonea a limitare i suoi spostamenti e a contenere il suo carattere eversivo e ribelle consentendo alle forze dell'ordine un adeguato controllo e prevenire così ulteriori condotte illecite in danno dell'ordine e la sicurezza pubblica ed il suo quieto vivere della collettività", scrive l'autorità. Dentro il burocratese, le storie di Jessica Cosenza (25 anni), Simone Guglielmelli (26 anni), studenti universitari dell'Unical: al primo è chiesta una limitazione della libertà per 5 anni, per la seconda si fa riferimento a un non precisato tempo congruo. Tre pagine in totale racchiudono la proposta. Tre pagine in cui vengono tratteggiati i tratti "ribelli alle regole democratiche” ed "eversivi" di Cosenza e Guglielmelli. Seppur senza indicare un preciso evento che avrebbe fatto preoccupare la Polizia o la commissione di un reato scatenante, le carte evidenziano la necessità di frenare "soggetti pericolosi" per l'ordine pubblico, "colpevoli" di aver fatto parte di alcuni movimenti per la rivendicazione della casa ma in modo eclatante: occupazioni di stabili di proprietà pubblica e contestando per le vie della città. Lo scopo della misura, si legge tra le note finali della proposta, è quello di arrivare "ad un serio riscatto sociale" visto che altre misure afflittive (come la messa alla prova) non hanno funzionato: basta la carota, ora è il momento del bastone.

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In più, a pesare nel fascicolo dei due attivisti, c'è anche il rinvio a giudizio incassato a novembre del 2020, quando il Gup di Cosenza manda a processo 16 imputati tra cui Cosenza e Guglielmelli. Accusati, insieme ad altri tre, di essersi associati "allo scopo di commettere più delitti e segnatamente occupazioni abusive di singoli appartamenti e di interi stabili di proprietà pubblica, il furto di risorse energetiche e violenza privata": responsabilità respinte da Prendocasa che ha sempre parlato di "un castello di sabbia ordito dalla Procura della Repubblica di Cosenza" indirizzato ad indebolire "le istanze degli ultimi e a lottare per il riconoscimento dei diritti di tutti e tutte. Come abbiamo sempre ribadito, non sarà l’azione giudiziaria ad intimorirci, fermarci o isolarci".

Oggi la lettura dei due attivisti è che "si vuole ridurre al silenzio un’esperienza politica al di là delle singole biografie. Vogliono smantellare le nostre realtà sociali. Noi crediamo che ne arriveranno anche altre. Il clima è quello, crediamo che il disegno sia questo: ridurre al silenzio. Lo si fa con una misura che richiama altro tipo di criminalità", afferma Guglielmelli a dinamopress.it; mentre per Cosenza "sicuramente la vicenda che ci vede coinvolti non è solo un attacco ai singoli, ma anche e soprattutto un attacco al pensiero democratico e alla storia di questa città, specie se si tiene in considerazione che le persone che si vogliono punire, con misure solitamente volte ad affiliati di 'ndrangheta, non sono due pericolosi criminali ma due studenti da sempre impegnati in attività sociali”, dice a La Nuova Calabria. 

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Ad ogni modo, le istanze saranno discusse nei mesi di gennaio e febbraio, giorni in cui i tre potranno replicare tramite la voce e le argomentazioni difensive degli avvocati Giuseppe Lanzino e Maurizio Nucci.

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Che cos'è la Sorveglianza speciale- La sorveglianza speciale è una misura di prevenzione che può essere applicata anche solo su indizi e senza nessuna prova a carico. Se all'Avviso orale i soggetti non rispettano le indicazione a cambiare condotta, l'autorità può richiedere al Tribunale la disposizione della misura. Se riceve l'ok dei giudici, la sorveglianza prevede delle prescrizioni relative (anche) agli orari, ai luoghi ed alle frequentazioni che il sorvegliato deve rispettare. Ma può prevedere il ritiro della patente, il ritiro del passaporto, il divieto di partecipazione a manifestazioni pubbliche, il divieto di frequentare altri pregiudicati, l’impossibilità di aprire attività commerciali, come ad esempio la Partita Iva. Il provvedimento è contestabile in Appello e poi in Cassazione.  In più occasioni è stato sollevato il dubbio di costituzionalità sulla legislazione che regola la sorveglianza speciale, in quanto parrebbe anteporre la repressione di un soggetto rispetto alla commissione o accertamento di un reato. Il trionfo della cultura del sospetto. 



L'incontro nel Salone della Provincia di Cosenza

Intanto la richiesta della Questura ha fatto suonare la sveglia del movimentismo di sinistra, pronto a denunciare ad alta voce una misura che ha la veste di sicurezza ma che all'interno si colora di "una misura repressiva e fortemente antidemocratica come questa (nient'altro che un residuo del regime fascista)", si legge nella nota firmata da Aula studio liberata, Fronte della Gioventù Comunista - Unical, Progetto AZADI. In altri tempi si sarebbe detto la Sinistra antagonista, oggi basta ricordare che si tratta di energie che, al di fuori del cerchiobottismo dei partiti, stanno nelle piazze, tra gli studenti, con i lavoratori. Ma la vicinanza è arrivata anche da Cgil, il dipartimento di Scienze Sociali dell’Università della Calabria, il sindaco, il Pd, Luigi de Magistris, parlamentari ed europarlamentari dei 5 stelle, il presidente della provincia di Cosenza, consiglieri regionali, Fem.In. 

Per ora montano le barricate al grido di "Giù le mani dalle coscienze critiche di questa terra!" e "nessuno può rimanere in silenzio!", in più dal giorno della notifica dell'atto manifestano solidarietà e complicità per i tre attivisti. La città di Cosenza è inoltre spettatrice di un'altra misura che ha fatto discutere: il decreto penale di condanna ricevuto da altri te attivisti per una passeggiata di denuncia tra i palazzi crollati del centro storico che voleva far luce sull’abbandono della parte antica della città.

Sabato scorso invece è stato il giorno del flash mob con le maschere, perché "Dietro quelle maschere non c'era nessuno, c'eravamo tutti e tutte: un'intera generazione e un'intera popolazione".  L'eco ha risuonato anche nel "Salone degli specchi del Palazzo della provincia (di Cosenza, ndr)". Sala piena e nessun passo indietro: la lotta non si processa. 


 





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