La tragedia della Fiumarella 58 anni dopo. Il ricordo delle vittime e i finanziamenti mancati per la ferrovia

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images La tragedia della Fiumarella 58 anni dopo. Il ricordo delle vittime e i finanziamenti mancati per la ferrovia

  21 dicembre 2019 17:39

di CLAUDIA FISCILETTI

La tragedia della Fiumarella è una cicatrice che ha lasciato il segno non solo nella storia calabrese ma nella storia italiana. Avvenuta il 23 dicembre del 1961, è il più disastroso deragliamento ferroviario d’Italia che ha fatto 71 vittime ed un centinaio di feriti, tra studenti e lavoratori provenienti da piccoli centri del Reventino e della Presila catanzarese. Il 44% delle vittime vivevano a Decollatura tanto che il dolore per le perdite provocate dalla tragedia si è ormai cristallizzato nella comunità.

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Giovanni Petronio, membro della comunità di Decollatura, ha scritto un libro dal titolo “I ragazzi della Fiumarella. Un disastro ferroviario a colori. E poi?”, con cui ogni giorno rinnova la memoria delle persone coinvolte in questa tragedia avvenuta sulla linea a scartamento ridotto Cosenza-Catanzaro.

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Oltre ad impedire che il ricordo del deragliamento cada nell’oblio, Petronio s’impegna affinché si mantenga l’attenzione sui vari problemi che presenta la ferrovia, teatro dell’incidente nel 1961. Non è un mistero, infatti, che questa permanga nell’incuria generale, presentando anche una sospensione da Soveria Mannelli a Rogliano, causando ingenti problemi ai pendolari e al tessuto sociale dell’hinterland calabrese. Un vero e proprio impegno, quello di Petronio, che ormai da tempo porta avanti le istanze del suo territorio e dei suoi abitanti.

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Tanto il libro quanto l’impegno sociale del suo autore, hanno scosso l’opinione pubblica e non solo, difatti ha ottenuto un plauso da parte del Presidente della Repubblica Mattarella nel marzo del 2018, che l’ha spronato a continuare nella lotta per la propria terra.

Per quanto riguarda la situazione attuale, Petronio la descrive in una sua nota che ci ha inviato: “dal 19 febbraio 2009 nei pressi di Carpanzano, prima un abbassamento e poi un vasto cedimento compromettono il tracciato al km 33+650. L’azienda intervenne risolvendo la questione in autunno e riaprendo la ferrovia per poche settimane, fino ad inizio del 2010, quando nello stesso luogo si ripresentò un ulteriore abbassamento della sede, che unitariamente alla frana tra Scigliano e Celsita, al km 43+350, cagionarono la sospensione immediata e l’invenzione dei trasbordi sostitutivi che, in tempi abnormi, circa tre ore solo andata, collegano l’area del Reventino con Cosenza! Da un po' di tempo sono stati annunciati stanziamenti importanti: 53,5 milioni, per l’adeguamento, messa in sicurezza e velocizzazione, in conformità della delibera Cipe n°54/2016, da Soveria a Catanzaro e da Marzi a Cosenza; 74,86 milioni, “decreto Delrio”, propedeutici al miglioramento dei livelli di sicurezza ferroviaria, in conformità degli standard europei e, infine, altri 8,4 milioni di euro, fondi per il dissesto idrogeologico, che sarebbero dovuti essere adoperati per la messa in sicurezza dei costoni franosi e che, dunque, avrebbero comportato la riapertura a scopo pendolare di tutta la linea. A questo aggiungo che il 20 novembre 2015, presso la Sala Oro della Cittadella, si è tenuta alla presenza del governatore Mario Oliverio, del direttore di FdC Giuseppe Lo Feudo e dell’assessore alle Infrastrutture, il prof. Roberto Musmanno, la conferenza stampa per annunciare uno studio di fattibilità, del costo di 430.000 mila euro, atto a stabilire se fosse (oppure sia) possibile ed economicamente sostenibile velocizzare (costruendo o rettificando, non si è ancora ben capito), la tratta! L’opera faraonica, secondo gli illustri relatori, dovrebbe portare alla costituzione di una rilevante zona urbana unificata tra Catanzaro e Cosenza, collegabili nelle estremità (Unical e Germaneto), in un tempo di 50/70 minuti! A tutto questo vanno aggiunti gli oramai problemi quotidiani che si riscontrano tra Soveria Mannelli e Catanzaro, dove una parte del materiale rotabile è usurato e l’infrastruttura ferroviaria inefficiente a servire l’utenza, che preferisce, ove possibile, adoperare il mezzo privato per spostarsi.

La tragedia della Fiumarella, dunque, serve da monito per spronare costantemente ad un miglioramento del mezzo di trasporto che, tuttavia, riscontra ancora delle difficoltà e fa porre all'autore delle domande come "che fine ha fatto lo studio di fattibilità?" e "che fine hanno fatto questi soldi?". Si spera però, che le cose possano cambiare in maniera tempestiva, nel frattempo Giovanni Petronio non intende abbandonare il suo impegno, tanto che scriverà un secondo volume incentrato sulla storia processuale riguardante il disastro ferroviario e sulla storia dei sopravvissuti.

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