di VALERIO ARCOBELLI"
“Sarebbe stato più opportuno fornire gli strumenti per potenziare lo sviluppo formativo – professionale partendo dal corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Biomedica di Catanzaro.
La sanità e le sue tecnologie sono di fondamentale importanza per garantire una seria e puntuale fruibilità dei servizi ospedalieri. Da qualche mese – causa pandemia da Covid19 – la questione sanitaria ha assunto un ruolo cruciale nella discussione politica a tutti livelli amministrativi. La popolazione, i loro rappresentanti e le figure di responsabilità hanno definitivamente capito che tecnologie e sanità devono obbligatoriamente marciare alla stessa velocità ed in questo l’Ateneo del capoluogo Regionale fornisce un importante contributo da parecchi anni.
L’inadeguatezza dei provvedimenti regionali, la mancanza di una classe politica autorevole, la carenza di competenze nei tavoli decisionali hanno elevato la Calabria su tutte le testate giornalistiche per gli scandali nella gestione della pandemia. Ancora una volta, a soffrirne sono i cittadini onesti, i lavoratori, le classi più deboli e tutta la categoria dei giovani laureati e studenti del territorio Calabrese. Un’altra prova di inadeguatezza risulta l’intervento dell’Assessora all'Istruzione, Università, Ricerca scientifica e Innovazione che esorta con felicità in una nota stampa: “Finalmente, anche in Calabria arriva una disciplina di punta che applica la tecnologia alla salute” in riferimento al parere favorevole della Giunta Regionale durante la Riunione del 04 Febbraio rispetto all’attivazione del corso di Laurea Magistrale a ciclo unico in Medicina e Chirurgia TD (tecnologie digitali).
La tecnologia ha incrociato la salute da più di 15 anni nella formazione dei giovani calabresi grazie al corso di Laurea in Ingegneria Informatica e Biomedica instituito con D.M. 22 Ottobre del 2004 n°270, e con l’attivazione del Corso di Laure Magistrale in Ingegneria Biomedica solo due anni dopo.” Il corso di Laurea in Ingegneria Biomedica, come da definizione, interessa il Settore dell’ingegneria che utilizza le metodiche e le tecnologie proprie dell’ingegneria per la cura del paziente e per il controllo delle malattie (vd Treccani). Dunque, non è stata certamente l’attivazione del nuovo corso di laurea a far avvicinare le tecnologie alla salute, anche se magari in alcuni casi conviene tradurre i messaggi per meri fini comunicativi, specie nel periodo pre – elettorale. Ma la vera questione non è questa.
Siamo sicuri che la strada maestra da seguire è la decentralizzazione delle risorse in tema di aumento di probabilità occupazionali rispetto ad un territorio che ha invece bisogno di programmazione settoriale e divisione delle responsabilità? Non sempre l’apertura di nuovi corsi di Laurea è sintomo di crescita in termini di rete formativa, magari sarebbe stato auspicabile diminuire il gap esistente tra il mondo industriale e l’offerta formativa intervenendo con provvedimenti a misura di richiesta da parte del mercato del lavoro, aumentare i sostentamenti economici per gli studenti volenterosi di particolari esperienze estere che ricoprono parte integrante e sempre più necessaria della formazione di un giovane bioingegnere, o ancora aumentare gli investimenti sulla ricerca medico – scientifica allargando il capitale umano ed il parco tecnologico a disposizione dei laboratori di ricerca.
Una particolare attenzione va anche rivolta ai fondi in arrivo da parte dell’Unione Europea in tema di innovazione digitale e salute, che stando all’ultima bozza del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) si aggirano rispettivamente a circa 50 e 20 MLD. La Regione Calabria bisogna che si faccia trovare pronta rispetto alla possibilità di partecipazione a questi programmi di ripresa economica per rispondere alla crisi pandemica potendo ragionare sulla possibilità di creazione di un incubatore di idee presso l’Ateneo Catanzarese per dare sfogo alle passioni ed alle iniziative che elevano l’integrazione dei Saperi e delle conoscenze partendo dal basso, e contribuendo alla formazione di nuovi istituti occupazionali.
Questa nota non vuole assolutamente porsi con tono critico rispetto alla decisione dell’attivazione di questo nuovo Corso di Laurea, bensì vuole porre l’accento con approccio propositivo sulle diverse possibilità di potenziamento della rete formativa Calabrese che deve inderogabilmente diventare oggetto di studio nella futura programmazione Regionale in tema di Università e Ricerca. L’incertezza della pianificazione in tema di crescita formativa è sotto gli occhi di tutti i giovani calabresi che in alcuni – spesso molti – casi per questa ragione scelgono di abbandonare la propria terra per avviare, o continuare, la propria formazione accademica o professionale in terre governate negli anni precedenti con maggiore lungimiranza nel rispetto delle generazioni future. È necessario un cambio decisivo di rotta perché la nostra e la generazione Z hanno bisogno di un programma chiaro ed incisivo per una reale crescita professionale e culturale che ne consegue in beneficio per il nostro territorio. Ci sono parecchi giovani Calabresi sparsi per il mondo pronti a rientrare per dare il proprio contributo laddove si concretizzasse una reale prova pratica di resilienza, ed a fronte di tutto ciò i fondi del Next Gen EU sono l’ultima possibilità”.
*Ingegnere,
già Rappresentante degli Studenti dell’Ateneo Catanzarese,
attualmente ricercatore al CNR di Torino
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