di CLAUDIA FISCILETTI
La tessera ad honorem dell'Anpi è stata consegnata ieri al partigiano Carlo Manente -97 anni ad aprile-, nella sua casa, dal presidente provinciale dell'Associazione, Mario Vallone, e dal dirigente provinciale Franco De Munda. Un gesto di ringraziamento verso un uomo simbolo della Resistenza che ha lottato per la libertà al fianco dei partigiani sulle montagne marchigiane durante un difficile periodo storico per l'Italia, oltre ad essere un gesto di buon augurio per le giornate nazionali del tesseramento che si terranno a Catanzaro tra oggi e domani.
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Carlo Manente, nato a Catanzaro Lido poi sfollato a Tolentino (in provincia di Macerata), non ebbe dubbi da quale parte schierarsi durante il ventennio fascista. "Il mio antifascismo era netto, viscerale", ribadisce Carlo che, per molti anni, ha preferito non raccontare gli orrori di cui è stato testimone durante la Seconda Guerra Mondiale, fin quando la sua strada non ha incrociato quella dell'Anpi, con cui negli ultimi dieci anni è sempre in prima fila per narrare la sua storia e per portare nelle scuole, nelle piazze, nei dibattiti e nelle carceri il valore della parola "libertà".
La sua storia è legata a quel giorno del 22 marzo 1944, conosciuto come l'eccidio di Montalto di Cessapalombo, in cui vennero fucilati 31 partigiani, suoi compagni. Nonostante questo Carlo non si stanca di ripetere che "se mi trovassi in quelle condizioni, rifarei tutto, senza esitare un solo minuto". È il coraggio, figlio dell'amore per la libertà, che ha spinto il partigiano ad opporsi al nazifascismo temendo sì per la propria vita, ma essendo comunque pronto a sacrificarsi per quel valore superiore.
L'Anpi in collaborazione con il Comune di Montalto di Cessapalombo, ha ricostruito la storia dell'eccidio in un docufilm del 2006, di Laura De Sanctis, "Memorie partigiane", Carlo Manente ne è l'ultimo testimone, nonostante con lui si siano salvate altre quattro persone che ormai non ci sono più: Marcello Muscolini, Aroldo Ragaini, Alberto Pretese ed Elvio Verdinelli. Facevano parte del gruppo di partigiani guidati da Achille Barilatti, la maggior parte di loro poco più che ventenni, rastrellati dai nazifascisti, fatti prigionieri e torturati in attesa di essere fucilati. Alle 7 del mattino iniziano le esecuzioni in gruppi da 5 ma, quando arriva il turno dell'ultimo gruppo di cui faceva parte Carlo, il tenente nazista sospende tutto per pure questioni pratiche: i corpi dei trucidati bloccavano il passaggio ai camion che dovevano passare, dunque la strada doveva essere sgomberata. Per pura casualità, quindi, la vita di Carlo e dei suoi quattro compagni fu risparmiata.
Ieri il partigiano Carlo Manente, felice di ricevere la sua tessera ad honorem, ha poi detto: "Passerà questo brutto periodo. Ci rivedremo nelle piazze, come sempre".
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