di LOREDANA GIANNICOLA*
Quando l’acqua inizia a bollire, è da sciocchi spegnere il fuoco
(Nelson Mandela)
La Storia ci insegna che sono gli eventi radicali a generare quei cambiamenti che incidono negli stili di vita, nelle condotte quotidiane, che tracciano dei segni profondi nella sfera emotiva, tanto da definire un prima e un dopo da cui non è più possibile arretrare. L’epidemia ci ha costretti ad indossare nuovi occhiali per poter mettere a fuoco il nucleo di una situazione confusa, disorientante, incomprensibile per le modalità di manifestazione, costringendo tutti alla rivisitazione dei tempi e dei luoghi dell’esistenza. Il distanziamento sociale ha di colpo confinato la nostra quotidianità all’interno delle case, trasformandole in laboratori di progettualità ed elaborazione della vita, con una concentrazione sulla ricerca del senso e del significato di ciò che è definibile come essenziale.
E’ un cambiamento di epoca, quella che stiamo vivendo, le cui situazioni si presentano come sfide difficili da comprendere, ma necessarie da affrontare per colmare un vuoto sociale pregno di imprevedibili risvolti.
I cambiamenti d’epoca segnano la ricerca di nuovi paradigmi interpretativi in tutti gli ambiti del vivere e dell’agire sociale, compreso anche il mondo della scuola. E’ sotto gli occhi di tutti, infatti, che questa spinta verso la ridefinizione di modelli, di linguaggi, di strategie di azione e di ricerca di nuovi scenari sociali stia attraversando il mondo della scuola, improvvisamente destabilizzato dalla drammatica evoluzione della spietatezza dell’epidemia. L’emergenza, infatti, ha reso inevitabile una sorta di sperimentazione di massa delle potenzialità delle tecnologie, rendendo feconde alcune sporadiche esperienze della “scuola a distanza” e ricreando – come un ologramma – le aule scolastiche negli spazi intimi delle case. Questo incredibile scenario, reso possibile dal capitale professionale ed umano della scuola, rischia, tuttavia, di riprodurre un approccio lineare e gerarchico alla conoscenza, vanificando le potenzialità che questa innovazione potrebbe generare nel prossimo futuro.
Il fenomeno, infatti, può essere adeguatamente compreso solo se si assume la consapevolezza dell’irriducibilità dell’apprendimento online alle situazioni di emergenza. La didattica a distanza costituisce un’alternativa alla modalità in presenza e richiede codici interpretativi nuovi, presupponendo un “pensare in digitale”. La trasposizione, avvenuta in questi giorni, per quanto ammirevole per la generosità dei docenti, del modello di lezione frontale, basata sui criteri della gerarchia lineare e consequenziale dei saperi, non è pensabile in un processo di rinnovamento che vede la messa in campo della cooperazione orizzontale tra gli studenti e la visione reticolare del sapere. Il passaggio alla formazione a distanza di terza generazione, avviato già dagli anni ’90 e che ha subìto un’accelerazione con l’emergenza epidemiologica, coinvolge sia la riflessione circa la scomparsa della visione patriarcale dell’organizzazione sociale, sia la ricerca di modelli di apprendimento differenti da quelli tradizionali.
Questo dato fa sì che il ritorno ad una pseudo-normalità scolastica debba farsi carico di un inevitabile rinnovamento pedagogico e didattico, generato dalla trasformazione di un paradigma comunicativo che vede fusi insieme oralità, immagine, scrittura, suoni e che immerge lo studente dentro un numero infinito di informazioni che deve imparare a discernere, selezionare e investire in nuovi costrutti di pensiero. Il computer, dunque, non è più mediatore didattico ma è porta di accesso alla rete, che immette direttamente in una realtà che continuamente si ricrea e che richiede di essere esplorata secondo ritmi immaginativi i cui autori sono gli studenti stessi. Si va oltre, dunque, l’idea che i media siano semplici strumenti: essi sono anzitutto cultura, terreno di co-costruzione di discorsi, di testi, di relazioni e, in particolare, di apprendimento significativo.
La conoscenza nella rete diventa generativa. In essa il passaggio dal sapere freddo, trasmissivo, di riproduzione asettica del già codificato, a quello caldo, fluido, che continuamente si ricrea ed evolve aprendosi a nuovi orizzonti, nasce dall’esercizio di competenze trasversali che nel modello tradizionale di scuola sono trascurate, ma che sono considerate fondamentali per la formazione dei nostri ragazzi e che occuperanno sempre di più gli spazi della valutazione. La didattica digitale, dunque, va compresa dentro l’innovazione dei quadri di comportamento che il presente sta generando e che nei prossimi mesi busserà alle porte delle scuole per affrontare il tema dell’apprendere in sicurezza. Le enormi possibilità, offerte nell’ambito didattico dalla diffusione della rete e dalla velocità delle connessioni, mostrano come il percorso formativo possa integrarsi in un rapporto equivalente tra l’approccio completamente on line, ovvero blended learning, e il complex learning, nel caso in cui esso alterni appuntamenti in presenza.
In una riflessione complessiva dello scenario attuale e nel tentativo di immaginare nuovi approdi didattici, è evidente che non è possibile trascurare le criticità emerse in questi mesi. La questione delle povertà educative si è ampliata con le difficoltà economiche delle famiglie, dato che la didattica a distanza ha un costo spesso non sostenibile da tutti. Così come quello dell’inclusione e della solitudine dei disabili, che in questi mesi hanno vissuto – nonostante gli sforzi di una scuola sempre vigile rispetto alle condizioni dei deboli – situazioni disancorate dalla routine, colmate solo da tentativi di trasformare la distanza digitale in vicinanza solidale con proposte spesso discutibili, ma comunque apprezzabili nel deserto delle pratiche didattiche.
Questo dovrà impegnare la politica dei prossimi mesi, poiché se è vero che questo periodo non può essere considerato una fase di transizione, da custodire negli archivi della storia o da lasciare all’elaborazione degli studiosi, è anche vero che il diritto all’apprendimento riguarda tutti, poiché da esso discende la sostenibilità della democrazia e per questo va posto sempre al centro degli interessi collettivi. Lo sforzo del futuro sarà quello di cogliere queste nuove sfide ed elevarle a sistema di elaborazione didattica e pedagogica per promuovere nuovi scenari di scuola che tengano in seria considerazione la giustizia educativa e non perdano mai di vista l’essenza umanistica che deve contraddistinguere la formazione.
*dirigente scolastica IIS " Della Valle" Cosenza
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