La Repubblica celebra Palanca: quando O'Rey fece diventare matta la Roma

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Il tabellone dell'Olimpico di Roma a fine match
  18 settembre 2019 12:10

Un bellissimo articolo di Repubblica a firma di Fabrizio Bocca ha voluto celebrare le epiche gesta di Massimo Palanca. Lo ha fatto ricordando la più famosa partita mai giocata dal grande calciatore marchigiano, quando quel pomeriggio del '79 guidato da Mazzone, l'ala sinistra segnò tre gol all'Olimpico contro i giallorossi di Valcareggi: Massimo Palanca, attaccante del Catanzaro, è un tipo segaligno. Gianni Brera, di solito, usa l’aggettivo per Mario Corso: magro e segaligno. Significa che il giocatore ti farà diventare matto e non riuscirai a prenderlo perché agile e inafferrabile come fuscello sbattuto dal vento. E infatti così sarà.

Massimo Palanca ha 25 anni, è un marchigiano timido di Porto Recanati. I suoi tratti distintivi sono noti: non arriva al metro e settanta, è alto quanto Messi fra 30 anni, porta i capelli ricci, due grandi baffi identici a quelli di Roberto Pruzzo (O Rey di Crocefieschi), ben più noto e celebrato, che sta dall’altra parte, ha 37 di piede, un piedino (il sinistro, ovvio) così piccolo e velenoso che è la sua arma proibita: a fine carriera avrà stabilito il più singolare dei record in serie A: 13 gol direttamente da calcio d’angolo. Ripetiamo, direttamente da calcio d’angolo.

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Oggi domenica 4 marzo 1979 si gioca Roma-Catanzaro allo Stadio Olimpico. 20a giornata del campionato di serie A, si riprende dopo l’interruzione per la partita della Nazionale. L’Italia di Bearzot in amichevole a San Siro ha battuto 3-0 l’Olanda, restituendole in parte lo sgarbo dei Mondiali 1978: gol di Bettega, Rossi su rigore e Tardelli. La nazionale è questione degli altri, praticamente è la Juve: entra giusto il baffuto romanista Paolo Conti a rilevare Zoff nel secondo tempo e già sul 3-0.

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Dalla nazionale dunque a Roma-Catanzaro. All’Olimpico ci sono 65mila persone, i tifosi del Catanzaro sono tanti e riempiono un bel pezzo di Curva Nord: vengono dalla Calabria, ma ci sono anche i tanti emigrati sparsi ovunque in Italia, ce ne sono migliaia pure a Roma. Questo è il pomeriggio in cui Massimo Palanca – “Massimino, Massimé pari ‘na molla, pari ‘na molla!” il coro dei calabresi – passerà alla storia per i tre gol segnati alla Roma all’Olimpico. E’ la partita della vita. Non sarà la storia del calcio mondiale no, ma la storia del calcio calabrese certo che sì. E poi un pomeriggio così come si può dimenticare?

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Premessa, il Catanzaro neopromosso in serie A sta facendo una bella stagione. E in classifica precede addirittura la Roma, che ha già battuto all’andata (1-0, autogol di Rocca): Catanzaro nono a 18 punti, Roma undicesima a 17 che già pregusta i due punti e finalmente il rilancio in una stagione agra e maledetta. Sulla panchina del Catanzaro c’è Carletto Mazzone, 42 anni, capo di quella banda di transfughi romani e romanisti che vestono addirittura giallorosso anche loro. Ma oggi all’Olimpico giocano in azzurro per evitare la confusione più totale. Una banda di corsari che ha eletto Catanzaro a loro Tortuga. Oltre al trasteverino Mazzone, Angelo Orazi spoletino romanista ormai trapiantato tra i Castelli e Ostia, il ponsacchese stopper Leonardo Menichini che a Roma è stato due anni, e soprattutto il capitano Claudio Ranieri, 27 anni, da San Saba-Testaccio. Gioca terzino destro ed è quello che fra 37 anni (2016) vincerà la Premier League col Leicester. Ma adesso non ne sa nulla e l’unico suo pensiero è mirare gli stinchi dei romanisti e non farseli sfuggire.

Sulla panchina della Roma niente meno che l’anziano Uccio Valcareggi, subentrato a novembre a Gustavo Giagnoni. Luciano Moggi, al servizio del presidente Anzalone, a inizio stagione ha portato a Roma bomber Pruzzo - costo tre miliardi, pagato in parte col prestito di Conti - e Luciano Spinosi, romano juventino. Ma le cose vanno male, è la classica epoca della Rometta.

Formazioni dunque. Roma: Paolo Conti, Chinellato, Rocca, De Nadai, Spinosi, Santarini, Borelli, Di Bartolomei, Pruzzo, De Sisti, Giovannelli. Catanzaro: Mattolini, Ranieri, Zanini, Menichini, Groppi, Nicolini, Braglia, Orazi, Rossi, Improta, Palanca. Arbitro sig. Reggiani (Bologna).

Valcareggi mette in campo una sola punta, Pruzzo, e imbottisce la squadra di centrocampisti. Ma il Catanzaro è più essenziale ed efficace con Nicolini, bel biondone cursore che si fa il mazzo, il napoletano Improta raffinato regista e Braglia  a tagliare il campo. Lanciati dai compagni “O Rey” Massimo Palanca e Renzo Rossi, detto Truci, affondano tra Chinellato e Spinosi (al rientro dalla squalifica e preferito a Peccenini) che non li tengono.

Dall’altra parte Groppi blocca Pruzzo, mentre Ranieri e Menichini falciano tutto quello che si muove a filo d’erba. L’unico della Roma che non si arrende al destino subito evidente di una partita che finirà male è Francesco Rocca, che fa cento volte avanti e indietro nonostante il ginocchio maledetto che non gli dà tregua. E che gli troncherà purtroppo la carriera. Un martire del calcio e della chirurgia rudimentale di questi anni.

E’ il 5° quando Palanca va alla bandierina dell’angolo tra la Tevere e la Curva Nord. Tre, quattro metri di rincorsa, piedino sotto la palla che parte alta e veloce, poi si abbassa rapida e ad effetto verso il primo palo e si infila sotto la traversa con Paolo Conti e Santarini che si ostacolano l’un altro nel tentativo di fermarla. Non è un colpo a caso, è mirato. L’incredibile e rarissimo gol dalla bandierina, la specialità di Palanca: 0-1, Catanzaro avanti.

Al 22° Ranieri atterra Rocca lanciato verso la rete di Mattolini all’altezza dell’area piccola: la Roma pareggia (1-1) su rigore di Di Bartolomei. Destro, forte, basso, quasi centrale, classico. Ma la Roma non c’è, continua a fare errori su errori e il più grave lo paga carissimo. Al 43’ Spinosi passa indietro la palla a Paolo Conti, ma è troppo lenta e Palanca ci si tuffa sopra come un avvoltoio, bruciando la difesa immobile della Roma: sempre di sinistro sull’uscita goffa e disperata del portiere romanista. Si va all’intervallo sull’ 1-2 per il Catanzaro.

Per cercare di risollevare la partita Valcareggi, al rientro in campo, mette dentro Ugolotti, seconda punta, al posto di Spinosi in giornata no. Rocca va a marcare Palanca, Di Bartolomei si sposta ancora più avanti nel tentativo di cercare la botta. Ma lo sbilanciamento della Roma favorisce ancor di più il contropiede del Catanzaro. Al 24° del secondo tempo cross lungo di Zanini a tagliare in diagonale il campo, palla che arriva in area sul destro di Palanca, che attende l’uscita di Paolo Conti, e lo fulmina ancora di piatto per l’1-3 dei calabresi.

E’ quasi fatta, la Roma finisce in bambola. Santarini (29°st) si fa espellere per fallo di reazione su Zanini. Mazzone, a evitare scherzi, toglie Braglia (33° st) e mette dentro Sabadini difensore di fama arrivato dal Milan, al posto di Braglia. Nicolini fa in tempo a prendere anche il palo alla destra di Conti, ed è finita. I giocatori del Catanzaro si abbracciano festosi sotto la curva dei calabresi alle stelle. Massimo Palanca in trionfo. Sarà una grande stagione, il Catanzaro si salverà tranquillo e chiuderà a metà classifica. La Roma invece si batterà modestissimamente per non retrocedere in B, dopodiché Gaetano Anzalone la venderà a Dino Viola.

“Qui qualcuno s’è montato la testa” dice sconsolato il presidente della Roma. Uccio Valcareggi a 70 anni appena compiuti ingoia quest’altra amarezza: “Non c’è nulla da dire, abbiamo perso per nostro demerito”.

Massimo Palanca si gode, in questo pomeriggio di sole, l’apice della sua carriera di calciatore professionista, passato in breve alla leggenda. Di provincia, ma sempre leggenda. “Eravamo già d’accordo con Mazzone, sul corner ho tirato sul primo palo, nei successivi avrei tirato sul secondo per ingannare i romanisti, ma non c’è stato bisogno visto che ho fatto gol subito. Adesso? Adesso a Catanzaro sto bene, ma dopo cinque anni, se capita, vorrei anche tentare l’avventura in una grande squadra”.

Sandro Ciotti dirà di lui: “Uno dei migliori sinistri d’Europa”.  Piede di Fata Massimo Palanca (o anche Pedi i pupa, piede da donna), sarà ceduto anni dopo al Napoli, ma non raggiungerà più quei picchi straordinari. Tornerà in seguito al Catanzaro in B – dove è e rimarrà per sempre “O Rey” – per avviarsi a una serena chiusura di carriera. Non abbandonerà del tutto il calcio e come tanti calciatori si aprirà un negozio di abbigliamento a Camerino. Che il terremoto delle Marche del 2016 gli distruggerà.

Di questa partita del 4 marzo 1979 resterà in tutti gli archivi dei giornali e in internet, la foto del vecchio tabellone luminoso dell’Olimpico: Roma-Catanzaro 1-3, Di Bartolomei e poi tre volte Palanca.

4 marzo 1979 (serie A, 20a giornata)

ROMA-CATANZARO 1-3

ROMA: Paolo Conti, Chinellato, Rocca, De Nadai, Spinosi, Santarini, Borelli, Di Bartolomei, Pruzzo, De Sisti, Giovannelli. Allenatore Valcareggi.

CATANZARO: Mattolini, Ranieri, Zanini, Menichini, Groppi, Nicolini, Braglia, Orazi, Rossi, Improta, Palanca. Allenatore Mazzone.

ARBITRO: Reggiani di Bologna.

RETI: 5° pt Palanca, 22° pt Di Bartolomei (rig), 43° pt e 24° st Palanca.

NOTE: Giornata di sole, temperatura mite, terreno di gioco in buone condizioni, spettatori 65.000. Ammonito Pruzzo, 29° st espulso Santarini. Angoli 6-4 per la Roma.

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